Sull’accordo di un anno fa tra la Funzione Pubblica e i sindacati maggiori, l'Intesa del 30 novembre 2016, pesano le mancate coperture del Mef. Uno dei tanti nodi da sciogliere è relativo al Bonus Renzi da 80 euro che percepiscono molti insegnanti e impiegati della scuola poiché i loro compensi sono al di sotto del limite dei 26mila euro lordi annui, considerando anche che la media è scesa in pochi anni di 2mila euro attestandosi a poco più di 28mila euro annui e confermandosi di gran lunga i più bassi della pubblica amministrazione. Inoltre, come detto da tempo dall’Anief, il Governo starebbe anche cercando di produrre un “aumento a pioggia fino ad una certa soglia di redditi, ad es. 27mila euro, scendendo poi gradualmente al di sotto di questa soglia”, cercando in questo modo, con la tecnica alla Robin Hood, di risparmiare altri soldi. Come se chi ha più anni di servizio e guadagna un po’ di più dei colleghi non avesse lo stesso diritto a percepire l’aumento, almeno per sopperire all’avanzare dell’inflazione. Occorrono altri 200 milioni di euro che sommati alla cifra necessaria per non far perdere il bonus 80 euro salgono a 300 milioni”. Il problema, ribatte l’Anief, è che i soldi necessari sono molti ma molti di più: per uno stipendio medio di 31mila euro sinora sono stati stanziati appena 8 euro netti in media per il 2016 e 2017, più 40 euro a partire dal prossimo 1° gennaio.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Sono cifre ridicole, perché rispetto all'inflazione programmata nei dieci anni appena trascorsi, quando è rimasta bloccata anche l'indicizzazione dell'Indennità di vacanza contrattuale, i valori sono rispettivamente quindici e tre volte inferiori all'aumento del costo della vita. A queste condizione, visto che nemmeno lontanamente si recupera l’inflazione, il contratto non può essere quindi firmato: per tali motivi, Anief rinnova l'invito ai sindacati maggiori a non prendere in considerazione certi tipi di proposte, assolutamente irricevibili e indegne per chi opera per la formazione dei giovani di un Paese moderno quale dovrebbe essere l’Italia. Ma ci rivolgiamo anche al personale, invitandolo a non subire certe ingiustizie e a contrastare con noi i mancati adeguamenti stipendiali.
Il contratto, che doveva essere firmato, avrebbe dovuto prevedere aumenti dal 2018 di almeno 127 euro, considerando il tasso di inflazione programmata registrato negli ultimi dieci anni. A cui aggiungere 2.654 euro netti di arretrati. È per questo che si stanno profilando un rimborso e un aumento davvero ridicoli, senza contare che mancano le quattro mensilità del 2015. Per tali motivi, l’Anief diffida gli altri sindacati dalla firma e invita a inviare la diffida all’amministrazione e alla Ragioneria dello Stato per sbloccare l'Indennità di vacanza contrattuale.
A pochi giorni dalla votazione finale della Legge di Bilancio, attraverso cui il personale della scuola e tutti gli impiegati pubblici dovrebbero vedersi aumentato lo stipendio dopo un interminabile blocco, diventa di dominio pubblico la notizia che l’Anief ha pubblicato da diverse settimane: gli 85 euro lordi medi su cui s’era formulato l’accordo di un anno fa tra la Funzione Pubblica e i sindacati maggiori, l'Intesa del 30 novembre 2016, non sono affatto assicurati perché le coperture che arrivano dal Mef continuano ad essere insufficienti. “Così, l’accordo da stipularsi entro il 31 dicembre, potrebbe chiudersi con una cifra molto più bassa”, riassume lucidamente Orizzonte Scuola.
Uno dei tanti nodi da sciogliere è relativo al Bonus Renzi da 80 euro che percepiscono molti insegnanti e impiegati della scuola poiché i loro compensi sono al di sotto del limite dei 26mila euro lordi annui, considerando anche che la media è scesa in pochi anni di 2mila euro attestandosi a poco più di 28mila euro annui e confermandosi di gran lunga i più bassi della pubblica amministrazione. Il punto è che un aumento medio lordo di 85 euro mensili potrebbe portare una parte di questi dipendenti pubblici alla perdita del Bonus introdotto dall’ex premier e oggi segretario Pd. “Il Governo – continua la rivista - ha così innalzato l’asticella del limite reddituale che dà beneficio al bonus da 26.000 a 26.600 euro. Una soluzione che permettere di risolvere il problema per il 70% dei dipendenti pubblici coinvolti. E il resto? Servono altri soldi. Se l’asticella si sposta ancora, da 26.600 a 27.000 euro, la platea dei dipendenti pubblici che rischia di perdere il bonus si azzera, ma bisogna mettere in campo una cifra ingente”.
Inoltre, come detto da tempo dall’Anief, il Governo starebbe anche cercando di produrre un “aumento a pioggia fino ad una certa soglia di redditi, ad es. 27mila euro, scendendo poi gradualmente al di sotto di questa soglia”, cercando in questo modo, con la tecnica alla Robin Hood, di risparmiare altri soldi. Come se chi ha più anni di servizio e guadagna un po’ di più dei colleghi non avesse lo stesso diritto a percepire l’aumento, almeno per sopperire all’avanzare dell’inflazione.
“L’aumento, finora calcolato in 85 euro lordi medi, è stato calcolato in maniera eguale per tutti i dipendenti pubblici. Ma il comparto scuola ha delle particolarità. Come spiegato nella sezione Economia del Messaggero, se si applica l’aumento del 3,48%, l’incremento medio delle buste paga sarebbe attorno ai 70 euro, non 85. Per far sì che in tutti i comparti la media dell’aumento arrivi a 85 euro lordi mensili servirebbero insomma altre risorse”. Pertanto, “sarebbero necessari altri 200 milioni di euro che, sommati alla cifra utile a non far perdere il bonus 80 euro, salgono a 300 milioni”. Il problema, ribatte l’Anief, è che i soldi necessari sono molti ma molti di più. Nel complesso, mediamente, per uno stipendio medio di 31mila euro sinora sono stati stanziati appena 8 euro netti per il primo biennio – 2016 e 2017 - e 40 euro a partire dal prossimo 1° gennaio.
“Si tratta di cifre ridicole – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – perché rispetto all'inflazione programmata nei dieci anni appena trascorsi, quando è rimasta bloccata anche l'indicizzazione dell'Indennità di vacanza contrattuale, i valori sono rispettivamente quindici e tre volte inferiori all'aumento del costo della vita. A queste condizione, visto che nemmeno lontanamente si recupera l’inflazione, il contratto non può essere quindi firmato: per tali motivi, Anief rinnova l'invito ai sindacati maggiori a non prendere in considerazione certi tipi di proposte, assolutamente irricevibili e indegne per chi opera per la formazione dei giovani di un Paese moderno quale dovrebbe essere l’Italia. Ma ci rivolgiamo anche al personale, invitandolo a non subire certe ingiustizie e a contrastare con noi i mancati adeguamenti stipendiali”.
L’Ufficio Studi Anief è andato ad esaminare, a questo proposito, la relazione tecnica di accompagnamento al disegno di legge n. 2960, le cui cifre rimangono sostanzialmente immutate, constatando che le risorse messe a disposizione, suddivise per i 2,7 milioni di statali ai tassi registrati e considerando il tasso di inflazione da recuperare, per il biennio 2016/2017, arriveranno a circa 15 euro complessivi di aumento mensile lordo. Mentre gli 85 lordo Stato, quelli che in media ogni dipendente pubblico dovrebbe avere dal prossimo 1° gennaio, dopo quasi 10 anni di indegno blocco stipendiale, risultano ancora lontani dalla copertura. In pratica, gli incrementi concessi, si legge nelle tabelle, sono dello 0,38 per il 2016, dell’1,08 per l’anno in corso e del 3,48 per il prossimo.
Detto ciò, il contratto, che doveva essere firmato, avrebbe dovuto prevedere aumenti dal 2018 di almeno 127 euro, sempre considerando il tasso di inflazione programmata registrato negli ultimi dieci anni. A cui aggiungere 2.654 euro netti di arretrati. È per questo che si stanno profilando un rimborso e un aumento davvero ridicoli, senza contare che mancano le quattro mensilità del 2015. Per tali motivi, l’Anief diffida gli altri sindacati dalla firma e invita a inviare la diffida all’amministrazione e alla Ragioneria dello Stato per sbloccare l'Indennità di vacanza contrattuale.
È ancora possibile difendere il proprio diritto a percepire uno stipendio adeguato almeno al 50% dell'aumento dei prezzi da settembre 2015, come prevede la legge e ha confermato la Corte Costituzionale, quindi recuperando in toto l'indennità di vacanza contrattuale: gli interessati possono inviare direttamente il modello di diffida.
TABELLA ANIEF – CONFRONTO LEGGE DI STABILITA’ 2018 - IVC | ||||||||
Euro Anno Lordo |
Euro Mese Lordo |
+ % |
IVC Anno |
IVC Mese |
+ % |
Differenza Anno |
Differenza Mese |
|
2015 | NIENTE | 1349 | 104 |
4,25% Per 4,3 mesi |
- 446 | |||
2016 | 114 | 9 | 0,36% | 1352 | 104 | 4,26% | - 1.238 | - 95 |
2017 | 346 | 27 | 1,09% | 1479 | 114 | 4,66% | - 1.133 | - 87 |
2018 | 1.105 | 85 | 3,48% | 1749 | 135 | 5,51% | - 644 | - 50 |
PERDITA COMPLESSIVA NETTA RISPETTO A IVC DA RECUPERARE CON DIFFIDA/RICORSO | 3.461 euro |
PER APPROFONDIMENTI:
Rinnovo del contratto, dopo il Ponte di Ognissanti riparte l’inutile trattativa all’Aran