Secondo il Ministro dell’Istruzione, entro il mese di settembre sarà 'creata una piattaforma che controllerà l’applicazione dell’alternanza e, qualora, non fosse corretta interverrà il Ministero', perché le imprese devono presentare offerte di qualità. Sono parole che danno vigore alle critiche espresse dall’Anief sull’applicazione del comma 33 della Legge n. 107/2015, ribadite in occasione delle audizioni tenute in Camera e Senato, oltre che in sede di commento alla presentazione del parere delle commissioni parlamentari sul decreto legislativo inerente alla nuova formazione professionale. Il sindacato ritiene indispensabile, inoltre, mettere mano alla parte del Testo Unico sulla sicurezza, il D.L. 81 del 2008, riguardante i piani predisposti dalle scuole organizzatrici e dalle aziende ospitanti gli allievi. Così come ritiene fondamentale incentivare le aziende.
Marcello Pacifico (Anief - Cisal): insistiamo sulla necessità di pubblicare il Regolamento sui diritti e doveri degli studenti, perché senza le regole organizzative per svolgere gli stage, presso gli enti accrediti dalla Camera di Commercio, i giovani rimangono esposti ai fenomeni di mancata formazione e sfruttamento. Quando lo studente opera all'interno dalla scuola è soggetto attivo-passivo del servizio di prevenzione e protezione dello stesso istituto; viceversa, in azienda è soggetto allo stesso servizio della struttura ospitante.
Sull’alternanza scuola-lavoro, dopo averci detto per un anno che essa funziona a meraviglia, finalmente il Ministero dell’Istruzione ammette l’evidenza: l’attività degli studenti in azienda presenta dei limiti e occorrono interventi rapidi. Lo ha fatto capire, oggi, il Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, esprimendosi durante il rapporto della Fondazione Visentini alla Luiss: ha detto che entro il mese di settembre sarà “creata una piattaforma che controllerà l’applicazione dell’alternanza e, qualora, non fosse corretta interverrà i Ministero”. Viene introdotto, dunque, un nuovo soggetto che fungerà da controllore-verificatore esterno sulle esperienze di formazione in azienda o a contatto con esperti del mondo del lavoro.
La Fedeli, inoltre, ha affermato che le imprese, nel caso in cui decidano di accogliere gli studenti, devono presentare offerte di qualità. Del resto, commenta Orizzonte Scuola, “tra le critiche principali” a questo nuovo tipo di formazione superiore ci sono “quelle relative allo sfruttamento dei ragazzi a tutto vantaggio delle imprese e a tutto svantaggio della crescita professionale degli studenti”.
La presa di coscienza del Ministro dell’Istruzione conferma, dunque, le forti critiche espresse da tempo dall’Anief sull’applicazione del comma 33 della legge n. 107/2015. E ribadite, nei giorni scorsi dal giovane sindacato, in occasione delle audizioni tenute in Camera e Senato, oltre che in sede di commento alla presentazione del parere delle commissioni parlamentari sul decreto legislativo sulla “revisione dei percorsi dell’istruzione professionale, nel rispetto dell’articolo 117 della Costituzione, nonché raccordo con i percorsi dell’istruzione e formazione professionale” (Atto n. 379).
Quel documento, è ora al vaglio del Governo. L’unica certezza, sinora, è il numero minimo di ore da svolgere in azienda e con gli esperti del mondo del lavoro: sono state infatti raddoppiate negli istituti tecnici e professionali, dove sono diventate 400, e approdate anche nei licei, in cui si svolgono 200 ore di attività nel triennio finale. Per il resto, siamo ancora in alto mare, a iniziare dal fatto che nuovi stage e formazione in azienda sono partiti, ormai da oltre un anno e mezzo, senza però avere mai visto la pubblicazione del decreto sui diritti e doveri previsti dalla nuova norma.
La stessa legge di riforma, approvata 20 mesi fa, al comma 37 indicava l’adozione di “un regolamento, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, con cui è definita la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro, concernente i diritti e i doveri degli studenti della scuola secondaria di secondo grado impegnati nei percorsi di formazione di cui all'articolo 4 della legge 28 marzo 2003, n. 53, come definiti dal decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77, con particolare riguardo alla possibilità per lo studente di esprimere una valutazione sull'efficacia e sulla coerenza dei percorsi stessi con il proprio indirizzo di studio”.
Intanto, il Governo si accinge ad approvare dei decreti legislativi sulla Buona Scuola che renderanno il quadro ancora più contraddittorio. Prima di tutto, perché si è deciso di agire senza tenere conto della sentenza n. 284/2016 della Corte Costituzionale, che ha ricordato l’impossibilità di legiferare non tenendo conto della centralità delle Regioni su questo versante. E anche nella ridefinizione degli indirizzi di studio, si è rivendicata una maggiore “comunicazione” tra Stato ed Enti locali, oltre che un migliore collegamento col mondo del lavoro, sempre tutelando i diritti degli allievi attraverso la stipula di apposite convenzioni. A tal proposito, va sempre preso in considerazione lo statuto dei lavoratori, il D.M. 300/77, per il quale lo studente-lavoratore è un soggetto avente titolo a completare il percorso di studi. Allo stesso modo, lo statuto degli studenti e delle studentesse del 1998 accorda il loro diritto alla partecipazione alle attività extracurricolari organizzate dalla scuola.
“Rimane ancora da capire – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – che fine ha fatto il decreto contenente il Regolamento sui diritti e doveri degli studenti impegnati in imprese, aziende o musei. È infatti un documento indispensabile: senza quel regolamento-base nazionale, indicante le regole organizzative per svolgere gli stage, presso gli enti accrediti dalla Camera di Commercio, gli studenti rimangono esposti ai fenomeni di mancata formazione e sfruttamento. Perché quando lo studente opera all'interno dalla scuola è soggetto attivo-passivo del servizio di prevenzione e protezione dello stesso istituto; viceversa, in azienda è soggetto allo stesso servizio della struttura ospitante. È un aspetto che va assolutamente normato”.
Il sindacato ritiene indispensabile, inoltre, mettere mano alla parte del Testo Unico sulla sicurezza, il D.L. 81 del 2008, riguardante i piani predisposti dalle scuole organizzatrici e dalle aziende ospitanti gli allievi. Come ritiene fondamentale incentivare le aziende: su questo, occorre chiaramente operare di concerto col Ministero del Lavoro, per introdurre incentivi adeguati, finalizzati a una formazione completa e che guardi anche alla possibile stabilizzazione degli stagisti”.
Va ricordato, infine, che l’Alternanza scuola-lavoro è destinata a diventare uno dei tasselli più importanti della nuova maturità: la delega sulle “norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato”, Atto n. 384, prevede che dal 2018 l’andamento degli stage aziendali, oltre alle lezioni tenute da esperti esterni, su sicurezza e d'impresa formativa simulata, sarà oggetto di valutazione ai fini dell’ammissione all’Esame di Stato (ponendo grossi interrogativi per i privatisti, che per ovvi motivi, nella gran parte dei casi, non potranno vantare quell’esperienza professionale) e, inoltre, anche argomento da affrontare nel corso del colloquio finale dei maturandi dinanzi alla commissione.
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