A seguito dell’ultimo incontro tra Aran e sindacati rappresentativi è spuntata pure la possibile culpa in vigilando per docenti e Ata al di fuori dell’orario di servizio. La parte pubblica si pone in modo fermo sulla linea espressa la scorsa settimana, con una “stretta” sulle sanzioni e l’aggiunta di una serie di mansioni, oggi facoltative, tra quelle obbligatorie e quindi non più remunerabili. Una richiesta di fondo che la dice lunga sui pericoli che docenti e Ata andrebbero a correre qualora si dovessero approvare.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Se un genitore non dà l’autorizzazione all’uscita autonoma dell’alunno e non viene a prenderlo all’uscito, il docente dell’ultima ora di lezione o il collaboratore scolastico dovrebbe rimanere a scuola fino all’indomani mattina? Ma scherziamo? Per non parlare delle nuove norme legislative che devono essere recepite nel contratto in termini di assenze, sanzioni disciplinari, organizzazione dell’orario di lavoro, organici dopo le riforme del pubblico impiego, prima Brunetta ora Madia, oltre alla stessa Renzi-Giannini sulla Buona scuola. E tutto per avere in cambio una pizza in più al mese: 40 euro nette dal nuovo anno quando il costo della vita è aumentato di 15 punti negli ultimi dieci anni del blocco. Per questi motivi il nostro sindacato invita i sindacati rappresentativi, in scadenza di mandato, a non sottoscrivere l’accordo e a rinnegare l’intesa del 30 novembre 2016. Per pochissimi euro lordi, da assegnare anche dal prossimo primo marzo, con arretrati ridicoli, si svendono diritti inviolabile su responsabilità, sanzioni, organizzazione dell’orario di lavoro. Siamo sempre più convinti che si tratti di una “polpetta avvelenata” che porta meno diritti, più mansioni, senza recuperare nemmeno l’aumento del costo della vita tutelato dalla Costituzione. Qui non c’entrano le elezioni RSU e la possibilità che l’Anief possa oltrepassare la soglia del 5% attraverso il rinnovo del prossimo mese di aprile. A queste condizioni, lo ripetiamo, il tavolo deve essere abbandonato. E magari confluire sul doppio sciopero Anief proclamato a fine mese e a febbraio.
Più passano i giorni e più il rinnovo del contratto della scuola si trasforma per i lavoratori in un vero boomerang: al nodo irrisolvibile dell’aumento stipendiale, derivante dalla scarsità di fondi messi a disposizione dagli ultimi due governi, nemmeno utili a coprire gli 85 euro di media stabiliti 14 mesi fa con la Funzione Pubblica, si stanno aggiungendo le bizzarre richieste di cambio di normativa prodotte dalla parte pubblica. Durante l’incontro svolto ieri tra sindacati rappresentativi e parte pubblica, l’Aran si è mostrata decisamente ferma sulla linea espressa la scorsa settimana, con una “stretta” sulle sanzioni e l’aggiunta di una serie di mansioni, oggi facoltative, tra quelle obbligatorie e quindi non più remunerabili. Una richiesta di fondo che la dice lunga sui pericoli che docenti e Ata andrebbero a correre qualora si dovessero approvare.
Ora, infatti, spunta persino l’estensione della culpa in vigilando al di fuori dell’orario di servizio. “Allora – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal -, se un genitore non dà l’autorizzazione all’uscita autonoma dell’alunno e non viene a prenderlo all’uscito, il docente dell’ultima ora di lezione o il collaboratore scolastico dovrebbe rimanere a scuola fino all’indomani mattina? Ma scherziamo? Per non parlare delle nuove norme legislative che devono essere recepite nel contratto in termini di assenze, sanzioni disciplinari, organizzazione dell’orario di lavoro, organici dopo le riforme del pubblico impiego, prima Brunetta ora Madia, oltre alla stessa Renzi-Giannini sulla Buona scuola. E tutto per avere in cambio una pizza in più al mese, come da tempo denunciato dall’Anief: 40 euro nette dal nuovo anno quando il costo della vita è aumentato di 15 punti negli ultimi dieci anni del blocco”.
“Per questi motivi – continua Pacifico – il nostro sindacato invita i sindacati rappresentativi, in scadenza di mandato, a non sottoscrivere l’accordo e a rinnegare l’intesa del 30 novembre 2016. Per pochissimi euro lordi, da assegnare anche dal prossimo primo marzo, con arretrati ridicoli, si svendono diritti inviolabile su responsabilità, sanzioni, organizzazione dell’orario di lavoro. Siamo sempre più convinti che si tratti di una “polpetta avvelenata” che porta meno diritti, più mansioni, senza recuperare nemmeno l’aumento del costo della vita tutelato dalla Costituzione. Qui non c’entrano le elezioni RSU e la possibilità che l’Anief possa oltrepassare la soglia del 5% attraverso il rinnovo del prossimo mese di aprile. A queste condizioni, lo ripetiamo, il tavolo deve essere abbandonato. E magari confluire sul doppio sciopero Anief proclamato a fine mese e a febbraio”, conclude il presidente nazionale Anief.
Il giovane sindacato ricorda che gli interessati a recuperare almeno l’inflazione possono presentare modello di diffida predisposto dall’Anief, per recuperare almeno 270 euro di aumento, da suddividere in due parti uguali: la prima sulla mancata assegnazione dell’indennità di vacanza contrattuale, la seconda di effettivo incremento, più 2.654 euro di arretrati, incrementati dei primi due mesi del 2018 indebitamente sottratti, e a partire da settembre 2015, come ha confermato due anni fa la Corte Costituzionale.
È inoltre ancora possibile candidarsi come Rsu Anief, compilando on line la scheda sul portale Anief (clicca qui per accedere).
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