Prima la Ministra dell’Istruzione, conti alla mano, ammette che lo Stato in realtà non ha vantaggi nel mantenere il personale precario per decenni. Ma poi sembra anche comprendere le ragioni contabili del Mef che fa scendere l’asticella del consolidamento a circa 10mila cattedre (per l’Anief meno della metà), arrivando quasi a giustificare l’ostracismo del Ministero dell’Economia a trasformare i posti nell’organico effettivo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): i nodi della questione rimangono le assunzioni che vanno oltre al mero ricambio di docenti che andranno in pensione. Il punto è che a passare nell’organico di fatto saranno appena 10mila cattedre, come dice il Miur. E forse anche meno, neanche 5mila, come sostiene l’Anief. Perché il quadro generale, in ogni caso, non cambierà di molto: il 90% delle cattedre in organico di fatto continuerà a rimanere, così come la supplentite resterà viva e vegeta. E pure la ricorsite: una pratica che sempre più lavoratori intraprendono. Per saziare quella sete di giustizia che il Governo di turno non riesce proprio a soddisfare.
Anief ricorda che sono ancora aperti i ricorsi per essere stabilizzati, per vedersi assegnati gli scatti di anzianità del personale di ruolo anche durante il periodo di precariato, per ottenere le mensilità di luglio e agosto in tutti quei casi in cui ai docenti si dà una supplenza annuale fino al 30 giugno dell’anno successivo, anziché sino al 31 agosto, pur in presenza di posti vacanti e disponibili.
Il Ministero dell’Economia è rimasto in splendida solitudine a sostenere che allo Stato conviene mantenere 100mila docenti precari piuttosto che stabilizzarli. Dopo aver scritto invano tre volte al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e al premier Paolo Gentiloni per chiedere lumi sulla mancata risposta a proposito della trasformazione di 25mila cattedre libere in organico di diritto, la Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli è uscita allo scoperto: in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore ha spiegato, conti alla mano, che lo Stato in realtà non ha vantaggi nel mantenere il personale precario per decenni.
“Il punto in discussione – ha spiegato Fedeli - riguarda il conteggio della spesa e dei risparmi derivanti dalla stabilizzazione dell’organico. La base di calcolo è condivisa da entrambi i dicasteri: si fa riferimento a stipendio base, progressione economica, ricostruzione di carriera, una tantum che scatta solo dopo aver superato il periodo di prova (quindi al secondo anno), e i 500 euro della carta del docente”.
La Ministra ha aggiunto che “oggi un precario costa 10 mensilità più una parte di tredicesima; un professore di ruolo 12 mensilità più la tredicesima intera. Consolidando quella cattedra, secondo i miei tecnici, è vero che si paga uno stipendio in più per 12 mesi, ma se ne risparmia uno che pagheremmo per 10 e si risparmia anche l’indennità di disoccupazione Naspi che non viene più pagata. In tutto, tra maggiore spesa e risparmi, il consolidamento dei posti costa più di 15mila euro a posto che, diviso per i 400 milioni a disposizione, fanno oltre 26mila cattedre. Il Mef, pur condividendo che l’operazione comporti risparmi per l’Erario, ritiene, per ragioni contabili, di non poterli calcolare, e fa scendere l’asticella del consolidamento a circa 10mila cattedre”.
Secondo l’Anief, le conclusioni della Fedeli non possono essere condivise. Anche perché manca la spiegazione madre: l’ostracismo del Ministero dell’Economia a trasformare i posti nell’organico effettivo. Per quali motivi, infatti, l’operazione di trasformazione di quasi 100mila cattedre in organico di fatto, la metà delle quali di sostegno, deve rimanere vanificata? Quali sarebbero queste meglio non precisate ‘ragioni contabili’ che fanno il male della scuola italiana e dei suoi studenti, visto che il consolidamento dei posti ha un costo più che sopportabile? Perché Fedeli, dopo aver chiesto ragioni ai colleghi del comparto economico ad alta voce, sembra ora quasi giustificare il Mef e arrendersi al suo atteggiamento di conservazione di un modello di organico superato dai tempi?
Il Ministro dell’Istruzione sembra quindi essersi allineato alla posizione espressa dal titolare del Ministero dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che solo qualche giorno fa durante il question time alla Camera sulla stabilizzazione del personale del comparto scuola assunto con contratti a termine, anche alla luce di un recente pronunciamento della Corte di Cassazione, aveva detto che “i tecnici del Miur stanno lavorando con i tecnici del Mef per giungere a una corretta definizione del contingente” da stabilizzare “tenendo in considerazione tutti i parametri e gli elementi di valutazione a disposizione”. A iniziare dalla “spesa annuale di personale, delle progressioni economiche di carriera, degli arretrati e delle ricostruzioni di carriera. Nonché gli oneri connessi all’attribuzione della carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione dei docenti di ruolo, dell’importo nominale di 500 euro annui per ciascun posto”.
Anief aveva calcolato, a seguito di quelle dichiarazioni di Padoan, che “le stabilizzazioni della prossima estate saranno appena 4.600”, a seguito della “divisione dei 140 milioni di euro concessi per il 2017 per 30mila euro di spesa annua da considerare per ogni neo-assunto (comprendente stipendi, tredicesima, arretrati e oneri vari, ricostruzioni di carriera e anche i 500 euro per l’aggiornamento professionale che dovrebbe rimanere in vigore almeno fino al prossimo anno scolastico)”. E che questo epilogo avrebbe rappresentato un vero fallimento, visto che solo nell’anno in corso ne erano state annunciate 25mila, oltre al turn over.
Nel frattempo, comincia a delinearsi la consistenza di quest'ultimo: si tratta, ha detto la Ministra Fedeli, di “21mila cattedre, tra posti comuni e sostegno, da coprire stabilmente per effetto del turn-over: si dovrà chiedere, come sempre, al Mef l’autorizzazione ad assumere stabilmente. Alle superiori si libereranno quasi 7mila posti, poco più di 6.200 alla primaria, circa 5.700 alle medie e 2.700 all’infanzia”.
“I nodi della questione – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - rimangono le assunzioni che vanno oltre al mero ricambio di docenti che lasciano per andare in pensione. Il punto è a che a passare nell’organico di fatto saranno appena 10mila cattedre, come dice il Miur. E forse anche meno, neanche 5mila, come sostiene l’Anief. Perché il quadro generale, comunque vada, non cambierà di molto: il 90 per cento delle cattedre in organico di fatto continuerà a rimanere tale, come la supplentite resterà viva e vegeta. Così come, ancora, la ricorsite: una pratica che sempre più lavoratori intraprendono, saziando, in questo modo, quella sete di giustizia che il Governo di turno non riesce proprio a soddisfare”, conclude il sindacalista autonomo.
Il giovane sindacato ricorda che sono ancora aperti i ricorsi per essere stabilizzati (coloro che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio), per vedersi assegnati gli scatti di anzianità del personale di ruolo, anche durante il periodo di precariato (come confermato dalla Cassazione nel 2015 e ribadito dalla stessa Corte pochi giorni fa), per ottenere le mensilità di luglio e agosto in tutti quei casi (purtroppo tanti) in cui ai docenti si dà una supplenza annuale fino al 30 giugno dell’anno successivo, anziché sino al 31 agosto, pur in presenza di posti a tutti gli effetti vacanti e privi di titolare. Sempre più tribunali, del resto, continuano a dare ragione alla linea del sindacato: solo la scorsa settimana, sono stati assegnati 350mila euro di risarcimenti e indennizzi, a seguito di ben 44 sentenze favorevoli ai ricorrenti.
Per approfondimenti:
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