Con la prossima approvazione finale dello schema di decreto legislativo recante il riordino, l’adeguamento e la semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente, scompare quel percorso a pagamento che apriva la strada verso il ruolo: all’assunzione a tempo indeterminato si arriverà gradualmente attraverso un percorso di tirocinio. Ossia, i precari verranno pagati durante la fase di formazione. Per il Pd, questo nuovo modello selettivo 'permetterà di avere finalmente procedure prestabilite, chiare e regolari nel tempo. Nel frattempo il Governo s'impegna a svuotare le graduatorie del concorso 2016, degli abilitati (GaE e II fascia d'istituto) e ad avviare alla stabilizzazione precari con 36 mesi di servizio. Questi ultimi verranno inclusi nelle nuove G.R.A.M.E.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): non servono nuove prove, nuove graduatorie, nuovi sistemi. Basterebbe una sola operazione: assumere subito tutti i precari che hanno svolto 36 mesi di servizio, come ci dice l’Unione Europea dal 1999. Stiamo parlando di docenti laureati, selezionati e abilitati all’insegnamento. E per quelli che non lo sono, basta riconoscere loro un anno di corso universitario per confermare l’abilitazione che hanno conseguito nel campo. Per fare tutto ciò bisogna però liberare gli organici e ammettere che il bluff è finito. Ma occorre avere il coraggio di dire basta al precariato cronico, agli organici potenziati, con docenti ‘mobili’, da spostare come pedine: quello che serve alla nostra scuola sono delle stabilizzazioni sui veri posti vacanti e disponibili. E recuperare il tempo scuola tagliato. Solo con queste operazioni oggi avremmo 200mila insegnanti in più. Per non parlare del personale Ata: assunto per l’ultima volta nel 2011 e poi dimenticato, assieme agli educatori, da quella che ancora chiamano la Buona Scuola.
Addio abilitazione all’insegnamento: con lo schema di decreto legislativo recante il riordino, l’adeguamento e la semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente (Atto n. 377), scompare quel percorso a pagamento che apriva la strada verso il ruolo: all’assunzione in ruolo si arriverà gradualmente attraverso un percorso di tirocinio. Ossia, i precari verranno pagati durante la fase di formazione.
L’anticipazione, fornita oggi da Orizzonte Scuola, conferma quindi sostanzialmente il nuovo modello di reclutamento e formazione iniziale approvato a metà gennaio dal Consiglio dei Ministri: anche le commissioni parlamentari di Camera e Senato rigettano le tante proposte di modifica pervenute attraverso le audizioni, a cominciare da quelle dell’Anief e della Confederazione a cui fa capo, e tirano dritto verso questo nuovo modello selettivo. Perché si tratterebbe di “un nuovo sistema che – a detta del Partito Democratico che se ne è assunto l’onere della stesura – permetterà di avere finalmente procedure prestabilite, chiare e regolari nel tempo”.
Vediamo in cosa consiste il nuovo percorso formativo che porta alla cattedra definitiva: “per i docenti già in possesso di abilitazione e per chi potrà vantare 36 mesi di servizio alla data di approvazione del decreto, è prevista una fase transitoria per arrivare all’immissione in ruolo. Per gli altri docenti invece sarà necessario, dopo aver acquisito la laurea magistrale, superare un concorso e quindi accedere ad un contratto triennale retribuito di formazione, chiamato appunto FIT (formazione iniziale e tirocinio), con valutazioni in itinere e finali delle competenze e delle attitudini professionali degli aspiranti docenti. Il primo concorso è previsto per il 2018, poi partirà il percorso triennale”. Quindi, prima del 2022, nella migliore delle ipotesi, non si avranno nuove assunzioni a tempo indeterminato derivanti da questo percorso
Nel frattempo il Governo s'impegna a svuotare le graduatorie del concorso 2016, degli abilitati (GaE e II fascia d'istituto) e ad avviare alla stabilizzazione precari con 36 mesi di servizio. Questi ultimi verranno inclusi nelle nuove Graduatorie di merito regionali (G.R.A.M.E.) di cui al momento non si hanno però notizie dettagliate. Anche in questo caso, per saperne di più occorre attendere l’approvazione della delega sul nuovo reclutamento prevista per la metà del mese di aprile, salvo slittamenti.
Per quale motivo il Governo voglia sempre di più allontanare il personale docente della scuola dalle assunzioni a tempo indeterminato, dopo le sentenze della Suprema Corte di Giustizia Europea che riconoscono la stessa progressione stipendiale tra i supplenti e i colleghi di ruolo, rimane un mistero. Sono ormai migliaia le sentenze dei giudici del lavoro che condannano lo Stato italiano sul risarcimento danni e il pagamento degli scatti, sulle spalle dei cittadini: eppure, i sindacati rappresentativi e il Governo ignorano tutto questo.
“La verità è una sola: non servono nuove prove, nuove graduatorie, nuovi sistemi. Basterebbe una sola operazione: assumere subito tutti i precari che hanno svolto 36 mesi di servizio, come ci dice l’Unione Europea dal 1999 e come ribadito la scorsa settimana a Bruxelles da Cecilia Wikström, Presidente della Commissione per le Petizioni del Parlamento Ue. Stiamo parlando di docenti laureati, selezionati e abilitati all’insegnamento. E per quelli che non lo sono, basta riconoscere loro un anno di corso universitario per confermare l’abilitazione che hanno conseguito nel campo. Per fare tutto ciò bisogna però liberare gli organici, ovvero ammettere che il bluff è finito. Come ha fatto la Ministra dell’Istruzione in queste ultime settimane, quando ha perso la pazienza con il responsabile del Mef”.
“Occorre avere il coraggio – continua il sindacalista autonomo - di dire basta per davvero al precariato cronico, agli organici potenziati, con docenti ‘mobili’, da spostare come pedine all’occorrenza: quello che serve alla nostra scuola, se vogliamo davvero fare un salto di qualità, sono delle stabilizzazioni sui veri posti vacanti e disponibili. E recuperare il tempo scuola tagliato, in tutti gli ordini di scuole, dall’ex ministro Giulio Tremonti ‘mani di forbice’. Solo con queste operazioni oggi avremmo 200mila insegnanti in più. Per non parlare del personale Ata: assunto per l’ultima volta nel 2011 e poi dimenticato, assieme agli educatori, da quella che ancora chiamano la Buona Scuola”.
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