Il 'precariato storico' ottiene giustizia in tribunale grazie all'azione legale promossa dall'Anief con la declaratoria dell'illiceità della reiterazione di contratti a termine oltre i 36 mesi di servizio su posti vacanti e la piena conferma del diritto dei lavoratori precari alla corresponsione di uno stipendio commisurato all'effettivo servizio prestato. Ancora possibile ricorrere con Anief per la tutela dei propri diritti.
I lavoratori precari della scuola ottengono ancora una volta giustizia in tribunale grazie al sindacato Anief che da sempre si è schierato in prima linea per il rispetto della normativa comunitaria e ha ottenuto un'altra soddisfacente vittoria contro il Miur. Il Tribunale del Lavoro di Vicenza accoglie in toto le tesi patrocinate dagli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Maria Maniscalco, condannando il Ministero dell'Istruzione per discriminazione e violazione di norme comunitarie. Dimostrata in tribunale l’illecita discriminazione posta in essere nei confronti dei dipendenti precari con la condanna dell’Amministrazione a corrispondere a due lavoratrici un totale di 21 mensilità di risarcimento danni e il corrispettivo delle progressioni di carriera mai riconosciute durante il precariato. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): la nostra azione legale a tutela dei lavoratori della scuola sta dimostrando ogni giorno che il Ministero ha mantenuto per anni, e continua a mantenere, docenti e ATA in condizione di precarietà anche su posti vacanti che dovevano essere attribuiti con contratti a tempo indeterminato e che sfrutta il loro lavoro ponendo in essere un'odiosa discriminazione non riconoscendo una retribuzione commisurata all'effettiva anzianità di servizio.
Le due sentenze ottenute dai legali Anief risultano impeccabili nel rilevare come i servizi svolti dalle due docenti, pur se formalmente stipulati con scadenza al 30 giugno di ogni anno, dovessero avere in realtà scadenza al 31 agosto essendo posti palesemente vacanti in organico di diritto e, dunque, da attribuire per l'intero anno scolastico. Dimostrata la rilevanza dei servizi prestati dalle docenti su posti vacanti per una durata che superava di gran lunga i 36 mesi con colpevole e illegittima “precarizzazione” del rapporto di lavoro, il Tribunale del Lavoro di Vicenza ha ritenuto di poter applicare la sanzione del risarcimento del danno per violazione della Direttiva Comunitaria 1999/70/CE e di condannare il Ministero dell'Istruzione al pagamento rispettivamente di 9 e 12 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto in favore delle due lavoratrici.
Anche sul diritto alla medesima progressione stipendiale riconosciuta al solo personale in servizio a tempo indeterminato le tesi patrocinate dall'Anief ottengono piena soddisfazione con la constatazione di come “privo di giustificazioni è il trattamento retributivo differenziato riservato ai lavoratori assunti con contratto di lavoro a tempo determinato” visto che “per tutta la durata dei rapporti a termine qui in esame la parte ricorrente ha reso in favore della convenuta una prestazione identica a quella resa dai dipendenti assunti a tempo indeterminato di pari qualifica”. In applicazione del principio di non discriminazione di derivazione eurounitaria, dunque, le sentenze confermano “il diritto della parte ricorrente al riconoscimento, ai fini della progressione stipendiale prevista dalla contrattazione di comparto, dell’anzianità di servizio maturata durante i rapporti di lavoro a termine intrattenuti con l’amministrazione convenuta” avendo prestato servizio per un periodo di certo “superiore ai due anni al cui raggiungimento scatta il primo avanzamento di carattere stipendiale” e rilevando, dunque, l'illegittimità del loro mantenimento per tutto il lungo periodo di precariato al livello stipendiale iniziale.
“La nostra azione legale a tutela dei lavoratori della scuola – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - sta dimostrando ogni giorno che il Ministero ha mantenuto per anni, e continua a mantenere, docenti e ATA in condizione di precarietà anche su posti vacanti che dovevano essere attribuiti con contratti a tempo indeterminato e che sfrutta il loro lavoro ponendo in essere un'odiosa discriminazione non riconoscendo una retribuzione commisurata all'effettiva anzianità di servizio”. Il Ministero dell’Istruzione, che da sempre discrimina e sfrutta i precari della scuola, docenti e Ata, non riconoscendo loro i medesimi diritti economici e stipendiali dei lavoratori a tempo indeterminato, si è nuovamente scontrato con le ragioni forti del nostro sindacato e ha, nuovamente, avuto torto in tribunale con una condanna che supera i 50mila euro tra progressioni di carriera, mensilità da corrispondere come risarcimento, spese di soccombenza e interessi legali.
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