Delle 66.409 candidature presentate all’Inps ben 26.632 riguardano lavoratori precoci. Solo una domanda su quattro è stata presentata dalle donne, che nella scuola dell’infanzia rappresentano il 99%. Ben 34.530 candidature alla pensione anticipata è poi rappresentato da disoccupati: poi ci sono quasi 14mila domande presentate da invalidi o dipendenti che devono assistere parenti in stato di necessità e altre 15mila invece inviate dai lavoratori gravosi. Appena 4.164 sono quelle presentate da operatori inclusi nelle professioni usuranti ed è in questa categoria che sono collocati i maestri della scuola dell’infanzia, assieme a chi svolge lavori notturni, infermieri e altri.
I maestri 63enni – che hanno un montante pensionistico in buona parte retributivo, quindi più pesante dei colleghi più giovani – scoraggiati dal fatto che l’anticipo avrebbe nella gran parte dei casi vanificato l’ultimo scatto stipendiale automatico dello stipendio e quindi ridotto l’assegno pensionistico, già assottigliato per via dell’uscita anticipata; inoltre, lo stesso assegno di quiescenza si sarebbe ulteriormente ridotto perché superando i 1.500 euro al mese si sarebbero dovuti accontentare di un ammontare più basso, oltre che costretti a restituire allo Stato una quota fissa per un ventennio.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): I nostri dubbi su questo genere di agevolazione erano fondati. Il Governo ha voluto approvare un provvedimento tirando su troppi paletti, che alla lunga sono risultati preclusivi per l’accesso. Ora, a conti fatti, l’operazione si sta anche rivelando poco appetibile. Inoltre, di base, avere deciso di concedere l’Ape Social solo ad una parte dei docenti è stato discriminante: perché è tutto il corpo insegnante italiano ad elevato rischio burnout. L’Ape Social si è rivelata utile soprattutto per coloro che si trovano senza lavoro e assegno di disoccupazione, anche seguito del mancato rinnovo della cosiddetta ottava salvaguardia, rivolta a lavoratori esodati rimasti scoperti a causa della Riforma Fornero. Per il resto, per chi ha lavorato almeno 36 anni ed è giunto quasi alla pensione, il costo da pagare è risultato troppo alto. Figuriamoci, a questo punto, il livello di disinteresse che si andrà a determinare, prossimamente, per l’Ape normale, che prevede pure la restituzione di centinaia di euro al mese per vent’anni.
Attraverso il sindacato, è sempre possibile chiedere una consulenza personalizzata a Cedan per sapere se si ha diritto ad andare in quiescenza prima dei termini contributivi e di vecchiaia previsti dalla legge e per scoprire il valore dell’assegno pensionistico. Oltre che ulteriori servizi. Per contatti, collegarsi al sito internet.
Sono poche le maestre della scuola dell’infanzia che hanno aderito all’Ape Social, la possibilità di andare in pensione fino a 3 anni e 7 mesi prima, rispetto agli attuali 66 anni e 7 mesi fissati dalla riforma Monti-Fornero, con l’anticipo a carico dello Stato. Il dato si evince dal tipo di domande presentate all’Inps entro lo scorso 15 luglio: sono state 66.409, un numero leggermente superiore alle aspettative, ma su cui occorre fare un’analisi: di queste domande, infatti, solo 39.777 riguardano l’Ape Social, mentre le altre (26.632) sono relative a coloro che figurano tra i lavoratori precoci, ovvero coloro che abbiano lavorato almeno 12 mesi prima dei 19 anni di età.
Complessivamente, considerando entrambe le tipologie di anticipo, solo una domanda su quattro è stata presentata dalle donne che, vale la pena ricordare, nella scuola dell’infanzia rappresentano il 99% del personale; ben 34.530 candidature alla pensione anticipata, pari al 60%, è poi rappresentato da disoccupati: dopo ci sono quasi 14mila domande presentate da invalidi o dipendenti che devono assistere parenti in stato di necessità e altre 15mila invece inviate dai lavoratori gravosi. Appena 4.164 sono quelle presentate da operatori inclusi nelle professioni usuranti ed è in questa categoria che sono collocati i maestri della scuola dell’infanzia, assieme a chi svolge lavori notturni, infermieri e altri. Quindi, verosimilmente, ad avere aderito all’Ape Social, in questa prima tornata, saranno stati alcuni centinaia di maestri, al massimo nell’ordine di un migliaio.
I motivi di questo sostanziale flop sono diversi. Prima di tutto l’Anief, che ha fornito consulenza e informazioni agli interessati, ritiene che a scoraggiare gli attuali maestri 63enni – che hanno un montante pensionistico in buona parte retributivo, quindi più pesante dei colleghi più giovani - sia stato il fatto che l’anticipo avrebbe nella gran parte dei casi vanificato l’ultimo scatto stipendiale automatico dello stipendio e quindi ridotto l’assegno pensionistico, già assottigliato per via dell’uscita anticipata; inoltre, lo stesso assegno di quiescenza si sarebbe ulteriormente ridotto perché superando i 1.500 euro al mese si sarebbero dovuti accontentare di un ammontare più basso, oltre che costretti a pagare una quota fissa per un ventennio (in qualche caso da aggiungere pure alla restituzione di una quota legata al riscatto della laurea).
“Purtroppo i nostri dubbi su questo genere di agevolazione erano fondati – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal -: il Governo ha voluto approvare un provvedimento tirando su troppi paletti, che alla lunga sono risultati preclusivi per l’accesso. Ora, a conti fatti, l’operazione si sta anche rivelando poco appetibile. Inoltre, di base, avere deciso di concedere l’Ape Social solo ad una parte dei docenti è stato discriminante: perché è tutto il corpo insegnante italiano ad elevato rischio burnout. La beffa è che a breve, dal 2019, quegli insegnanti si vedranno pure elevare i parametri pensionistici, visto che il Governo si sta apprestando a portare a 67 anni l’età di accesso all’assegno di vecchiaia. Poi, progressivamente, si arriverà almeno a 70 anni”.
“L’Ape Social si è rivelata utile – continua il sindacalista Anief-Cisal - soprattutto per coloro che si trovano senza lavoro e senza neppure assegno di disoccupazione, anche a seguito del mancato rinnovo della cosiddetta ottava salvaguardia, scaduta ad inizio marzo 2017, rivolta a lavoratori esodati rimasti scoperti a causa della Riforma Fornero. Per il resto, per chi ha lavorato almeno 36 anni ed è giunto quasi alla pensione, il costo da pagare è risultato troppo alto. Figuriamoci, a questo punto, il livello di disinteresse che si andrà a determinare, prossimamente, per l’Ape normale, che prevede pure la restituzione di centinaia di euro al mese per vent’anni”.
Il sindacato ricorda che è sempre possibile chiedere una consulenza personalizzata a Cedan per sapere se si ha diritto ad andare in quiescenza prima dei termini contributivi e di vecchiaia previsti dalla legge e per scoprire il valore dell’assegno pensionistico. Oltre che ulteriori servizi. Per contatti, ci si può collegare al sito internet. Per avere tutte le indicazioni necessarie è possibile anche scrivere una e-mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Oppure chiamare al tel. 091.424272 dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 13.00, mercoledì dalle ore 14.00 alle ore 18.00.
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PER APPROFONDIMENTI (a cura dell’Ufficio Studi Anief):
I requisiti per l'Ape sociale
L’Ape sociale prevede il compimento di 63 anni di età. I richiedenti l’ape sociale non devono essere titolari di pensione diretta in Italia o all’estero. Occorre essere disoccupati (senza disoccupazione da almeno tre mesi). Per accedere all’Ape sociale bisogna inoltre possedere altri requisiti; assistere da almeno sei mesi il coniuge, l’unito civilmente o un parente di primo grado convivente (genitore, figlio) con handicap grave; possedere una invalidità civile di grado pari o superiore al 74%. Sono ammessi all’Ape sociale anche i dipendenti che svolgono o abbiano svolto da almeno sei anni in via continuativa una o più delle attività lavorative particolari elencate dalla norma (si va dalle attività di operaio dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici alle professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni, all’operatore ecologico. È necessario comunque consultare l’elenco delle professioni coinvolte).
Quando e come presentare domanda
La richiesta va presentata all’Inps direttamente dal sito web. I soggetti che entro il 31 dicembre 2017 si trovino o potrebbero venire a trovarsi nelle condizioni previste dalla legge devono, preliminarmente alla domanda di prestazione, presentare domanda di riconoscimento delle condizioni di accesso al beneficio entro il 15 luglio 2017. Coloro i quali vengano o possano trovarsi nelle predette condizioni entro il 31 dicembre 2018 devono presentare la predetta domanda entro il 31 marzo 2018.
Tutte le informazioni sull’accesso pensionistico anticipato.
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