Dopo l’ipotesi del metodo Robin Hood, caldeggiato in estate dalla Ministra della Funzione Pubblica Marianna Madia, che prevede di assegnare incrementi minori ai lavoratori che sono più avanti nella carriera o percepiscono stipendi più alti, ora si fa largo la possibilità di incentivare maggiormente solo coloro che hanno dimostrato sul campo di meritare gli aumenti pieni. Il sindacato dice no a entrambe le ipotesi.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Invece di inventare formule magiche per assegnare aumenti ancora più ridicoli di quello che già sono gli 85 euro lordi stabiliti con la Funzione Pubblica dai sindacati rappresentativi, il Governo farebbe bene a impegnarsi nel reperire le risorse che servono. Sono cifre ben più consistenti: abbiamo calcolato non meno di 12 miliardi. Solo con questo intervento si avrebbero 110 euro al mese da settembre 2015 per il recupero dell’indennità di vacanza contrattuale, come confermato dalla Consulta. In tal modo, si arriverebbe ad adeguare il 50 per cento del costo della vita registrato dal 2008. Poi ci sono altri 110 euro di vero aumento, così da recuperare in toto il 14 per cento d’inflazione degli ultimi dieci anni. Una volta assegnate queste somme, quindi, soltanto a partire da 220 euro al mese in più, allora si potrà discutere di sfornare una quota al merito. Sempre a patto di scelte condivise con i lavoratori coinvolti.
Anief, pertanto, ha predispostoformale diffida al Miur, bloccando in questo modo anche la prescrizione, sempre in attesa dell’esito del giudizio della Consulta: l’obiettivo del ricorso è recuperare il 7% dello stipendio da settembre 2015, come già confermato dalla Corte Costituzionale. Appare invece inutile ricorrere contro il blocco del contratto dopo la sentenza della Corte Costituzionale.
Assegnare 85 euro di aumento solo a una parte dei dipendenti pubblici a partire dal milione di lavoratori, docenti e Ata, della scuola: è la possibilità che si starebbe facendo largo in seno al Governo, per trovare una soluzione allo scarso finanziamento pubblico per il rinnovo contrattuale della Pubblica amministrazione. “La cifra che sarà destinata al rinnovo del contratto degli statali – la manovra sarà presentata entro il 15 dicembre – dovrebbe essere di 1,65 miliardi di euro, che si aggiungono agli 1,2 miliardi già stanziati – scrive oggi Orizzonte Scuola -. Ma il nodo più importante da sciogliere è relativo ad un aumento di 85 euro lordi medi per tutti a pioggia, come richiesto dai sindacati, o legati al merito, come proposto invece dal Governo”.
Tra le possibilità al vaglio del Governo rimane comunque anche in piedi quella di garantire gli 85 euro lordi di incremento in busta paga solo a chi guadagna meno, riservando incrementi minori, delle vere ‘mance’, a coloro che sono più avanti nella carriera o percepiscono stipendi più alti. Rispolverando, in questo caso, il metodo Robin Hood nella foresta di Sherwood, caldeggiato in estate dalla Ministra della Funzione Pubblica Marianna Madia.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “questi balletti di ipotesi cui stiamo assistendo hanno un comune denominatore: rimediare alla ‘coperta’ corta, anzi cortissima, che è stato deciso d’inserire nella Legge di Bilancio, ovvero meno di 3 miliardi di euro complessivi, al netto dell’ultimo incremento di 1,6 miliardi da ratificare con la prossima Legge di Stabilità. È una cifra molto al di sotto di quella necessaria per dare ai lavoratori statali uno stipendio adeguato non solo alle prestazioni lavorative ma anche alle necessità del vivere quotidiano, visto che in pochi anni il costo della vita ha sovrastato il valore delle loro buste paga”.
“Invece d’inventare formule magiche per assegnare aumenti ancora più ridicoli di quello che già sono gli 85 euro lordi stabiliti con la Funzione Pubblica dai sindacati rappresentativi – continua Pacifico –, il Governo farebbe bene a impegnarsi nel reperire le risorse che servono. Sono cifre ben più consistenti: abbiamo calcolato non meno di 12 miliardi. Solo con questo intervento, quattro volte più corposo dell’attuale, si avrebbero 110 euro al mese da settembre 2015 per il recupero dell’indennità di vacanza contrattuale, come confermato dalla Corte Costituzionale. In questo modo si arriverebbe ad adeguare il 50 per cento del costo della vita registrato dal 2008. Poi ci sono altri 110 euro di vero e proprio aumento, così da recuperare in toto il 14 per cento d’inflazione degli ultimi dieci anni”.
“Una volta assegnate queste somme, quindi, soltanto a partire da 220 euro al mese in più – conclude il sindacalista Anief-Cisal -, allora si può discutere di sfornare una quota al merito. Sempre a patto di scelte condivise con i lavoratori coinvolti: è per questo che caldeggiamo da tempo un referendum specifico per il personale della scuola, visto che, dopo così tanti anni, si sta per sottoscrivere un contratto collettivo nazionale con incrementi stipendiali talmente bassi che faranno sprofondare ancora di più le buste paga dei lavoratori della scuola pubblica italiana”.
Anief, pertanto, ha predispostoformale diffida al Miur, bloccando in questo modo anche la prescrizione, sempre in attesa dell’esito del giudizio della Consulta: l’obiettivo del ricorso è recuperare il 7% dello stipendio da settembre 2015, come già confermato dalla Corte Costituzionale. Appare invece inutile ricorrere contro il blocco del contratto dopo la sentenza della Corte Costituzionale.
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