Lo ha detto Pippo Noto, rappresentante sindacale del giovane sindacato commentando il taglio della testa e un pezzo del busto della statua del magistrato ucciso dalla mafia 25 anni fa di cui si è appresa la notizia oggi: siamo senza parole per quello che è accaduto, perché il nostro prodigarci per trasmettere determinati concetti e valori significa che non basta. I nostri sono ragazzi speciali, ad alto rischio di dispersione e siamo determinati nel combattere questa sfida. Si potrebbero realizzare corsi di danza, di cucina, di informatica o laboratori di vario genere. Invece, l’unica risorsa aggiuntiva che lo Stato fornisce all’istituto sono 10 euro in più per ogni alunno iscritto. E non possono bastare, perché per tenere questo genere di corsi e attività occorrono altri formatori. Noi, più di questo non possiamo fare.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): come operatori della scuola e organizzazione sindacale, siamo vicini al personale dell’istituto scolastico oggetto dell’atto vigliacco e intimidatorio: sono loro, infatti, l’ultimo baluardo nella lotta quotidiana per far vincere la legalità. Nelle periferie, in particolare, i docenti, il personale Ata, i loro dirigenti scolastici, i rappresentanti sindacali fanno uno sforzo immane per innescare il valore della legalità. Combattendo, ogni giorno, contro un sistema che vorrebbe negare la fiducia nelle istituzioni. In questi contesti, su 100 ragazzi, solo 60 arrivano a conseguire il diploma di maturità.
“Il danneggiamento della statua di Falcone, davanti all’istituto comprensivo Giovanni Falcone a Palermo, e il suo utilizzo come ariete contro il muro dell'istituto scolastico nel popolare quartiere Zen rappresentano degli atti vili e ingiustificabili. Ma anche la conferma che la presenza dello Stato al Sud deve essere raddoppiata, a cominciare dall’organico delle scuole”: così commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, il taglio della testa e un pezzo del busto della statua del magistrato ucciso dalla mafia 25 anni fa di cui si è appresa la notizia oggi.
Il presidente Anief era stato nell’istituto Falcone lo scorso 1° settembre, proprio per testimoniare la vicinanza del sindacato alla scuola. “È importante che anche lo Stato stia vicino a chi ogni giorno lotta per la legalità – continua Pacifico – e non abbandonarlo al suo destino. Come operatori della scuola e organizzazione sindacale siamo vicini al personale dell’istituto scolastico oggetto dell’atto vigliacco e intimidatorio: sono loro, infatti, l’ultimo baluardo nella lotta quotidiana per far vincere la legalità. Nelle periferie, in particolare, i docenti, il personale Ata, i loro dirigenti scolastici, i rappresentanti sindacali fanno uno sforzo immane per innescare il valore della legalità. Combattendo, ogni giorno, contro un sistema che vorrebbe negare la fiducia nelle istituzioni”.
“In questi contesti – dice ancora il sindacalista autonomo – la dispersione scolastica supera il 40 per cento: significa che su 100 ragazzi, solo 60 arrivano a conseguire il diploma di maturità. È una percentuale altissima, se solo pensiamo che l’Unione Europea ci indica come tetto il 10 per cento e la media nazionale si attesta sotto il 17 per cento. Quando si ha a che fare con queste situazioni, significa che sotto scacco è l’educazione alla cittadinanza e che sta vincendo chi sfida a rappresentare lo Stato. Ecco perché le prove Invalsi non possono avere alcun valore attendibile; in queste aree ciò che conta è la presenza attiva della scuola nel territorio. Quella che, però, si può attuare solo con risorse straordinarie. A iniziare da quelle umane e non a caso rivendichiamo da anni organici di personale maggiorati in queste aree a rischio e particolarmente svantaggiate”, conclude il presidente Anief.
Le carenze territoriali allo Zen di Palermo sono evidenti. Anche a livello scolastico. Lo conferma Pippo Noto, docente Rsu Anief da cinque anni: “siamo senza parole per quello che è accaduto. Forse è arrivato da gente che non è dello Zen, magari a ridosso della ricorrenza della doppia uccisione di Falcone e Borsellino, per dimostrare chissà cosa. Di sicuro, per noi è una ferita ulteriore, perché il nostro prodigarci per trasmettere determinati concetti e valori significa che non basta: i nostri sono ragazzi speciali, ad alto rischio di dispersione e siamo determinati nel combattere questa sfida. Solo che occorrono risorse ulteriori”.
“I nostri sono ragazzi – continua la Rsu Anief – sicuramente che hanno più bisogno di altri di essere legati alla scuola il pomeriggio e anche d’estate. Si potrebbero realizzare corsi di danza, di cucina, di informatica o laboratori di vario genere. Invece, l’unica risorsa aggiuntiva che lo Stato fornisce all’istituto sono 10 euro in più per ogni alunno iscritto. E non possono bastare, perché per tenere questo genere di corsi e attività occorrono altri formatori. Noi, più di questo – conclude Noto – non possiamo fare”.
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