Siamo fermi, di fatto, all’impegno dei vertici ministeriali di avviare al più presto la trattativa all’Aran, a ridosso dell’approvazione, nelle prossime ore, della Legge di Stabilità. Difficilmente, però, si potrà pensare che la trattativa possa decollare nel corso delle vacanze natalizie e di fine anno. Pertanto la “pratica” del rinnovo contrattuale del comparto scolastico è destinata ad entrare nel vivo solo nel nuovo anno.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Da una parte abbiamo la Ministra dell’Istruzione che continua a parlare di valorizzazione del personale docente attraverso stipendi finalmente adeguati, ma dall’altra i suoi ‘emissari’ trattano con i rappresentanti dei lavoratori della scuola con somme bloccate e senza possibilità di incremento. La logica dice che a queste condizioni dei sindacati che operano per la tutela dei lavoratori dovrebbero rifiutare la proposta. Invece le cose non stanno così. Un rinnovo contrattuale sufficientemente decente dovrebbe prevedere almeno il recupero dell’inflazione e aumenti equi. Dai nostri calcoli, si tratta perlomeno di 270 euro: la metà riguarderebbe la mancata assegnazione dell’indennità di vacanza contrattuale, mentre gli altri 135 euro servirebbero finalmente a far lievitare i compensi fermi dal 2009. Perché non si è mai visto un rinnovo stipendiale, dopo nove anni di fermo, senza un effettivo aumento. Con quale ‘faccia’ si spiegherà al personale che alla fine della fiera, dopo così tanto tempo, avranno in busta paga un aumento con cui si potrà pagare a malapena una pizza al mese?
Per chiedere uno stipendio adeguato almeno al 50% dell'aumento dei prezzi da settembre 2015, come prevede la legge e ha confermato la Corte Costituzionale, quindi recuperando in toto l'indennità di vacanza contrattuale, si può inviare da subito il modello di diffida predisposto.
Sul rinnovo contrattuale del comparto Scuola si registra l’ennesima fumata nera: anche l’ultimo incontro tra sindacati e parte pubblica, stavolta con il sottosegretario all’Istruzione Vito De Filippo, è stato del tutto inconcludente. I sindacati maggiori, scrive oggi Orizzonte Scuola, hanno ammesso “che le richieste portate avanti non hanno ancora trovato una soluzione”. Ma non poteva andare diversamente, visto che gli 85 euro, promessi dalla Funzione Pubblica più di un anno fa, il 30 novembre 2016, solo per la Scuola continuano a non avere le necessarie coperture economiche e si rimane praticamente fermi a 70 euro medi. Anche sul piano normativo non ci siamo, perché le richieste, sempre delle organizzazioni rappresentative, di superamento delle attuali norme di legge, ad iniziare dall’organizzazione del lavoro, con quelle contrattuali rimangono un mero auspicio.
Siamo fermi, di fatto, all’impegno dei vertici ministeriali di avviare al più presto la trattativa all’Aran, a ridosso dell’approvazione, nelle prossime ore, della Legge di Stabilità. Difficilmente, però, la trattativa potrà decollare nel corso delle vacanze natalizie e di fine anno. Pertanto la “pratica” del rinnovo contrattuale del comparto scolastico è destinata ad entrare nel vivo solo nel 2018.
“Continua a stupirci questo modo di condurre le relazioni – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – perché da una parte abbiamo la Ministra dell’Istruzione che continua a parlare di valorizzazione del personale docente attraverso stipendi finalmente adeguati, ma dall’altra i suoi ‘emissari’ trattano con i rappresentanti dei lavoratori della scuola con somme bloccate e senza possibilità di incremento. La logica dice che a queste condizioni dei sindacati che operano per la tutela dei lavoratori dovrebbero rifiutare la proposta. Invece le cose non stanno così”.
“Un rinnovo contrattuale sufficientemente decente – continua Pacifico - dovrebbe prevedere almeno il recupero dell’inflazione e aumenti equi. Dai nostri calcoli, si tratta perlomeno di 270 euro: la metà riguarderebbe la mancata assegnazione dell’indennità di vacanza contrattuale, mentre gli altri 135 euro servirebbero finalmente a far lievitare i compensi fermi dal 2009. Perché non si è mai visto un rinnovo stipendiale, dopo nove anni di fermo, senza un effettivo aumento. Allora, lo ribadiamo: che senso ha condurre una battaglia per ottenere nemmeno un terzo di quanto dovuto? Con quale ‘faccia’ si spiegherà al personale che alla fine della fiera, dopo così tanto tempo, avranno in busta paga un aumento con cui si potrà pagare a malapena una pizza al mese?”.
“Al computo vanno anche aggiunti degli arretrati equi: i dipendenti dovrebbero prendere 2.654 euro, comprensivi delle quattro mensilità di fine 2015 indicate dalla Corte Costituzionale ma ignorate dalla parte pubblica, la quale vorrebbe archiviare la ‘pratica’ cavandosela con qualche centinaia di euro. Quindi, mancano troppi soldi e senza soldi non si può sottoscrivere alcun contratto. Ecco perché insistiamo con la necessità di impugnare tutto e andare a sentire cosa ne pensano i giudici”.
Le cifre parlano chiaro: ai dipendenti andranno tra i 15 e i 18 euro medi complessivi per il biennio 2016/2017, corrispondenti rispettivamente all’applicazione dello 0,36% e dell’1,09% di aumento. Dal prossimo 1° di gennaio, invece, l’incremento medio doveva essere del 3,48% che corrisponde ai famigerati 85 euro lordi medi, ma per i quali non risulta esserci l’adeguata copertura.
Il giovane sindacato diffida gli altri sindacati dalla firma e invita a inviare la diffida all’amministrazione e alla Ragioneria dello Stato per sbloccare l'Indennità di vacanza contrattuale. È possibile difendere il proprio diritto a percepire uno stipendio adeguato almeno al 50% dell'aumento dei prezzi da settembre 2015, come prevede la legge e ha confermato la Corte Costituzionale, quindi recuperando in toto l'indennità di vacanza contrattuale: gli interessati possono inviare da subito il modello di diffida predisposto dall’Anief.
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