Da Palazzo Madama è arrivato il via libera al testo definitivo della Legge sul Bilancio di previsione dello Stato per il 2018. Per la scuola tanto fumo e poco arrosto. A partire dalla trasformazione delle cattedre di fatto in cattedra di diritto, utili per mobilità e immissioni in ruolo. A fronte delle circa 18mila finanziate per i prossimi anni, ne mancano all’appello almeno 40mila su sostegno. Fumata nera anche per le risorse per il rinnovo del contratto. I 60 milioni in più raschiati negli ultimi giorni serviranno per la costituzione di un fondo per la valorizzazione del merito. Come dire: poco e solo per pochi. Male anche la bocciatura del doppio emendamento per l’ammissione dei ricorrenti 2011 e 2015 al corso intensivo per accesso al ruolo di Dirigente scolastico.
Sul fronte Ata viene superato il divieto di conferire supplenze per la sostituzione di assistenti tecnici e amministrativi, introdotto dalla legge 190/2014, ma solo dopo il trentesimo giorno di assenza. Non cambia nulla, invece, sul versante dei collaboratori scolastici, per i quali il divieto di sostituzione rimane. In arrivo nel 2018, dopo anni di attesa, il concorso per DSGA.
Unica nota positiva, l’eliminazione del vincolo allo scorrimento delle graduatorie di merito del concorso docenti 2016 fino al limite aggiuntivo del 10% dei vincitori, che impediva agli idonei collocati oltre tale limite di poter ottenere la nomina in ruolo. Una norma illogica contro cui Anief aveva già ottenuto ragione in tribunale. Prorogata di un anno, inoltre, la validità delle GM del Concorso 2016.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La Legge di Bilancio così come approvata dal Senato purtroppo rappresenta un’occasione mancata. In questi mesi abbiamo più volte sentito la Ministra Fedeli parlare della necessità di valorizzare la professione docente, addirittura raddoppiando gli stipendi. Constatiamo con amarezza che la realtà è un’altra, fatta com’è solo di poche luci e molte ombre. Ma con Anief ai tavoli di contrattazione, una volta raggiunta la rappresentatività, la storia cambierà.
È stata approvata dal Senato la Legge di Bilancio 2018, con cui sono stanziate e distribuite le risorse economiche per il prossimo anno. Numerosi i provvedimenti, molti dei quali assunti con emendamenti approvati quasi sul filo di lana, che riguardano la scuola. Ma a scarseggiare è la qualità di quanto deciso, che per Anief non cambia la sostanza dei problemi della scuola e sa tanto di occasione sprecata.
La recente sentenza dell’Adunanza plenaria sui diplomati magistrale, ad esempio, ha riportato prepotentemente sulla scena il problema del precariato, con migliaia di maestre che rischiano di perdere il ruolo ottenuto con riserva, in alcuni casi dal 2015, e tornare a fare le supplenti.
“Anche per questo – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal – ci saremmo aspettati una maggiore attenzione sul tema. L’unica cosa che è stata fatta, invece, è il finanziamento del passaggio di appena 18mila cattedre da organico di fatto a organico di diritto, rendendole così utili per mobilità e immissioni in ruolo, lasciandone fuori però almeno altre 40mila su sostegno che ogni anno vanno a supplenza. Per non parlare dell’assenza anche di un solo accenno alla necessità di modificare il D.Lgs 59/2017 sul reclutamento dei docenti, nella parte in cui non prevede anche per infanzia e primaria una fase transitoria e un concorso riservato che valorizzi le abilitazioni ottenute con diploma magistrale e laurea in Scienze della formazione primaria nonché il servizio prestato, addirittura ultradecennale per molti di questi docenti. Su questo tema, pertanto, confermiamo lo sciopero dell’8 gennaio, che vedrà i docenti magistrali protestare a Roma davanti al Miur e in altre città italiane davanti agli uffici scolastici regionali”.
Anche sul fronte delle risorse per il rinnovo del contratto per il personale scolastico si registrano pochi e insufficienti progressi. Il provvedimento approvato ieri, infatti, porta in dotazione la miseria di soli 60 milioni di euro aggiuntivi, destinati peraltro non a essere distribuiti a tutti ma alla costituzione di un fondo per la premialità del merito dei docenti. Quindi per incentivare formazione, ricerca e sperimentazione didattica. Come dire: poco e solo per pochi.
“Purtroppo prendiamo atto che con queste risorse siamo ben lontani dal recupero della perdita di potere d’acquisto che gli stipendi di docenti e personale Ata hanno registrato dal 2006 ad oggi. Un periodo peraltro caratterizzato dalla più grave crisi economica e finanziaria dopo quella del 1929. Altro che aumenti stipendiali, qui stiamo ragionando di livelli retributivi che a fatica si staccano dalla soglia di povertà. Eppure la ministra Fedeli in questi mesi aveva parlato addirittura di stipendi da raddoppiare. Possiamo solo registrare con amarezza come quelle dichiarazioni, oggi, suonino come una beffa, su cui pesa anche la compiacenza dei sindacati confederali e rappresentativi”.
Sul punto, il giovane sindacato rinnova pertanto la diffida agli altri sindacati a non firmare un contratto senza soldi e invita a inviare la diffida all’amministrazione e alla Ragioneria dello Stato per sbloccare l'Indennità di vacanza contrattuale. È possibile difendere il proprio diritto a percepire uno stipendio adeguato almeno al 50% dell'aumento dei prezzi da settembre 2015, come prevede la legge e ha confermato la Corte Costituzionale, quindi recuperando in toto l'indennità di vacanza contrattuale, per un totale di circa 3.500 euro di arretrati.
Per quanto riguarda il pianeta ATA, per un passo avanti se ne registrano due indietro. Se da una parte, infatti, salta finalmente il divieto – introdotto dalla L. 190/2014 – di sostituire con un supplente gli assistenti amministrativi e gli assistenti tecnici che si assentano, è pur vero che tale deroga viene concessa solo per assenze superiori a 30 giorni. Niente di nuovo, invece, per i collaboratori scolastici: per loro permane il divieto di sostituzione, con il risultato che le unità in servizio vedranno aumentare il carico di lavoro ogni volta che un collega si ammala.
Sarà finalmente bandito nel 2018 il concorso per DSGA, aperto al personale laureato e anche – oltre che al personale laureato in possesso di titolo valido per l’accesso – agli assistenti amministrativi privi del prescritto titolo culturale ma che abbiano prestato servizio come DSGA per almeno tre anni interi negli ultimi otto. Sul punto Anief ha già più volte evidenziato come sia illogico il limite degli ultimi otto anni per la rilevazione del servizio utile all’ammissione e come tale personale, in realtà, più che di una selezione avrebbe diritto all’ammissione diretta ad un corso-concorso riservato, avendo già dimostrato di essere in grado di svolgere questa mansione.
Male anche la bocciatura del doppio emendamento per l’ammissione dei ricorrenti 2011 e 2015 al corso intensivo per accesso al ruolo di Dirigente scolastico. “Questi provvedimenti – spiega Pacifico – avrebbero permesso la copertura già dal prossimo anno scolastico delle attuali sedi vacanti non compromettendo i posti messi a concorso adesso. La loro approvazione, inoltre, avrebbe anche scongiurato l’esito dell’attesa sentenza della Corte Costituzionale – a seguito dei rilievi di incostituzionalità della norma ‘sanatoria’ mossi dal Consiglio di Stato con ordinanza n. 3008/2017 – chiamata ad esprimersi sull’esclusione degli stessi docenti dalle prove scritte del concorso 2011 e sul ricorso avverso il DM 499/2015 per l’ammissione ai corsi intensivi di formazione per dirigenti scolastici”.
L’unica nota realmente positiva arriva dal Concorso docenti 2016 che vede prorogare di un anno la validità delle graduatorie di merito e, soprattutto, registra il superamento del vincolo allo scorrimento delle GM oltre il limite aggiuntivo del 10% dei vincitori, che impediva agli idonei collocati al di là di tale limite di poter ottenere la nomina in ruolo.
“L’eliminazione del vincolo del 10% agli idonei del concorso docenti – sottolinea Pacifico – dà ancora una volta ragione all’Anief, che sin dalla sua introduzione ne aveva rilevato l’illogicità prima ancora dell’illegittimità. Non a caso, parliamo di una norma contro cui avevamo già ottenuto ragione in tribunale. Oggi registriamo con soddisfazione che, almeno su questo, siamo stati ascoltati. Cosa che, siamo sicuri, nel prossimo futuro accadrà sempre più spesso. Appena avremo raggiunto la rappresentatività alle prossime elezioni RSU, alle quali parteciperemo con 6mila liste e oltre 9mila candidati, la nostra presenza ai tavoli delle trattative sarà decisiva per effettuare un cambio di marcia sulla scuola, che negli ultimi anni ha registrato un deciso decremento sul fronte economico e normativo. Per questo, siamo già sin d’ora pronti a rivedere il contratto collettivo nazionale in tutti quei casi in cui non riconosce la parità di trattamento tra personale precario e di ruolo o tutto il servizio di ruolo nella ricostruzione di carriera o nei passaggi di ruolo del personale”.
PER APPROFONDIMENTI:
Contratto, ancora una fumata nera: se ne riparla nel 2018
Rinnovo Rsu, c’è aria di cambiamento dopo decenni di stallo
Nella Legge di Stabilità risorse col bilancino, ma servono 30 miliardi solo per gli stipendi
Rinnovo del contratto, dopo il Ponte di Ognissanti riparte l’inutile trattativa all’Aran