Licei brevi: si parte dal 2018/2019. Ma dal primo al 30 settembre prossimi gli istituti che vorranno testare il percorso di scuola superiore corto potranno presentare i progetti; la ministra ha firmato il Piano nazionale di sperimentazione. Dopo la partenza nel 2014, il progetto era stato accantonato dall'ex ministra Stefania Giannini, che lo aveva ripreso solo nella scorsa estate. Adesso si dà il via libera, ma non si può fare a meno di discutere circa l’effettiva efficacia di questo cambiamento che molte scuole italiane si apprestano a vivere.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Il Ministro, piuttosto che ripristinare l’obbligo scolastico a 18 anni come aveva previsto Berlinguer, intende ridurre di un anno il percorso facoltativo per licenziare gli studenti alla maggiore età. Ma bastava anticipare di un anno l’ingresso, oggi a 6 anni, per ottenere lo stesso risultato, senza sottrare nuove ore di studio e di apprendimento già falcidiate con la riduzione dell’orario; salterebbero altre 35mila cattedre nelle secondaria di secondo grado. Non si dà seguito alle nostre proposte: il Governo farebbe bene a riflettere su come contrastare la lotta alla dispersione e all’abbandono scolastico che non si combatte con l’abbattere il tempo scuola.
“Gli istituti che vorranno provare il percorso di scuola superiore corto (quattro anni invece di cinque) potranno presentare i progetti che saranno sottoposti ad una attenta valutazione da una apposita commissione tecnica ministeriale”, riporta La Repubblica. La notizia è che la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha firmato il Piano nazionale di sperimentazione in 100 classi per il diploma in quattro anni in vari Licei e Istituti tecnici; “L’avviso sarà pubblicato a fine mese sul sito del Miur e le scuole potranno fare domanda dall’1 al 30 settembre. Si potrà attivare una sola classe per scuola partecipante. Un’apposita Commissione tecnica valuterà le domande pervenute”. “Si tratta di un provvedimento atteso da tempo: dopo la partenza nel 2014, il progetto era stato accantonato dall'ex ministra Stefania Giannini, che lo aveva ripreso solo nella scorsa estate. Ma che non era riuscita a varare il decreto tanto atteso”, afferma il Corriere della Sera.
Dunque, adesso, la ministra dà il via libera e autorizza altre 100 scuole a sperimentare la maturità delle superiori dopo quattro anni; ma non si può fare a meno di valutare l’effettiva efficacia di questo cambiamento che molte scuole italiane si apprestano a vivere. A far sentire la sua voce e a esprimere il proprio parere è il sindacato Anief, da sempre a fianco degli ‘utenti’ della scuola. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “Il Ministro, piuttosto che ripristinare l’obbligo scolastico a 18 anni come aveva previsto Berlinguer, intende ridurre di un anno il percorso facoltativo per licenziare gli studenti alla maggiore età. Ma bastava anticipare di un anno l’ingresso, oggi a 6 anni, per ottenere lo stesso risultato, senza sottrare nuove ore di studio e di apprendimento già falcidiate con la riduzione dell’orario settimanale operato dai decreti applicativi della legge 133/2008. A regime, salterebbero altre 35mila cattedre nelle secondaria di secondo grado”.
Non è la prima volta infatti che il giovane sindacato si occupa della riforma 0-6; Pacifico ricorda che “per migliorare il sistema formativo di questa particolare fascia d’età avevamo chiesto l’anticipo dell’obbligo a 5 anni, con classi ‘ponte’ e docenti infanzia-primaria in copresenza, per poi licenziare gli studenti a 18 anni, ma anche in questo caso non siamo stati ascoltati”. “Ora - continua il presidente nazionale – si continua a ignorare le richieste presentate da noi in occasione dell’esame dei nuovi schemi dei decreti delegati della legge 107/2015. Il Governo farebbe bene a riflettere su come contrastare la lotta alla dispersione e all’abbandono scolastico che non si combatte con l’abbattere il tempo scuola”.
In effetti, le problematiche che vivono in prima persona docenti e studenti non sono poche; infatti, Governo e amministrazione scolastica centrale farebbero bene a chiedersi i motivi per cui cresce il fenomeno degli abbandoni scolastici; purtroppo, si tratta di una tendenza tutt’altro che superata, anzi definita “in aumento”.
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