Replica di Marcello Pacifico (Anief-Cisal) alle dichiarazioni della Ministra: nel corso dello stop contrattuale degli ultimi anni la busta paga di un lavoratore della scuola ha perso terreno anche rispetto al costo della vita: per un recupero equo di questo gap, che ha fatto sprofondare gli stipendi di docenti, Ata e dirigenti scolastici ben al di sotto della media Ocse, servirebbero 105 euro di indennità di vacanza contrattuale dal settembre 2015, come ha stabilito la Consulta. E altrettanti di vero e proprio aumento. Pensare di colmare quel divario con 85 euro lordi, soltanto in parte già finanziati e quindi da assegnare solo dopo l’approvazione della legge di Bilancio di fine 2017, non basta. I buchi della L. 107/15 sono diversi e relativi a più fronti: dall’alternanza scuola lavoro che rischia di diventare uno sfruttamento, alla scuola dell’infanzia, la cui riforma non ha risolto un bel nulla; dalla chiamata diretta che ha collocato forzatamente e con errori migliaia di docenti su posti lontani pur in presenza di cattedre vicino casa, alla mancata assunzione di intere categorie, a iniziare dagli Ata che sono stati esclusi pure dal potenziamento. E molti altri ancora. La riforma Renzi non è emendabile, si può solo cancellare.
Come si fa a dare autorevolezza e riconoscimento economico a chi insegna nelle nostre scuole aumentandogli lo stipendio di 50 euro scarse dopo quasi dieci anni di blocco? È la risposta di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, alle dichiarazioni rilasciate poche ore fa dalla Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli non corso della festa di Radio Popolare. “La battaglia culturale e politica – scrive oggi Il Fatto Quotidiano riportando le affermazioni della Fedeli - è quella di riconoscere economicamente il valore di questo mestiere. Solo così potremo avere l’architetto che sceglie di insegnare. Il 14 sarà il tema al tavolo con i sindacati: la differenza che c’è tra l’Italia e l’Europa è un punto fondamentale che va colmato”.
“Nel corso dello stop contrattuale degli ultimi anni – ribatte Pacifico – la busta paga di un lavoratore della scuola ha perso terreno anche rispetto al costo della vita: per un recupero equo di questo gap, che ha fatto sprofondare gli stipendi di docenti, Ata e dirigenti scolastici ben al di sotto della media Ocse, servirebbero 105 euro di indennità di vacanza contrattuale dal settembre 2015, come ha stabilito la Corte Costituzionale. E altrettanti di vero e proprio aumento. Pensare di colmare quel divario con gli 85 euro lordi su cui c’è stato l’accordo a fine novembre, peraltro soltanto in parte già finanziati e quindi da assegnare solo dopo l’approvazione della legge di Bilancio di fine 2017, appare l’ennesima soluzione di facciata”.
La Ministra ha anche detto, sempre in tema di stipendi, che occorre “accompagnare anche contrattualmente le innovazioni che si vogliono portare nella scuola”: il riferimento è a fornire, probabilmente, un’ulteriore spinta verso la meritocrazia professionale, dando maggiore consistenza al bonus per il merito annuale introdotto già dallo scorso anno scolastico. “Al Miur – commenta ancora il leader dell’Anief – forse dimenticano che i due terzi dei docenti nel 2016 non hanno percepito alcun incremento stipendiale, perché le loro performances professionali non sono state evidentemente considerate valide ai fini dell’assegnazione del bonus”.
“Ancora una volta, il rischio è quello di confondere il merito con gli aumenti stipendiali minimi utili, indispensabili, per mantenere la busta paga almeno al livello dell’inflazione. Questi incrementi, i 210 euro, vanno assegnati prescindendo da tutto il resto. Poi, solo dopo, si può parlare di merito, un concetto sul quale non ci siamo mai schierati contro”, ha detto ancora Pacifico.
Sempre a proposito delle dichiarazioni della Fedeli, Anief si trova d’accordo con la volontà di introdurre degli “incentivi per chi si deve spostare” a causa della mobilità forzata. E anche con l’idea della Ministra di allargare i siti museali dove poter usufruire della card annuale da 500 euro per l’aggiornamento professionale e di migliorarne la funzionalità. Non c’è sintonia, invece, sulla volontà di mutare la Buona Scuola solo per quanto riguarda la scuola media.
“I buchi della Legge 107/2015 – ha concluso il sindacalista Anief-Cisal – sono diversi e relativi a più fronti: dall’alternanza scuola lavoro che rischia di diventare una forma di sfruttamento, alla scuola dell’infanzia, la cui riforma non ha risolto un bel nulla; dalla chiamata diretta, che ha collocato forzatamente e con errori macroscopici dell’algoritmo migliaia di docenti su posti lontani pur in presenza di cattedre vicino casa, alla mancata assunzione di intere categorie, a iniziare dagli Ata che sono stati esclusi pure dal potenziamento. E molti altri ancora. Dire che ci sono da fare solo accorgimenti su un ambito formativo significa non voler ammettere l’evidenza: la riforma Renzi non è emendabile, si può solo cancellare”.
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