Il Ministero dell’Istruzione è sul punto di pubblicare il decreto ministeriale e la conseguente Circolare applicata che anticiperà di un mese esatto la scadenza per la presentazione delle domande di cessazione dal servizio, introducendo anche delle nuove direttive per stabilire l’accertamento dei contributi versati e di tutti i periodi eventualmente utili per l’accesso alla pensione: da quest’anno il personale pubblico interessato dovrà controllare preventivamente la propria posizione contributiva attraverso un confronto dei dati contenuti nel conto assicurativo Inps (consultando anche un patronato) e quelli presenti nel fascicolo personale depositato negli uffici della scuola dove il dipendente presta servizio. La verifica preliminare dovrà focalizzarsi, in particolare, sulle eventuali domande di riscatto, di computo o di ricongiunzione presentate.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal: La scuola continua ad essere uno dei comparti più penalizzati, perché vi si accede con continuità solo dopo un lungo periodo di precariato; quindi, iniziando ad accumulare contributi non prima dei 30 anni, è normale che quasi nessuno potrà uscire attraverso la pensione di anzianità. Inoltre, con la Buona Scuola Renzi-Giannini anziché assumere i precari, già selezionati, abilitati e formati, con effetto immediato, si è preferito puntare ad un reclutamento “lumaca”: applicando il nuovo reclutamento, gli anni di formazione-concorso-supplenze nella migliore delle ipotesi sfioreranno il decennio. Senza dimenticare che i docenti assunti a partire dal 2015, con la Legge 107/15, sono destinati a percepire un assegno decurtato tra il 38% ed il 45% rispetto a chi ha lasciato il servizio sino a quell’anno. Produrre un aumento sostanzioso del tabellare sarebbe servito anche a contrastare tale destino.
È possibile chiedere una consulenza personalizzata a Cedan per sapere se si ha diritto ad andare in quiescenza prima dei termini contributivi e di vecchiaia previsti dalla legge e per scoprire il valore dell’assegno pensionistico. Oltre a ulteriori servizi. Per contatti, ci si può collegare alsito internet. Per avere tutte le indicazioni necessarie è possibile anche scrivere una e-mail all’indirizzoQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Quest’anno gli 80mila docenti, amministrativi, tecnici, Dsga e collaboratori scolastici interessati ad andare in pensione, di cui solo il 10 per cento per raggiunti limiti di età, avranno pochi giorni di tempo per decidere e farebbero bene a verificare, da subito, se sono in possesso dei requisiti: il Ministero dell’Istruzione starebbe infatti pubblicando il decreto ministeriale e la conseguente Circolare applicata che anticiperà di un mese esatto la scadenza per la presentazione delle domande di cessazione dal servizio, introducendo anche delle nuove direttive per stabilire l’accertamento dei contributi versati e di tutti i periodi eventualmente utili per l’accesso alla pensione.
In base alle anticipazioni del decreto, fornite da Italia Oggi, risulta innanzitutto che il nuovo termine per presentare la domanda, per lasciare la scuola dal 1° settembre 2018, sarà il prossimo 20 dicembre. Inoltre, a seguito delle disposizioni contenute nella Circolare Inps numero 5 dell’11 gennaio 2017, da quest’anno il personale pubblico interessato, quindi anche i docenti e il personale Ata della scuola, dovrà controllare preventivamente la propria posizione contributiva attraverso un confronto dei dati contenuti nel conto assicurativo Inps (consultando anche un patronato) e quelli presenti nel fascicolo personale depositato negli uffici della scuola dove il dipendente presta servizio. La verifica preliminare dovrà focalizzarsi, in particolare, sulle eventuali domande di riscatto, di computo o di ricongiunzione presentate.
Per il sindacato, l’alto numero di potenziali insegnanti e Ata interessati a lasciare il lavoro rappresenta la conferma di quanto indicato da tempo: oltre una certa età, attorno ai 60 anni, un lavoratore che opera a stretto contatto con i giovani ha la forte esigenza di andare in pensione. Svolgendo un lavoro di relazione, con individui in crescita, chi opera nella scuola accumula infatti un grado di stress che alla lunga può sfociare in disturbi se non in patologie: lo dicono i più autorevoli studi in materia, come lo studio decennale ‘Getsemani Burnout e patologia psichiatrica negli insegnanti’.
“La nostra organizzazione – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – ha rilevato che i nuovi calcoli sui requisiti di accesso al pensionamento premieranno solo una parte di coloro che sperano di lasciare il lavoro dal prossimo mese di settembre: i vincoli, peraltro destinati ad alzarsi ulteriormente, visto chedal 2019 si dovrà lavorare fino a 67 anni, richiedono circa 43 anni di contributi per accedere alla pensione anticipata e quasi 67 per quella di vecchiaia. La scuola, tra l’altro, continua ad essere uno dei comparti più penalizzati, perché vi si accede con continuità solo dopo un lungo periodo di precariato: quindi, iniziando ad accumulare contributi non prima dei 30 anni, è normale che quasi nessuno potrà uscire attraverso la pensione di anzianità”.
“Come se non bastasse la stretta sulle pensioni, associata da qualche anno anche all’aspettativa di vita crescente – dice ancora Pacifico –, la Buona Scuola Renzi-Giannini ha reso ancora più difficile questo percorso. Anziché assumere i precari, già selezionati, abilitati e formati, con effetto immediato - estendendo il doppio canale alle graduatorie, a partire dall’esaurimento di candidati nelle GaE ed in quelle di merito derivanti da concorso, colmando nel contempo i tanti posti vacanti – si è preferito puntare su un reclutamento “lumaca”: gli anni di formazione-concorso-supplenze (pagate per un biennio 400 euro al mese), sfioreranno, nella migliore delle ipotesi, il decennio”.
“Senza dimenticare – conclude il leader dell’Anief - che i docenti assunti a partire dal 2015, con la Buona Scuola, sono destinati a percepire un assegno mensile decurtato tra il 38% ed il 45% rispetto a chi ha lasciato il servizio sino a quell’anno. Questo significa che un docente che due anni fa oggi percepiva una pensione di 1.500 euro, dai nostri calcoli lascerà il servizio a 70 anni con 46 anni e mezzo di contributi versati, ma andrà a percepire una pensione collocata nella fascia 825 euro 930 euro. Produrre un aumento sostanzioso del tabellare dello stipendio sarebbe servito anche a contrastare tale destino: assegnare, invece, appena 85 euro lordi dopo nove anni di blocco, peraltro nemmeno per tutti, visto che i finanziamenti nella Legge di Bilancio non sono sufficienti, servirà davvero a poco. Per tali motivi, invitiamo il personale a garantirsi almeno il triplo dell’aumento, più arretrati, presentando ricorso con il nostro sindacato”.
Si ricorda che è possibile chiedere una consulenza personalizzata a Cedan per sapere se si ha diritto ad andare in quiescenza prima dei termini contributivi e di vecchiaia previsti dalla legge e per scoprire il valore dell’assegno pensionistico. Oltre a ulteriori servizi. Per contatti, ci si può collegare alsito internet.Per avere tutte le indicazioni necessarie è possibile anche scrivere una e-mail all’indirizzoQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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