Nell’ultimo periodo il Ministero dell’Istruzione ha prodotto una serie di tabelle e di decreti per definire gli insegnamenti dei docenti, associati ai titoli di studio, senza però chiarirne l’applicazione. Il problema è che tutto il lavoro di verifica deve essere svolto entro il 30 giugno e, dato che numerose domande saranno inviate per Posta gli ultimi giorni, a ridosso della scadenza bisognerà decidere in via definitiva. Per il sindacato, stanno venendo al pettine tutti i nodi mai sciolti sulla revisione forzata delle classi di concorso, iniziato nel 2008, quando l’allora Ministro, Maria Stella Gelmini, decise di ridurre le classi di concorso di un terzo, al fine di rendere più spendibili le abilitazioni degli insegnanti. Sino a che il Governo Renzi è riuscito nell’impresa di superare in peggio quel provvedimento, rendendo stabili le tabelle di confluenza provvisorie e trasformando i docenti italiani in una sorta di jolly transumante.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): tutto questo ha prodotto degli insegnamenti sempre meno specializzanti, che è anche tra le cause che hanno portato a un altissimo numero di bocciature in occasione dell’ultimo concorso a cattedra. Tra l’altro, malgrado le continue modifiche in itinere delle tabelle e degli accoppiamenti delle nuove classi concorsuali con i titoli di studio, ancora oggi il nostro sindacato continua a ricevere diverse segnalazioni di errori marchiani nelle varie assegnazioni ministeriali. Siamo di fronte all’ennesimo pasticcio contro il quale non possiamo rimanere inermi.
Per quanto riguarda l’aggiornamento delle graduatorie d’Istituto, Anief ricorda che fornisce assistenza legale contro 12 diversi diritti negati.
Si conferma sempre più confuso e pasticciato l’aggiornamento della seconda e terza fascia delle graduatorie d’istituto: alla scarsità di tempo concesso alle segreterie scolastiche per la valutazione dei titoli e servizi presentati, visto che avranno a disposizione meno di una settimana per esaminare la maggior parte della documentazione, tra l’altro in base a un decreto – il 374 del 1° giugno scorso – contenente almeno 35 punti errati e in parte già impugnabili, si aggiunge ora il problema di quali classi di concorso andare a scegliere visto che nell’ultimo periodo il Ministero dell’Istruzione ha prodotto una serie di tabelle e di decreti - per definire gli insegnamenti dei docenti, associati ai titoli di studio - senza però chiarirne l’applicazione.
“Le segreterie scolastiche – scrive oggiOrizzonte Scuola - stanno riscontrando problemi nella valutazione delle domande di nuova iscrizione nella III fascia delle graduatorie di istituto, a causa della difficile interpretazione delle nuove tabelle relative alle classi di concorso così come definite dalDPR 19/2016, e dm n. 259 del 9 maggio 2017. Tra l’altro quest’ultimo decreto è ancora in via di pubblicazione, per cui l’unico riferimento sono le tabelle, e certo non è facile per le segreterie confrontare quelle del DPR 19/2016 con le ultime pubblicate, al fine di “scovare” le modifiche, conteggiare i CFU richiesti per ogni classe di concorso, scoprire che fino al 2014 per una determinata classe di concorso erano richiesti determinati requisiti, adesso ce ne sono altri e solo dal 2019/20 ce ne saranno altri ancora”.
Il problema non è da poco, perché le incerte operazioni da adottare confliggono “con il numero di minuti che l’assistente amministrativo può dedicare ad ogni singola domanda, dal momento che tutto il lavoro di verifica deve essere svolto dalle segreterie entro il 30 giugno e, dato che numerose domande saranno inviate per Posta gli ultimi giorni, a ridosso della scadenza bisognerà decidere in via definitiva. E che confligge anche con le altre incombenze quotidiane di fine anno scolastico. Tra l’altro, seppure le segreterie lo fanno per abbreviare i tempi, non è corretto richiedere certificati agli aspiranti. Né i docenti – conclude la rivista specializzata - devono allegare nulla per dimostrare il proprio titolo di studio”, tranne eccezioni.
Per il sindacato, stanno venendo al pettine tutti i nodi mai sciolti sulla revisione forzata delle classi di concorso. Il processo ha preso il via nel 2008 quando, con la Legge 133, l’allora Ministro, Maria Stella Gelmini, decise di ridurre le classi di concorso di un terzo, al fine di rendere più spendibili le abilitazioni degli insegnanti. Per diversi anni, in attesa che la revisione diventasse legge dello Stato, abbiamo sopportato l’adozione delle tabelle di ‘confluenza’, con docenti di latino prestati a insegnare greco pur non avendo mai superato un esame all’università di greco. Sino a che il Governo Renzi è riuscito nell’impresa di superare l’ultimo di Berlusconi, inglobando nelle nuove classi di concorso quelle che erano nate come delle tabelle di confluenza provvisorie e rendendo i docenti italiani una sorta di jolly, sempre più utilizzabili come “tappabuchi”, e pure transumanti, dei veri precari di ruolo da spostare all’occorrenza pure in sedi lontane.
“Tutto questo ha prodotto degli insegnamenti sempre meno specializzanti – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – e che probabilmente è anche tra le cause che hanno portato a un altissimo numero di bocciature in occasione dell’ultimo concorso a cattedra, che non ha precedenti nelle selezioni per diventare insegnante nella scuola pubblica. Tra l’altro, malgrado le continue modifiche in itinere delle tabelle e degli accoppiamenti delle nuove classi concorsuali con i titoli di studio, ancora oggi il nostro sindacato continua a ricevere diverse segnalazioni di errori marchiani nelle varie assegnazioni ministeriali. Il tutto, a quasi dieci anni dalla stesura della prima bozza di revisione: siamo di fronte all’ennesimo pasticcio contro il quale – conclude il sindacalista Anief-Cisal – non possiamo rimanere inermi e siamo pronti a contrastare in tutte le sedi, sempre a tutela del personale docente e della didattica danneggiate”.
Per quanto riguarda l’aggiornamento delle graduatorie d’Istituto, Anief ricorda che fornisce assistenza legale contro la mancata assegnazione del servizio svolto nelle scuole paritarie, attraversoricorso al giudice del lavoro impugnando la tabella valutazione dei titoli previsti dalla mobilità 2017/18; per tutti quei docenti a cui non è stato fatto valere il servizio pre-ruolo per intero; in tutti quei casi in cuila tabella di valutazioni dei titoli ha penalizzato il docente, decretando un punteggio ridotto (dall’abilitazione SSIS alla specializzazione SSIS di sostegno, dal titolo TFA conseguito anche su sostegno al servizio pre-ruolo al pari di quello prestato dopo la nomina, dal doppio punteggio per servizio pre-ruolo in piccole isole al servizio militare prestato non in costanza di nomina). Il ricorso si può presentare anche nei casi in cui al docente di ruolo assegnato su Ambito e con incarico triennale su sede sia stato impedito di inserire tra le 5 scuole espresse anche la sede di attuale incarico triennale. Possono ricorrere al giudice del lavoro, infine, i docenti di ruolo su posto di sostegno a cui è stato negato di passare sulla disciplina,perché per giungere ai 5 anni minimi di servizio non è stato calcolato il servizio su sostegno svolto da precario.
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