Nelle ultime ore stanno emergendo dei dettagli importanti sulla proposta presentata per iscritto ieri dall’amministrazione pubblica ma sottaciuta dai sindacati maggiori: mentre sugli aumenti tutto tace e si rimanda alla prossima settimana, ieri l’incontro si è concentrato sulla richiesta di introdurre nel contratto delle nuove mansioni innovative, dei veri e propri servizi obbligatori, come il tutoraggio degli studenti delle superiori, impegnati nelle attività di azienda scuola–lavoro e la formazione annuale. La quale, proprio come temeva l’Anief, diverrebbe una componente di fatto aggiuntiva, senza che vi sia un corrispondente incremento in busta paga, visto che dai bonus, ammesso che si riesca, al massimo si otterrebbero 20 euro netti mensili. Rasenta l’assurdo poi la “stretta”, sempre chiesta dall’Aran, sulle sanzioni disciplinari: si vuole introdurre, infatti, la possibilità di far assegnare, direttamente dal capo d’istituto, multe pari fino a 4 ore di lavoro e la sospensione dal servizio fino a 10 giorni lavorativi. Pesanti sanzioni scatterebbero, inoltre, qualora un docente dovesse comunicare con i suoi alunni via Facebook o Whatsapp.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Invece di pensare ad introdurre norme più snelle e adeguate alle necessità, come la cancellazione degli articoli del Ccnl che continuano a discriminare il personale precario rispetto a quello di ruolo, ci si concentra su disposizioni che sconfinano dal contratto di lavoro, perché è ovvio che chi va oltre le finalità educative incorre già in sanzioni di carattere penale. Viene da chiedersi, inoltre, come si fa a pensare di ampliare gli incarichi obbligatori senza prevedere incrementi stipendiali paralleli. Questi signori sindacalisti, di fronte a certe proposte, avrebbero dovuto alzare i tacchi e andarsene indignati. Invece, non solo non l’hanno fatto, ma nemmeno lo hanno denunciato, visto che a far trapelare la proposta indecente sono stati dei sindacati non allineati. A questo punto, vorrà dire che i motivi per cui non si deve sottoscrivere questo contratto-farsa sono almeno due: la mancata copertura dei già modestissimi 85 euro lordi medi che dopo quasi 10 anni porterà tra i 27 euro e 52 euro netti a lavoratore e l’arretramento dei diritti a stipendio praticamente fermo. Sembra di raccontare la vertenza con un datore di lavoro al cospetto della sua azienda. Invece, in quelle stanze dell’Aran si gioca con il destino di 800mila insegnanti e 300mila Ata. Che, di questo passo, non solo verranno pagati peggio ma si ritroveranno anche meno diritti dei colleghi del privato. Un motivo in più per scioperare due volte a fine mese e a febbraio.
L’Anief è un giovane sindacato, ma ha capito da tempo i meccanismi che stanno dietro alle contrattazioni. Per questo vuole farne parte e farà di tutto per oltrepassare la soglia del 5% attraverso il rinnovo delle Rsu del prossimo mese di aprile. Intanto, però, deve assistere al solito teatrino, con un’amministrazione che tratta i suoi dipendenti come se fossero dei sudditi e le attuali organizzazioni sindacali rappresentative che si dimostrano tutt’altro che combattive e fanno trapelare solo quello che gli fa comodo.
Questa fotografia è stata confermata nell’ultimo incontro, svolto ieri all’Aran, sul rinnovo contrattuale. Non solo la parte pubblica si è presentata impreparata sul versante economico, “dovendo ancora prendere visione delle annunciate integrazioni all’Atto di Indirizzo, riguardanti gli stanziamenti aggiuntivi contenuti nella legge di bilancio per il 2018”, rimandando alla prossima settimana “anche la possibilità di riportare all’ambito negoziale parte delle risorse destinate al personale per effetto della legge 107/2015 (bonus merito e 500 euro)”; nell’affrontare la parte normativa, ha mostrato ai sindacati presenti un testo contenente proposte irricevibili, “addirittura peggiorativo delle attuali norme”, sintetizza Orizzonte Scuola.
Pur non esplicitandolo a chiare lettere, quello che vuole l’amministrazione è dunque introdurre un maggior carico di impegni, delle vere e proprie mansioni innovative, a costo zero. Perché verrebbero inglobati nei servizi obbligatori, quindi probabilmente all’interno delle 40 + 40 ore funzionali all’insegnamento. Tra queste funzioni innovative coatte, figurerebbe il tutoraggio degli studenti delle superiori, impegnati nelle attività di azienda scuola-lavoro e la formazione annuale. Le quali, proprio come temeva l’Anief, diverrebbero una componente di fatto aggiuntiva, senza che vi sia un corrispondente incremento in busta paga, visto che dai bonus, ammesso che si riesca, al massimo si otterrebbero 20 euro netti mensili.
Rasenta l’assurdo poi la “stretta”, sempre chiesta dall’Aran, sulle sanzioni disciplinari: si vuole introdurre, infatti, la possibilità di far assegnare, direttamente dal capo d’istituto, multe pari fino a 4 ore di lavoro e la sospensione dal servizio fino a 10 giorni lavorativi. Pesanti sanzioni scatterebbero, inoltre, qualora un docente dovesse comunicare con i suoi alunni via Facebook o Whatsapp oppure intrattenere rapporti con genitori e alunni non ‘coerenti con le finalità educative’”.
“Invece di pensare ad introdurre norme più snelle e adeguate alle necessità, come la cancellazione degli articoli del Ccnl che continuano a discriminare il personale precario rispetto a quello di ruolo, malgrado i tribunali e la Cassazione dicano il contrario, ci si concentra su disposizioni che sconfinano dal contratto di lavoro – sostiene Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal –, perché è ovvio che chi va oltre le finalità educative incorre già in sanzioni di carattere penale. Viene da chiedersi, inoltre, come si fa a pensare di ampliare le competenze e gli incarichi di carattere obbligatorio, senza prevedere incrementi stipendiali paralleli”.
“Questi signori sindacalisti – continua Pacifico – di fronte a certe proposte avrebbero dovuto alzare i tacchi e andarsene indignati. Invece, non solo non l’hanno fatto, ma nemmeno lo hanno denunciato, visto che a far trapelare la proposta indecente fatta dall’Aran sono stati dei sindacati non allineati. Anief aveva da tempo previsto che sarebbe andata a finire così. E non è un caso che ha accostato l’inserimento dei bonus relativi al merito e alla formazione ad una “polpetta avvelenata”. A questo punto, vorrà dire che i motivi per cui non si deve sottoscrivere questo contratto-farsa sono almeno due”.
“Da una parte c’è la mancata copertura dei già modestissimi 85 euro lordi medi, pure questa da tempo denunciata dall’Anief, con il rinnovo di contratto che dopo quasi 10 anni porterà dai 57 euro lordi dei neoassunti della primaria agli 88 euro lordi dei docenti a fine carriera delle superiori (quote che si dimezzano al netto del lordo Stato a dipendente a fine anno, scendendo quindi a 27 euro e 52 euro). Dall’altra, l’amministrazione sta spingendo per ratificare un vero e proprio arretramento dei diritti a stipendio praticamente fermo. Sembra di raccontare la vertenza con un datore di lavoro al cospetto della sua azienda. Invece, in quelle stanze dell’Aran si gioca con il destino di 800mila insegnanti e 300mila Ata: dei dipendenti pubblici che, con questo andare, rischiano sempre più – conclude il sindacalista autonomo - di essere non solo pagati meno, cosa purtroppo nota da tempo, ma anche di essere trattati peggio dei colleghi che operano nel privato. Due motivi in più per aderire allo sciopero Anief a fine mese e a febbraio.
Gli interessati a recuperare almeno l’inflazione, possono presentare modello di diffida predisposto dall’Anief, per recuperare almeno 270 euro di aumento, da suddividere in due parti uguali: la prima sulla mancata assegnazione dell’indennità di vacanza contrattuale, la seconda di effettivo incremento, più 2.654 euro di arretrati, incrementati dai primi due mesi del 2018 indebitamente sottratti, e a partire da settembre 2015, come ha confermato due anni fa la Corte Costituzionale.
È infine ancora possibile candidarsi come Rsu Anief, compilando on line la scheda sul portale Anief (clicca qui per accedere).
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