Oggi è stata resa pubblica la ripartizione tra i vari livelli scolastici, classi di concorso e aree geografiche per le immissioni in ruolo con decorrenza 1° settembre 2018: non è stato dato seguito agli impegni assunti dall’amministrazione scolastica centrale per tutelare determinati insegnamenti, da anni penalizzati, ma anche determinate province, di territori a rischio, dove occorreva incrementare il numero di posti e di docenti di ruolo per contrastare gli abbandoni ed elevare la qualità dell’offerta formativa. Disattendere quanto accordato risulta grave, perché si aggiunge alla miseria dei 15mila posti spostati dall’organico di fatto a quello di diritto.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): la coperta utilizzata per coprire i posti era già piccola ma è stata anche messa male. Perché c’erano dei precisi impegni da parte del Miur che sono stati anche stavolta disattesi. Pensiamo al sostegno che dovrà accontentarsi di poco più di 13mila posti: in questo modo, un docente di sostegno su quattro continuerà ad essere precario. Rimane tanta amarezza perché le aliquote adottate per le assunzioni non hanno tenuto conto delle difficoltà in cui versano il Sud, le Isole e le aree disagiate o ad alto rischio dispersione e con difficoltà di assorbimento dell’offerta formativa. Come penalizzati risultano i maestri della scuola dell’infanzia: se ne assumono appena 2.733. Eppure, sono stati esclusi prima dal piano straordinario della Legge 107/2015 e poi dal potenziamento. Tanto che ve ne sono oltre 20mila unità nelle GaE. A rendere ancora più difficile la situazione è anche l’ostinazione nel blindare le stesse GaE, spostando l’aggiornamento al 2019, e di alzare i muri contro i docenti abilitati della seconda fascia d’istituto, anche laddove le GaE risultano esaurite. Si è agito in modo pessimo: è stato come avere a disposizione una medicina per curare un malato, ma non averla potuta usare per una questione di principio. Tuttavia, siccome quando si parla di princìpi noi siamo ancora più determinati, la questione per 13mila ricorrenti ora passa nelle mani del Tar.
Ad aver presentato ricorso al Tar, tramite l’Anief, sono diverse tipologie di docenti precari: 3mila per chiedere l’inserimento dalla seconda fascia d’istituto; altri 10mila per mancato aggiornamento. All’interno di questi ricorrenti, è alta la presenza, circa 5mila unità, di chi ha conseguito il diploma magistrale e ancora si ritrova fuori; poi ci sono altrettanti Insegnanti Tecnico Pratici, il cui diploma è stato improvvisamente non considerato abilitante non dando però loro nemmeno la possibilità di svolgere concorsi pubblici.
Dopo la delusione per le poche immissioni in ruolo, arriva anche l’amarezza per come sono stati suddivisi tra i vari livelli scolastici e aree geografiche: dalla ripartizione per provincia e classe di concorso o posto di insegnamento dei 51.773 posti destinati alle assunzioni a tempo indeterminato con decorrenza 1° settembre 2018, resa pubblica oggi, risulta infatti che non è stato dato seguito agli impegni assunti dall’amministrazione scolastica centrale per tutelare determinati insegnamenti, da anni penalizzati, e determinate province, dove occorre incrementare il numero di posti e di docenti di ruolo.
In pratica, le immissioni in ruolo, che secondo i piani del Ministero dell’Istruzione dovrebbero essere effettuate entro il prossimo 14 agosto, sono state conteggiate considerando il 60% dei posti disponibili prima della mobilità degli insegnanti di ruolo. I precari abilitati all’insegnamento verranno assunti a tempo indeterminato per il 50% dei posti dalle graduatorie di merito del concorso 2016 e per l’altra metà dei posti assegnati dal Miur tramite le GaE, che dovranno peraltro essere ripubblicate a seguito dell’aggiornamento annuale svolto nei giorni scorsi e degli esiti dei ricorsi presentati per le tante esclusioni illegittime. Va però considerato che diverse migliaia di posti del contingente ministeriale non potranno essere assegnati perché molte cattedre di sostegno e di alcune classi di concorso risultano privi di candidati sia nelle GaE che nelle graduatorie di merito.
“Quello che delude è il fatto che la coperta utilizzata per coprire i posti era già piccola – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – ma è stata anche messa male. Perché c’erano dei precisi impegni da parte del Miur che sono stati anche stavolta disattesi. Pensiamo, innanzitutto, al sostegno che dovrà accontentarsi di poco più di 13mila posti: in questo modo, assumendo così pochi specializzati, continueranno ad andare in deroga, su supplenza annuale fino al 30 giugno, almeno 35mila posti. Quindi, un docente di sostegno agli alunni disabili o con problemi di apprendimento ogni quattro continuerà ad essere precario”.
“Rimane poi tanta amarezza perché l’assegnazione degli organici maggiorati per il Sud, le Isole e le aree disagiate o ad alto rischio dispersione e con difficoltà di assorbimento dell’offerta formativa – continua Pacifico – avrebbe avuto senso se si fosse provveduto ad immettere in ruolo anche un maggiore numero di insegnanti tenendo conto delle stesse esigenze. Invece, non è stato fatto perché le aliquote adottate sono le medesime per tutte le province italiane”.
“Non si capisce poi quando arriveranno le più volte annunciate assunzioni straordinarie a favore del primo ciclo, in particolare della scuola dell’infanzia: ora se ne assumono appena 2.733. Ma i maestri degli alunni fino a sei anni sono stati esclusi prima dal piano straordinario della Legge 107/2015 e poi dal potenziamento degli istituti. Il risultato è che oggi i docenti della scuola dell’infanzia sono presenti in grande numero, ben oltre le 20mila unità, nelle GaE: le stesse graduatorie che il Miur continua a dirci di voler svuotare. Su come si possa attuare questo fantomatico progetto non ci è però ancora dato sapere”.
Rimane poi il problema dell’eccessivo precariato tra il corpo docente italiano: dopo i tanti proclami governativi sulla fine della supplentite, a settembre ci ritroveremo con le solite croniche 100mila supplenze annuali. Perché la miseria di 15mila posti spostati dall’organico di fatto a quello di diritto è stato solo uno ‘specchietto per le allodole’. La sostanza, fatta di consigli di classi che cambiano in continuazione e di allievi che si vedono mutare i loro docenti anche più volte durante l’anno, rimane di fatto immutata.
“A rendere ancora più difficile la situazione – prosegue il sindacalista Anief-Cisal – è stata l’ostinazione di chi governa la scuola pubblica nel blindare le GaE, spostando l’aggiornamento addirittura al 2019, e di alzare i muri contro i docenti abilitati della seconda fascia d’istituto, anche laddove le GaE risultano esaurite. Si è agito in modo pessimo: è stato come avere a disposizione una medicina per curare un malato, ma non averla potuta usare per una questione di principio. Tuttavia, siccome quando si parla di princìpi noi siamo ancora più determinati, la questione per 13mila ricorrenti ora passa nelle mani del Tribunale Amministrativo Regionale”.
Ad aver presentato ricorso al Tar, tramite l’Anief, sono diverse tipologie di docenti precari: 3mila per chiedere l’inserimento dalla seconda fascia d’istituto; altri 10mila per mancato aggiornamento. All’interno di questi ricorrenti, è alta la presenza, circa 5mila unità, di chi ha conseguito il diploma magistrale e ancora si ritrova fuori; poi ci sono altrettanti Insegnanti Tecnico Pratici, il cui diploma è stato improvvisamente non considerato abilitante non dando però loro nemmeno la possibilità di svolgere concorsi pubblici. Sull’esito dei ricorsi, il giovane sindacato rimane fiducioso, perché vi sono delle condizioni di palese discriminazione. Ora, però, la parola passa al Tar e non rimane che attendere.
Anief effettuerà assistenza ai neo-immessi in ruolo durante convocazioni e ai precari interessati alla stipula di un contratto annuale: contatta la sede territoriale più vicina. Il sindacato continua, infine, a tutelare i lavoratori della scuola in tutte le sedi legali opportune, attraverso ricorsi appositi relativi alla loro stabilizzazione, agli scatti di anzianità negati per il periodo di precariato, all’estensione dei contratti ai periodi estivi e per la ricostruzione di carriera calcolata per intero.
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