Urge una soluzione legislativa che riapra le GaE a tutti gli abilitati e tuteli i maestri assunti a tempo indeterminato e determinato con diploma magistrale, così come grida vendetta l’intesa raggiunta da Governo e sindacati sul rinnovo del contratto della scuola. Sono questi i due motivi centrali di una mobilitazione e di una manifestazione di piazza, organizzata dal giovane sindacato nel giorno dell'avvio dei lavori del nuovo Parlamento, per chiedere alla politica una risposta sollecita per garantire la continuità didattica, affrontando una volta per tutte il problema del precariato e perché ci ripensi chi sta tradendo con un accordo ingiusto la professionalità di 1,2 milioni di docenti e Ata. Sul fronte contrattuale, dopo tante battaglie giudiziarie e le pronunce della Cassazione, ci si sarebbe aspettati almeno una riscrittura delle norme pattizie sulla progressione di carriera dei supplenti, sulla valutazione per intero del servizio pre-ruolo, sulla parità di trattamento tra assunti prima e dopo il 2011, sul riconoscimento del servizio nei passaggi di ruolo dei Dsga. E pure sui trasferimenti annuali. Per mandare un segnale forte, Anief chiede di aderire alla protesta sia a tutte le altre sigle che si fermeranno il 23 febbraio, sia alle organizzazioni rappresentative che non hanno firmato l'intesa.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Le questioni irrisolte rimangono tante, ma due sono improcrastinabili: la gestione della fase transitoria per la gestione del precariato e l'intesa beffa sul rinnovo del contratto dopo il blocco decennale. Già il nostro sciopero dell'8 gennaio ha messo a nudo come gli ultimi Governi della XVII legislatura non siano riusciti a risolvere il problema del precariato, sempre più avvitato per via delle condanne che giungono sistematicamente dai tribunali amministrativi e del lavoro. Non ci volevano sette sentenze passate in giudicato del Consiglio di Stato per immettere in ruolo dalle GaE 2mila diplomati magistrale, come non ci voleva una sentenza in adunanza plenaria, la n. 11/2017, per cacciarne 6mila dai ruoli e pregiudicare il lavoro di altre migliaia di supplenti. Se esiste un canale per le assunzioni a tempo determinato e indeterminato, da sempre aperto a tutti gli abilitati, prima chiuso, poi riaperto, poi richiuso, basta riaprirlo. Fatta salva la facoltà di attuare un nuovo sistema di formazione e reclutamento che sostituisca i vecchi concorsi. Sul contratto, non si discute se 40 euro nette in più al mese siano meglio che niente, ma se sia giusto assegnare certe cifre a chi ha lavorato in questi dieci anni con la busta paga ferma, mentre il costo della vita aumentava e pure di molto.
Anief invia infine un appello a tutti i docenti e Ata che non ce la fanno più a subire e che desiderano fare entrare il diritto nella loro scuola: prima del 9 marzo possono candidarsi direttamente on line con Anief #perunascuolagiusta
Il malessere della scuola pubblica italiana ha toccato l’apice: tra i tanti problemi che l’affliggono, urge una soluzione legislativa che riapra le GaE a tutti gli abilitati e tuteli i maestri assunti a tempo indeterminato e determinato con diploma magistrale, così come grida vendetta l’intesa raggiunta da Governo e sindacati sul rinnovo del contratto della scuola. Sono questi i due motivi centrali di una mobilitazione e di una manifestazione di piazza, prevista per il prossimo 23 marzo, nel giorno dell'avvio dei lavori del nuovo Parlamento, organizzata dal sindacato Anief per chiedere alla politica una risposta sollecita per garantire la continuità didattica, affrontando una volta per tutte il problema del precariato e perché ci ripensi chi sta tradendo con un accordo ingiusto la professionalità di 1,2 milioni di docenti e Ata.
Per mandare un segnale forte, il giovane sindacato chiama all'appello per lo sciopero sia i sindacati che si fermeranno il prossimo 23 febbraio, sia le organizzazioni rappresentative che non hanno firmato l'intesa. La data prescelta non è casuale: il 23 marzo, infatti, è il primo giorno in cui s'insedieranno le nuove Camere e l’iniziativa metterà all'attenzione dei parlamentari eletti la scuola e il suo carico di problemi irrisolti, di cui alcuni improcrastinabili.
“Le questioni irrisolte rimangono tante – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario Confederale Cisal - ma due sono improcrastinabili: la gestione della fase transitoria per la gestione del precariato e l'intesa beffa sul rinnovo del contratto dopo il blocco decennale. Già il nostro sciopero dell'8 gennaio ha messo a nudo come gli ultimi Governi della XVII legislatura non siano riusciti a risolvere il problema del precariato, sempre più avvitato per via delle condanne che giungono sistematicamente dai tribunali amministrativi e del lavoro. Non ci volevano sette sentenze passate in giudicato del Consiglio di Stato per immettere in ruolo dalle GaE 2mila diplomati magistrale, come non ci voleva una sentenza in adunanza plenaria, la n. 11/2017, per cacciarne 6mila dai ruoli e pregiudicare il lavoro di altre migliaia di supplenti”.
“La realtà – continua Pacifico – è che se esiste un canale per le assunzioni a tempo determinato e indeterminato da sempre aperto a tutti gli abilitati, prima chiuso, poi riaperto, poi richiuso, basta riaprirlo. Fatta salva la facoltà di attuare un nuovo sistema di formazione e reclutamento che sostituisca i vecchi concorsi. La richiesta di riaprire le GaE con una norma urgente, di certo, non risolve in modo definitivo il problema del precariato, ma tutela i diritti di chi ha un titolo abilitante all'esercizio di una professione che, peraltro, in larga maggioranza esercita ogni giorno nelle nostre scuole di primo e secondo grado. Di certo, sarebbe opportuno anche far incontrare la domanda di posti vacanti con l'offerta di personale abilitato, stabilizzando i precari con 36 mesi di servizio piuttosto che licenziarli. E per farlo, basterebbe trasformare tutto l'organico di fatto o in deroga in organico di diritto”.
“Viene da chiedersi – dice ancora il sindacalista Anief-Cisal – i motivi di questo ostracismo: il Parlamento già per due volte ha riaperto le GaE chiuse, nella legislatura precedente, e certamente non ha immesso nelle scuole italiane docenti impreparati. Basterebbe ripetere questa operazione per l'ultima volta, prima della messa a regime del nuovo sistema di reclutamento, e tutti i problemi si risolverebbero”.
Un'altra ferita aperta nella scuola è quella dell'intesa del 9 febbraio scorso, con il sindacalismo scolastico italiano rappresentativo che ha dimostrato ancora una volta la totale incapacità non solo di gestire il precariato, ma anche di valorizzare una professione sempre più bistrattata. Dopo tante battaglie giudiziarie e le pronunce della Suprema Corte di Cassazione, ci si sarebbe aspettati almeno una riscrittura delle norme pattizie sulla progressione di carriera dei supplenti, sulla valutazione per intero del servizio pre-ruolo, sulla parità di trattamento tra assunti prima e dopo il 2011, sul riconoscimento del servizio nei passaggi di ruolo dei Dsga. E pure sui trasferimenti annuali.
Invece, non è cambiato niente, anzi, si è passati a una mobilità triennale e alla cessazione del riconoscimento dell'indennità di presidenza per i vicari, mentre personale ATA e potenziatori sono stati dimenticati negli incarichi nuovi che ricoprono. Per non parlare delle nuove regole, peraltro ancora da riscrivere, ma sulle quali si sono gettate le basi per andare a rivedere, con il nuovo contratto 2019-2021, permessi e sanzioni disciplinari. Sulla parte economica, poi, non si comprende come possa essere condivisibile un aumento tre volte sotto l'inflazione programmata registrata negli ultimi dieci anni, quando nel settore privato italiano l'aumento è stato persino superiore di un terzo al costo della vita.
“Qui non si discute se 40 euro nette in più al mese di media siano meglio che niente – dice Marcello Pacifico -, ma se sia giusto assegnare certe cifre a chi ha lavorato in questi dieci anni con la busta paga ferma, nonostante il prezzo al consumo sia aumentato di un quinto rispetto al 2008. Soltanto questa breve premessa ci convince a chiedere il 23 marzo a gran voce il ritiro della firma e nuove trattative da fare, a questo punto, con la nuova rappresentanza sindacale che uscirà legittimata dalle prossime elezioni RSU previste dal 17 al 19 aprile.
“Anief quel giorno sarà di nuovo in piazza, per dare la più ampia voce possibile, di fronte ai palazzi della politica, alle ragioni della protesta e alla salvaguardia del diritto. Se riteniamo che ognuno sia libero di scioperare quando lo ritiene opportuno, ciò nondimeno, lanciamo un appello a tutti coloro che si mobiliteranno il 23 febbraio e a quanti si sono sentiti traditi da questo accordo, a manifestare insieme il 23 marzo, in una giornata che diventa importante per la nostra scuola e per quel personale che la porta avanti ogni giorno”, conclude Pacifico.
Anief invia infine un appello a tutti i docenti e Ata che non ce la fanno più a subire e che desiderano fare entrare il diritto nella loro scuola: prima del 9 marzo possono candidarsi direttamente on line con Anief #perunascuolagiusta
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