Il finanziamento pubblico è contenuto nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza che preannuncia la Legge di Bilancio 2018: se si divide la quota stanziata per i 3,1 milioni di dipendenti e dirigenti pubblici, la cifra copre appena 516,12 euro all’anno per il triennio di vacanza contrattuale i cui valori dell’indennità non sono stati ancora adeguati al 50 per cento del costo dell’inflazione registrata dal 2008.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Siamo molto al di sotto rispetto ai 12 miliardi che servivano per adeguare le buste paga dei lavoratori statali, ferme da oltre otto anni, sia all’inflazione, cresciuta nel frattempo di oltre 14 punti percentuali, sia a quelle che vengono percepite da colleghi che svolgono le stesse mansioni in altri comparti lavorativi. Da quando il contratto è sbloccato, ormai da oltre due anni, la cifra doveva provvedere agli aumenti e a riallineare l'inflazione all'aumento del costo della vita intercorso tra il 2008 e il 2015, al 5 per cento. Non sono spiccioli, ma oltre 100 euro a dipendente, a cui va aggiunta una cifra analoga per gli aumenti effettivi. Ciò non è avvenuto. Addirittura per il Mef, la quota di vacanza contrattuale dovrebbe rimanere congelata fino al 2021. È per questo motivo che abbiamo predisposto un ricorso specifico per recuperare l’intero maltolto.
Chi volesse ricorrere contro questo aumento-farsa, può pertanto scaricareformale diffida al Miur, bloccando in tal modo anche la prescrizione, sempre in attesa dell’esito del giudizio della Consulta: l’obiettivo è recuperare il 7% dello stipendio da settembre 2015, come già confermato dalla Corte Costituzionale. Appare invece inutile ricorrere contro il blocco del contratto dopo la sentenza della Consulta.
Il finanziamento pubblico per gli stipendi dei lavoratori della pubblica amministrazione, incluso nella prossima Legge di Stabilità, si ferma a 1,6 miliardi. Sin qui, nulla di nuovo, perché si tratta della cifra che serviva a coprire gli accordi. Ma approfondendo la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, resa pubblica in questi giorni e ripresa dall’Ansa, si scopre che se si divide la quota stanziata per i 3,1 milioni di dipendenti e dirigenti pubblici, la cifra copre appena 516,12 euro all’anno per il triennio di vacanza contrattuale i cui valori dell’indennità non sono stati ancora adeguati al 50 per cento del costo dell’inflazione registrata dal 2008: considerando il fatto che si tratta di incrementi lordi, la quota di aumenti mensili corrisponde ad appena 13,23 euro mensili da conferire nel triennio 2016/2018.
L’incremento risibile, che si somma a cifre ancora più ridotte già stanziare dalle ultime due Leggi di Stabilità precedenti, era stato annunciato qualche giorno fa dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, che parlando dei finanziamenti per la Legge di Bilancio 2018 ha detto come "le risorse sono pochissime, dati i vincoli di bilancio. Il Pil è migliorato ma non in modo tale da allentarli in modo significativo". Mentre risultano sempre più fuori luogo le dichiarazioni rassicuranti della Ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, che continua a rivendicare, non si comprende su quali basi e con quali soldi, aumenti stipendiali adeguati per il corpo docente italiano.
“Quanto stabilito nella Legge di Bilancio – commenta oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - è in linea con quello che purtroppo ci aspettavamo: stiamo parlando di una cifra molto al di sotto di quella necessaria per adeguare le buste paga dei lavoratori statali, ferme da oltre otto anni, sia all’inflazione cresciuta nel frattempo di oltre 14 punti percentuali, sia a quelle che vengono percepite da colleghi che svolgono le stesse mansioni in altri comparti lavorativi”.
“Secondo il nostro Ufficio Studi – continua il sindacalista Anief-Cisal - da quando il contratto è sbloccato, quindi ormai da oltre due anni, la cifra da stanziare doveva essere attorno ai 12 miliardi, in modo da provvedere agli aumenti e a riallineare l'inflazione all'aumento del costo della vita intercorso tra il 2008 e il 2015, al 5 per cento. Come, del resto, prevede la legge in questo genere di situazioni. Non sono spiccioli, ma oltre 100 euro a dipendente, a cui aggiungere una cifra analoga per gli aumenti effettivi. Ciò non è avvenuto. Addirittura per il Ministero dell’Economia la quota di vacanza contrattuale dovrebbe addirittura rimanere congelata fino al 2021. È per questo motivo che abbiamo predisposto un ricorso specifico per recuperare l’intero maltolto”.
Anief-Cisal ricorda che gli arretrati vanno conferiti ai dipendenti pubblici dal mese di settembre 2015, come confermato dalla Corte Costituzionale. In pratica, va recuperato immediatamente il 7% dello stipendio rispetto al 14% perso negli ultimi decenni. Si tratta del valore percentuale dell'inflazione certificata, aumentato dal 2008, anno di blocco del contratto, e il 2015, anno del possibile sblocco. Si tratta non di spiccioli, ma di cifre importanti: 105 euro in media mensili che potrebbero percepire proprio se si sbloccasse quell’indennità, più altrettante legate al rinnovo vero e proprio del contratto vita natural durante. L’incremento netto in busta paga dovrebbe attestarsi, quindi, tra le 210 e le 220 euro.
Chi volesse ricorrere contro questo aumento-farsa può pertanto scaricareformale diffida al Miur, bloccando in questo modo anche la prescrizione, sempre in attesa dell’esito del giudizio della Consulta: l’obiettivo del ricorso è recuperare il 7% dello stipendio da settembre 2015, come già confermato dalla Corte Costituzionale. Appare invece inutile ricorrere contro il blocco del contratto dopo la sentenza della Consulta.
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