Ancora una volta i legali Anief ripristinano la legalità e fanno condannare il Ministero dell'istruzione per illecita reiterazione di contratti a termine. Per ottenere il rispetto della propria professionalità, è ancora possibile aderire ai ricorsi Anief.
Palese discriminazione nei confronti dei docenti precari e abuso di contratti a termine, questo quanto emerge dalla nuova sentenza ottenuta dall’ANIEF presso il Tribunale del Lavoro di Bologna che condanna il Ministero dell’Istruzione per violazione di norme comunitarie nei confronti di un docente precario cui non aveva mai riconosciuto il diritto alle progressioni di carriera e all’anzianità di servizio maturata in ragione dei tanti contratti a termine succedutisi nel corso degli anni. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Tiziana Sponga – che da anni tutelano con successo in tribunale i diritti dei lavoratori della scuola – ottengono la condanna del Miur al pagamento di circa 15mila euro tra risarcimento danni e condanna alle spese di giudizio.
Marcello pacifico (Anief-Cisal): sfruttare per anni il lavoro a termine reiterando contratti su posti vacanti e disponibili o non riconoscere ai precari la progressione stipendiale legata all’effettiva anzianità di servizio realizza un illecito e pone in essere una disparità di trattamento non sorretta da ragioni oggettive che contrasta con i principi comunitari in materia di lavoro a tempo determinato così come interpretati dalla Corte di Giustizia. Sono anni che ci battiamo e tuteliamo i diritti dei lavoratori della scuola per ottenere il rispetto della loro professionalità e proseguiremo in tutte le sedi opportune la nostra battaglia.
L'Anief ricorda a tutti i docenti ancora precari che è sempre possibile aderire agli specifici ricorsi promossi dal nostro sindacato.
Il Tribunale del Lavoro di Bologna, infatti, non ha dubbi e accoglie le tesi dei legali Anief riconoscendo il diritto del docente precario ad un risarcimento danni per illegittima reiterazione di contratti a termine in violazione della Direttiva 1999/70/CE evidenziando come “la parte ricorrente non poteva essere stabilizzata in quanto non inserita nelle GAE e non può che considerarsi nei suoi confronti astratta la chance di stabilizzazione e questo comporta il diritto al risarcimento”, condannando, di conseguenza, il Ministero dell'Istruzione al pagamento di una indennità corrispondente a sette mensilità e mezzo dell’ultima retribuzione globale di fatto. Riconosciuta, inoltre, la palese disparità di trattamento posta in essere dal MIUR con il conseguente riconoscimento del diritto del lavoratore al computo dell'anzianità di servizio maturata per i periodi di lavoro con contratti a termine, ai fini della attribuzione della medesima progressione stipendiale prevista per i dipendenti a tempo indeterminato. Condanna, inoltre, il MIUR al pagamento di 1.800 Euro di spese di soccombenza oltre accessori.
“Sfruttare per anni il lavoro a termine reiterando contratti su posti vacanti e disponibili – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - o non riconoscere ai precari la progressione stipendiale legata all’effettiva anzianità di servizio realizza un illecito e pone in essere una disparità di trattamento non sorretta da ragioni oggettive che contrasta con i principi comunitari in materia di lavoro a tempo determinato così come interpretati dalla Corte di Giustizia. Sono anni che ci battiamo e tuteliamo i diritti dei lavoratori della scuola per ottenere il rispetto della loro professionalità e proseguiremo in tutte le sedi opportune la nostra battaglia”. L'Anief, dunque, esprime piena soddisfazione per l'ulteriore successo ottenuto in tribunale e ricorda a tutti i docenti ancora precari che è sempre possibile aderire agli specifici ricorsi promossi dal nostro sindacato.
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