Poiché il Miur non ha voluto inserire gli abilitati nelle GaE e molte di queste sono ormai senza candidati, i presidi sono costretti a coprire i “buchi” di cattedre attraverso le graduatorie d’istituto. Le quali sono tuttavia ancora in via di rifacimento perché si stanno ancora rinnovando, proprio in questi giorni, le posizioni e nuovi inserimenti del triennio 2017/2020. Con l’Amministrazione che non ha fornito le linee guida su quali liste di attesa utilizzare: le vecchie o le nuove provvisorie? Il problema che si è venuto a determinare va ricondotto alla necessità, sacrosanta, di avere tutti i docenti in cattedra dal primo giorno di scuola, che però diventa complicata da realizzare a causa del ritardo inspiegabile con cui l’amministrazione ha deciso di aggiornare la seconda e terza fascia delle graduatorie di istituto: quelle provvisorie, con oltre 700mila precari coinvolti, hanno visto la luce solo dopo Ferragosto. Con le segreterie scolastiche inondate di reclami e costrette a “mettere una pezza” ai non pochi ‘bug’ del sistema informatico gestito dal Miur tramite Istanze on line. In questa fase abbiamo anche assistito ad interpretazioni soggettive delle tabelle di valutazione titoli, ma pure all’adozione di escamotage delle segreterie per far quadrare i punteggi. Gli errori regolamentari sono stati molteplici, tanto che lo studio legale Anief ha organizzato una serie di ricorsi al Tar contro le tante esclusioni
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): non si doveva arrivare ad inizio anno con le scuole costrette a nominare fino ad avente diritto, peraltro sulle spalle di segreterie composte da pochi elementi e che già si devono sobbarcare un alto numero di impegni, come quello ‘gratuito’ dei controlli delle vaccinazioni degli alunni. In questo modo, si copre la cattedra ma dopo qualche settimana si cambia docente, con tutte le conseguenze negative, in primis per il sostegno, che il mutamento comporta. Come si fa a parlare della salvaguardia della continuità didattica se poi si commettono sempre gli stessi errori? Con il personale Ata, il Ministero dell’Istruzione si è superato, decidendo di aggiornare la terza fascia addirittura nel mese di ottobre: anche in questo caso, sarà inevitabile il cambio in corsa di tantissimo personale. E chi se ne importa se si perderanno delle risorse umane già inserite nel progetto annuale e ne arriveranno altre da formare. A noi questo modo di procedere non piace. E, siamo sicuri, nemmeno al personale. Come agli studenti e alle loro famiglie. Non siamo il sindacato dei ricorsi, ma un’organizzazione che pretende il rispetto dei diritti.
Cambiare tutto per non cambiare nulla. È quanto sta accadendo in questi giorni con le nomine di oltre 100mila docenti dalla scuola pubblica italiana: “a pochi giorni dall’avvio delle lezioni, la premura dei Presidi è quella di cominciare a convocare, per non lasciare le classi scoperte, soprattutto per quanto riguarda il sostegno”, scrive oggi Orizzonte Scuola. Ma siccome il Miur non ha voluto inserire gli abilitati nelle GaE e molte di queste sono ormai senza candidati, i presidi sono costretti a coprire i “buchi” di cattedre attraverso le graduatorie d’istituto. Le quali sono tuttavia ancora in via di rifacimento perché si stanno ancora rinnovando, proprio in questi giorni, le posizioni e nuovi inserimenti del triennio 2017/2020.
“E qui cominciano i guai – commenta la rivista specializzata - perché l’Amministrazione non ha fornito delle linee guida” su quali liste di attesa utilizzare: le vecchie o le nuove provvisorie? Il problema è che si era dato per scontato che col nuovo anno scolastico, sarebbero state pronte le nuove. “Durante la riunione di informativa sulla circolare delle supplenze, il Ministero aveva assicurato che le graduatorie definitive per il triennio 2017/20 sarebbero state prodotte in tempi utili per l’inizio delle lezioni, per cui quest’anno il balletto delle nomine fino ad avente diritto o delle lunghe attese di un docente per gli studenti non ci sarebbero stati”.
“Questo intendimento però non è stato messo nero su bianco e così le scuole proseguono secondo non precisare direttive. Nei gruppi Facebook dei docenti precari emergono due situazioni: le nomine fino ad avente diritto da graduatorie del precedente triennio e le nomine da nuove graduatorie, ancorché provvisorie. In realtà al momento al SIDI (il sistema telematico ministeriale che gestisce le graduatorie) ci risultano ancora possibili solo le nomine da vecchie graduatorie”. Risultato finale: “sovrapposizione di contratti, docenti che entrano in classe solo per un giorno, e tanto tanto lavoro per le segreterie”.
Il problema che si è venuto a determinare va ricondotto alla necessità, sacrosanta, di avere tutti i docenti in cattedra dal primo giorno di scuola, che però diventa complicata da realizzare a causa del ritardo inspiegabile con cui l’amministrazione centrale ha deciso di aggiornare la seconda e terza fascia delle graduatorie di istituto: quelle provvisorie, con oltre 700mila precari coinvolti, hanno visto la luce solo dopo Ferragosto, praticamente e meno di due settimane dal nuovo anno scolastico. Con le segreterie scolastiche inondate di reclami e costrette a “mettere una pezza”, manualmente, ai non pochi ‘bug’ del sistema informatico gestito dal Miur tramite Istanze on line. In questa fase, tra l’altro, abbiamo anche assistito ad interpretazioni soggettive delle tabelle di valutazione dei titoli, ma anche all’adozione di veri escamotage delle segreterie per far quadrare i punteggi, come quello di abbassare il punteggio del triennio precedente e di innalzare quello dei titoli del 2017/20, generando alla fine un totale esatto.
Gli errori regolamentari sono stati molteplici, tanto che lo studio legale del sindacato Anief ha organizzato una serie di ricorsi al Tar del Lazio contro le tante esclusioni contenute nel D.M. 374/2017 a seguito della nota MIUR di trasmissione prot. n. 25196 del 1° giugno 2017, perché contenenti elementi di ingiustizia e irragionevolezza macroscopici, spesso in contrasto con chiare pronunce della magistratura amministrativa e persino rispetto ai recenti decreti delegati: le scuole hanno così dovuto fare i conti conle diffide patrocinate dall’Anief per le troppe esclusioni illegittime.
Con tanto di sentenze dei giudici che hanno dato ragione alla linea del giovane sindacato. Come nel caso degli Insegnanti Tecnico Pratici, per i quali nei giorni scorsi è giunta la sentenza del Tribunale Amministrativo n. 9234/2017 che ha confermato il diritto al loro inserimento in seconda fascia, poiché in possesso di titolo di studio “abilitativo all’insegnamento”: il TAR Lazio ha quindi fissato le udienze di discussione in Camera di consiglio per i ricorrenti Anief e comunicato l'imminente riapertura delle graduatorie da parte del Miur. Il risultato di questo bailamme è che ancora oggi le scuole non hanno terminato di raccogliere migliaia di reclami per i punteggi inesatti, da parte dei candidati, poiché questi possono essere inviati sino a 10 giorni dopo la pubblicazione delle graduatorie provvisorie e molti li hanno spediti tramite raccomandata.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, ritiene che “non si doveva arrivare ad inizio anno con le scuole costrette a nominare fino ad avente diritto, peraltro sulle spalle di segreterie composte da pochi elementi e che già si devono sobbarcare un alto numero di impegni, come quello ‘gratuito’ dei controlli delle vaccinazioni degli alunni. In questo modo, si copre la cattedra ma dopo qualche settimana si cambia docente, con tutte le conseguenze negative, in primis per il sostegno, che il mutamento comporta. Come si fa a parlare della salvaguardia della continuità didattica se poi si commettono sempre gli stessi errori? Perché i precari della scuola sono sempre in fondo alla lista delle priorità e le graduatorie si continuano ad aggiornare a cavallo di due anni scolastici?”
“È una procedura che non si sopporta più. Con il personale Ata, il Ministero dell’Istruzione si è superato, decidendo di aggiornare la terza fascia addirittura nel mese di ottobre: anche in questo caso, sarà inevitabile il cambio in corsa di tantissimo personale. E chi se ne importa se si perderanno delle risorse umane già inserite nel progetto annuale e ne arriveranno altre da formare. A noi questo modo di procedere non piace. E, siamo sicuri, nemmeno al personale. Come agli studenti e alle loro famiglie. Non siamo il sindacato dei ricorsi, ma un’organizzazione che pretende il rispetto dei diritti: poiché chi dovrebbe occuparsene sembra fare a gare per eluderli, allora siamo costretti, non contenti, di rivolgerci ai tribunali. I quali, guarda caso, ci danno pure ragione”, conclude il sindacalista Anief-Cisal.
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