Negli istituti primari le donne coprono oltre il 96% delle cattedre e all’infanzia addirittura il 99,3. Il fenomeno è tipicamente italiano. In generale, le donne lavoratrici laureate in Italia sono 3,5 milioni, mentre gli uomini si fermano a quota 2,9 milioni. Solo che poi, i numeri si invertono quando si fanno i resoconti su diritti, stipendi e dati sulla disoccupazione. Continuano, infatti, a essere le ragioni di chi opera nel settore dell’istruzione, anche tra i dirigenti scolastici.
Il giovane sindacato Udir ha organizzato il Convegno su “Le tre RRR della Dirigenza. Rischi, responsabilità, retribuzioni”: si svolgerà a Roma, sabato 18 marzo dalle 8.30 alle 18.00 presso l’Hotel H10 - Via Amedeo Avogadro, 35. Nel corso del convegno si parlerà, tra l’altro, dei crescenti carichi di lavoro, delle responsabilità enormi, degli spostamenti continui per raggiungere plessi e sedi scolastiche, aggravati dalla riforma Renzi-Giannini, sempre in cambio di buste paga irrisorie. Udir, al termine dei lavori del seminario, fornirà il modello di diffida per impedire tale decurtazione. Scarica l’adesione e il rimborso per il viaggio.
Marcello Pacifico (Confedir): ogni anno almeno 80mila dei 100mila supplenti nominati sino all’estate dell’anno successivo sono donne, costrette alla precarietà malgrado vi siano i posti liberi per assumerle. Decine di migliaia, sono state costrette a cambiare provincia o regione. Le laureate sono escluse dal concorso, in attesa di acquisire l’abilitazione di cui nel frattempo si sono perse le tracce. Quando entrerà a regime la riforma Monti-Fornero, andrà peggio. Non si considera che l’insegnamento è la professione che di più conduce verso patologie psichiatriche e inabilità. Capitolo stipendi: oggi una docente neo-assunta, senza precariato, rimane ferma a 1.200 euro al mese per quasi 10 anni. Una dirigente scolastica e meno del doppio, a fronte di responsabilità enormi, rischi pazzeschi e continue pressioni da utenza e amministrazione.
In Italia, chi dice scuola dice donna. Quasi l’82% degli insegnanti appartengono infatti al genere femminile: ben 610mila su poco più di 750mila. La “supremazia” vale anche tra i dirigenti scolastici: sei su dieci sono donne. E pure il piano straordinario di assunzioni della Buona Scuola, con circa 90mila nuovi immessi in ruolo, ha confermato lo squilibrio. Una realtà, tra l’altro, tutta italiana, visto che in Spagna non vanno oltre il 63% e negli Stati Uniti al 74%. Nel vecchio Continente, solo l’Ungheria ha più donne dietro la cattedra (82,5%).
Nelle scuole dell’infanzia, le maestre coprono addirittura il 99,3% dell’organico, mentre gli uomini sono appena 590 su oltre 93mila (uno ogni 153 maestre!).Nella scuola primaria, le donne si siedono dietro il 96% delle cattedre (in Spagna il 75%, nel Regno Unito l’81%, in Francia l’82%), lasciando ai colleghi maschi solo 8.193 posti su 224.124. E pure alle superiori, l’Italia mantiene il record di presenze rosa: si scende al 65%, ma basta dire che in Germania sono crollano al 46,2%. L’alto numero di donne insegnanti è dovuto a diversi fattori, come lo stipendio ridotto dei nostri insegnanti (i docenti spagnoli percepiscono fra i 32mila e i 45mila euro lordi l'anno; i tedeschi tra i 46mila e i 64mila; gli italiani tra i 24mila e i 38mila euro), con le donne che percepiscono pure un ulteriore 7 per cento in meno, alla lunga attesa per essere immessi in ruolo (in prevalenza attorno ai 40 anni, con diversi casi anche dopo i 50 e in alcuni pure over 60).
Se si considerano tutti i lavoratori della scuola, Ata compresi, gli ultimi resoconti nazionali, riguardanti il 2014, ci dicono che “nella scuola risultano un totale di 1.038.606 dipendenti, di cui 821.144 donne e 217.462 uomini. Sono solo 17.078 i lavoratori che hanno conseguito un titolo post laurea e sono quasi esclusivamente donne”.In generale, le donne lavoratrici laureate in Italia sono 3,5 milioni, mentre gli uomini si fermano a quota 2,9 milioni. Solo che poi, i numeri si invertono quando si fanno i resoconti su diritti, stipendi e dati sulla disoccupazione.
Secondo Marcello Pacifico, segretario organizzativo della Confedir (cui aderisce l’Udir), “le tutele per le donne lavoratrice negli ultimi anni si sono addirittura assottigliate. Basta soffermarci sui disagi che affronta una donna che oggi opera nella scuola: ogni anno almeno 80mila dei 100mila supplenti nominati sino all’estate dell’anno successivo sono donne, costrette alla precarietà malgrado vi siano i posti liberi per assumerle. Decine di migliaia, sono state costrette a cambiare provincia o regione per via di una cervellotica organizzazione delle assunzioni degli ultimi due anno, con la ‘ciliegina’ finale dell’algoritmo impazzito che in diversi casi ha anche sbagliato sede”.
“Sempre in tema di precariato – continua Pacifico – le laureate sono escluse dal concorso, in attesa di acquisire l’abilitazione di cui nel frattempo si sono perse le tracce. Si entra così in ruolo, in media, non prima dei 40 anni di età. La conseguenza è che il rapporto Eurydice ci dice che l’8,2% dei docenti francesi ha meno di 30 anni, mentre in Italia sono appena lo 0,4%. Dall’altra parta, in Spagna meno del 30% dei docenti ha più di 50 anni, mentre nel nostro paese superano il 60% (nel 2009 erano il 52%). Quando, poi, entrerà a regime la riforma Monti-Fornero, con uomini e donne che lasceranno il lavoro solo alle soglie dei 68 anni, questi numeri sono destinati a crescere”.
“Sul fronte delle patologie da lavoro – dice ancora il sindacalista - lo studio decennale ‘Getsemani Burnout e patologia psichiatrica negli insegnanti’ha rivelato che l’insegnamento è la professione che di più conduce verso patologie psichiatriche e inabilità. Ma anche in questo caso, tutto tace. C’è, infine, il capitolo stipendi: con il contratto fermo dal 2009 e l’inflazione che ha superato le buste paga nella scuola di quasi il 20%, oggi una docente neo-assunta, senza anni di precariato, rimane ferma a poco più di 1.200 euro al mese per quasi 10 anni. Una dirigente scolastica e meno del doppio, a fronte di responsabilità enormi, rischi pazzeschi e continue pressioni da parte dell’utenza e dell’amministrazione statale. Addirittura, proprio in questi giorni, diversi presidi stanno ricevendo delle lettere dal Mef dove si chiede loro di restituire allo Stato anche più di 10mila euro. Ecco perché – conclude Pacifico – chiediamo alle donne, come a tutto il personale, di scioperare venerdì 17 marzo e scendere in piazza”.
Proprio per tutelare i presidi, il giovane sindacato Udir ha organizzato il Convegno su “Le tre RRR della Dirigenza. Rischi, responsabilità, retribuzioni”: si svolgerà a Roma, sabato 18 marzo dalle 8.30 alle 18.00 presso l’Hotel H10 - Via Amedeo Avogadro, 35 (ex via P. Blaserna). Nel corso del convegno si parlerà, tra l’altro, dei crescenti carichi di lavoro, delle responsabilità enormi, degli spostamenti continui per raggiungere plessi e sedi scolastiche, aggravati dalla riforma Renzi-Giannini, sempre però in cambio di buste paga irrisorie. Udir, al termine dei lavori del seminario in programma a Roma, fornirà il modello di diffida per impedire tale decurtazione.
Al convegno del 18 marzo - promosso da UDIR e da EUROSOFIA - saranno presenti, tra gli altri, l'esperto in relazioni sindacali Pietro Perziani, sulla sicurezza Natale Saccone, il segretario organizzativo Confedir Marcello Pacifico, gli avvocati della rete legale del sindacato, dirigenti in servizio delle rispettive regioni. La partecipazione è gratuita e riconosciuta dal Miur. Per informazioni, si può contattare il 331.7713481. Per una consulenza gratuita, scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Per aderire ai ricorsi su RIA, FUN, CIR consultare il sito internet www.udir.it. Per maggiori informazioni, anche sugli altri seminari già programmati in varie città italiane, vai al link.
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Per approfondimenti:
Radio Cusano - Aggressione preside, Pacifico: “Dirigenti percepiti come nemici”