Anief invita a rinviare le trattative e mette a disposizione il modello per recuperare almeno il 50% dell’inflazione programmata, relativa alla mancata indicizzazione dell'indennità di vacanza contrattuale, di cui si mette a disposizione la diffida. Perché dopo l’inerzia totale durata otto anni e aver fatto passare altri 12 mesi dall’accordo con la Funzione Pubblica, l'Intesa del 30 novembre 2016, improvvisamente l’Agenzia che svolge la contrattazione per gli interessi della parte pubblica si ricorda dei diritti dei lavoratori e si accinge ad imporre ai sindacati maggiori un tour de force di incontri finalizzati a concludere il primo rinnovo contrattuale addirittura in poche ore. Viene da chiedersi se vale la pena sottostare all’ennesimo ricatto, finalizzato a sottoscrivere in fretta un contratto perché si stanno esaurendo i tempi tecnici per realizzarlo. Fra pochi giorni, infatti, saranno sciolte le Camere; in primavera si voterà per formare il nuovo Governo e rinnovare la rappresentanza dei sindacati.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Non ha senso porre oggi una firma che potrebbe essere sconfessata fra qualche mese, anche perché le uniche risorse stanziate nella Legge di Stabilità sono, per quanto riguarda gli arretrati del biennio 2016/16, ben quindici inferiori al costo complessivo dell'inflazione certificata. E anche per gli aumenti effettivi, a regime dal prossimo 1°gennaio, si riscontra un incremento pari ad un terzo di quello necessario a coprire lo stesso disavanzo. La verità è che si sapeva da tempo che la legislazione sarebbe terminata in questo periodo e c’era tutto il tempo per prevedere un pre-accordo, chiaro e definito. Almeno nella parte normativa, la quale a questo punto potrebbe rivelarsi un mero copia-incolla di quella attuale oppure contenere delle novità che se non valutate con attenzione, per il poco tempo concesso, potrebbero rivelarsi per i lavoratori addirittura una perdita di diritti rispetto agli attuali.
È possibile difendere il proprio diritto a percepire uno stipendio adeguato almeno al 50% dell'aumento dei prezzi da settembre 2015, come prevede la legge e ha confermato la Corte Costituzionale, quindi recuperando in toto l'indennità di vacanza contrattuale: gli interessati possono inviare da subito il modello di diffida predisposto dall’Anief.
Sul rinnovo del contratto della scuola si sta vivendo una situazione al limite del paradosso: dopo l’inerzia totale durata otto anni e aver fatto passare altri 12 mesi dall’accordo con la Funzione Pubblica, l'Intesa del 30 novembre 2016, improvvisamente l’Aran si ricorda dei diritti dei lavoratori e si accinge ad imporre ai sindacati maggiori un tour de force di incontri finalizzati a concludere il primo rinnovo contrattuale addirittura in poche ore. “Entro il 21 dicembre – scrive Orizzonte Scuola - potrebbe chiudersi il contratto per i dipendenti statali: spunta infatti l’ipotesi di riunirsi ad oltranza per arrivare alla firma. Subito dopo, l’Aran convocherà i sindacati per definire l’accordo, dandosi forse 2 giorni di tempo”.
Premesso che per la scuola il discorso è più complicato, perché solo ora esce fuori che gli 85 euro lordi di aumento medio non ci sono per tutti i lavoratori e sarà penalizzato chi guadagna di più, concetto espresso dall’Anief da mesi, viene da chiedersi se vale la pena sottostare all’ennesimo ricatto della parte pubblica, finalizzato a sottoscrivere in fretta un contratto perché si stanno esaurendo i tempi tecnici per realizzarlo. Fra pochi giorni, infatti, saranno sciolte le Camere; in primavera si voterà per formare il nuovo Governo e rinnovare la rappresentanza dei sindacati.
“Non ha senso porre oggi una firma che potrebbe essere sconfessata fra qualche mese – avverte Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – anche perché le uniche risorse stanziate nella Legge di Stabilità sono, per quanto riguarda gli arretrati del biennio 2016/16, ben quindici inferiori al costo complessivo dell'inflazione certificata. E anche per gli aumenti effettivi, a regime dal prossimo 1°gennaio, si riscontra un incremento pari ad un terzo di quello necessario a coprire lo stesso disavanzo. Sono aumenti persino inferiori al 50% dell’inflazione programmata, relativa alla mancata indicizzazione dell'indennità di vacanza contrattuale, di cui si mette a disposizione la diffida”.
“La verità – conclude il sindacalista autonomo - è solo una: si sapeva da tempo che la legislazione sarebbe terminata in questo periodo e c’era tutto il tempo per prevedere un pre-accordo, chiaro e definito. Almeno nella parte contrattuale normativa, la quale a questo punto potrebbe rivelarsi un mero copia-incolla di quella attuale oppure contenere delle novità che, se non valutate con attenzione per il poco tempo concesso, potrebbero rivelarsi per i lavoratori addirittura una perdita di diritti rispetto agli attuali”.
Analizzando la relazione tecnica di accompagnamento al disegno di legge n. 2960, le cui cifre rimangono sostanzialmente immutate alla Camera, dove a breve si voterà in Aula il testo (4768) destinato a diventare definitivo, si scopre che per i 2,7 milioni di statali ai tassi registrati, considerando il tasso di inflazione da recuperare, per il biennio 2016/2017 non si superano i 15 euro medi complessivi di aumento mensile lordo. Mentre gli 85 euro lordo Stato, quelli che in media ogni dipendente pubblico dovrebbe avere dal prossimo 1° gennaio, risultano ancora non coperti. Applicando, infatti, per il 2018 il 3,48% di incremento, lo stesso adottato per gli altri comparti pubblici, l’aumento effettivo si rivelerebbe attorno ai 70 euro anziché 85: questo, per effetto della riduzione dei compensi medi destinato a docenti e Ata, passati da 30mila euro a 28 euro annui. Sono cifre ridicole che non recuperano nemmeno l’inflazione: ecco perché il contratto non può essere firmato.
Il contratto da sottoscrivere avrebbe dovuto prevedere aumenti di circa 130 euro dal 2018. A cui aggiungere 2.654 euro di arretrati. È per questo che si vanno profilando un rimborso e un aumento davvero ridicoli, senza contare che mancano le quattro mensilità del 2015. Per tali motivi, l’Anief diffida gli altri sindacati dalla firma e invita a inviare la diffida all’amministrazione e alla Ragioneria dello Stato per sbloccare l'Indennità di vacanza contrattuale.
È possibile difendere il proprio diritto a percepire uno stipendio adeguato almeno al 50% dell'aumento dei prezzi da settembre 2015, come prevede la legge e ha confermato la Corte Costituzionale, quindi recuperando in toto l'indennità di vacanza contrattuale: gli interessati possono inviare da subito il modello di diffida predisposto dall’Anief.
TABELLA ANIEF – CONFRONTO LEGGE DI STABILITA’ 2018 - IVC | ||||||||
Euro Anno Lordo |
Euro Mese Lordo |
+ % |
IVC Anno |
IVC Mese |
+ % |
Differenza Anno |
Differenza Mese |
|
2015 | NIENTE | 1349 | 104 |
4,25% Per 4,3 mesi |
- 446 | |||
2016 | 114 | 9 | 0,36% | 1352 | 104 | 4,26% | - 1.238 | - 95 |
2017 | 346 | 27 | 1,09% | 1479 | 114 | 4,66% | - 1.133 | - 87 |
2018 | 1.105 | 85 | 3,48% | 1749 | 135 | 5,51% | - 644 | - 50 |
PERDITA COMPLESSIVA NETTA RISPETTO A IVC DA RECUPERARE CON DIFFIDA/RICORSO | 3.461 euro |
PER APPROFONDIMENTI:
Rinnovo del contratto, dopo il Ponte di Ognissanti riparte l’inutile trattativa all’Aran