In CdM, la Ministra ha detto che, a seguito della recente ordinanza della Cassazione, le scuole stanno operando scelte che sono conformi al quadro normativo vigente in materia di tutela dell'incolumità delle studentesse e degli studenti minori di 14 anni, ma “se si vuole cambiare l'ordinamento serve un intervento in Parlamento”, perché “occorre venire incontro alle esigenze delle famiglie, chiarendo anche il quadro delle responsabilità giuridiche e penali rispetto alla tutela dei minori dopo la fine delle lezioni”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La responsabilità dei giovani, una volta usciti dal perimetro scolastico, non può essere additata ancora agli insegnanti, al personale Ata o al dirigente scolastico. Su questo il Miur dovrebbe essere chiaro. Va bene rassicurare le famiglie, ma è un modo di procedere che non condividiamo, perché significa implicitamente addossare alla scuola e a chi vi opera le eventuali manchevolezze del patto di corresponsabilità stipulato con i genitori. Fino a prova contraria, la scuola esercita un pubblico servizio che prevede dei precisi orari di apertura e chiusura. Al di fuori delle ore prestabilite, non è possibile garantire la permanenza e vigilanza del minore. Ancora di più perché in questi casi il docente dovrebbe affidare l’alunno al suo preside, che quasi sempre non c’è perché ha in media sette-otto sedi da seguire, oppure al collaboratore scolastico, che però a sua volta deve rispettare degli orari di lavoro e siccome gli ausiliari sono stati tagliati in numero drastico, sono sempre più frequenti i casi, soprattutto alle medie, di istituti che già subito dopo l’ora di pranzo sono costretti a chiudere. Oppure, si mettano nelle condizioni i comuni di prelevare tutti i minori di 14 anni e portatori di disabilità di portarli a scuola attraverso appositi pullmini.
“La culpa in vigilando vale all’interno degli edifici scolastici e comunque sempre in orario didattico, quindi fino a quando gli alunni sono dentro la scuola: la responsabilità dei giovani, una volta usciti dal perimetro scolastico, non può essere additata ancora agli insegnanti, al personale Ata o al dirigente scolastico”; a sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, a commento del tema dell'accompagnamento dei minori di 14 anni a scuola posto oggi in Consiglio dei Ministri dalla titolare dell'Istruzione pubblica Valeria Fedeli.
La Ministra ha detto che, a seguito della recente ordinanza della Cassazione, le scuole, attualmente, stanno operando scelte che sono conformi al quadro normativo vigente in materia di tutela dell'incolumità delle studentesse e degli studenti minori di 14 anni, ma “se si vuole cambiare l'ordinamento serve un intervento in Parlamento”, perché “occorre venire incontro alle esigenze delle famiglie, chiarendo anche il quadro delle responsabilità giuridiche e penali rispetto alla tutela dei minori dopo la fine delle lezioni”. Pertanto, ha concluso Fedeli “il Pd si farà carico di trovare il giusto equilibrio con una proposta in Parlamento".
Le parole della Ministra fanno seguito alle dichiarazioni rilasciate solo ieri sulla necessità di consegnare sempre gli studenti minori, anche quelli delle scuole Medie, ai genitori al termine delle lezioni, non potendosi allontanare da soli perché la scuola ha il dovere di provvedere alla loro sorveglianza per tutto il tempo in cui gli sono affidati.
“Proprio perché la scuola ha il dovere di assolvere a questo compito – replica oggi Pacifico – viene da sé che l’impegno e la responsabilità che la scuola ha nei confronti dei suoi alunni non può sforare il tempo scuola. Su questo il Miur dovrebbe essere chiaro invece di mandare inviti alle famiglie perché si organizzino, affinché vi sia sempre un adulto all'uscita da scuola, un genitore o uno dei nonni o comunque un "grande" fidato che li accompagni, li prenda per mano. Va bene rassicurare le famiglie, ma è un modo di procedere che non condividiamo, perché significa implicitamente addossare alla scuola e a chi vi opera le eventuali manchevolezze del patto di corresponsabilità stipulato con i genitori”.
“Seguendo il ragionamento della Ministra – dice ancora il sindacalista autonomo – l’istituzione scolastica avrebbe l’obbligo di tenere con sé l’alunno anche per ore e ore, qualora il familiare o l’adulto fidato si presenti alla fine delle lezioni per prendersi in carico l’alunno. Ma la scuola, fino a prova contraria, esercita un pubblico servizio che prevede dei precisi orari di apertura e chiusura: non è un albergo. Al di fuori delle ore prestabilite non è possibile garantire la permanenza e vigilanza del minore”.
“Ancora di più – continua il rappresentante Anief-Cisal - perché in questi casi il docente dovrebbe affidare l’alunno al suo preside, che quasi sempre non c’è perché ha in media sette-otto sedi da seguire, oppure al collaboratore scolastico, che però a sua volta deve rispettare degli orari di lavoro e siccome gli ausiliari sono stati tagliati in numero drastico per le solite ragioni di spending review, sono sempre più frequenti i casi, soprattutto alle medie, di istituti, non sedi centrali, che già subito dopo l’ora di pranzo chiudono per mancanza di personale. Quindi, chiediamo alla Ministra e al Pd, che si appresta a presentare un disegno di legge in merito, di chiarire come comportarsi in tutte queste occasioni sempre più frequenti”.
“Viene da chiedersi anche se nello stesso ddl vada anche esplicitato che a scuola il minore dovrà giungere accompagnato da chi ne ha la patria potestà oppure dai nonni. Altrimenti, si mettano nelle condizioni i comuni di prelevare tutti i minori di 14 anni e portatori di disabilità di portarli a scuola attraverso appositi pullmini. La vita reale, sappiamo, che è ben altra: è quella che viviamo tutti i giorni, fatta di Comuni che tagliano anche le linee di bus ordinarie, come accaduto a 150 liceali del palermitano, costretti ad essere accompagnati per fare più di 20 chilometri tra Capizzi a Nicosia perchè il Comune non può più pagare il pullman. Allora, anziché andare ad addossare per l’ennesima volta compiti e responsabilità ulteriori alle scuole, sarebbe bene ricordarsi che i giovani sono un patrimonio di tutti: della scuola, certamente, ma anche - conclude Pacifico – delle famiglie e delle istituzioni”.
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