A chiedere una soluzione favorevole, che non metta per strada decine di migliaia di docenti che insegnano con continuità nelle nostre scuole da diversi anni, sono stati prima il Comune di Genova e poi l’Associazione nazionale comuni italiani della Liguria. La Giunta del capoluogo ligure “auspica una soluzione rapida ed efficace per garantire stabilità e continuità al personale docente ed educativo di tutte le istituzioni scolastiche, comprese quelle sul territorio comunale, dove la presenza di maestre e maestri coinvolti in tale decisione è in rilevante percentuale”. Dello stesso parere è l’associazione dei comuni liguri: dopo il presidio dei precari, svolto davanti l’Ufficio Scolastico regionale, l’Anci Liguria rammenta che si vogliono mettere alla porta dei “precari che da anni permettono a un servizio di vitale importanza, quello scolastico, di funzionare. La continuità didattica e l’esperienza sono fattori determinanti per la crescita scolastica dei nostri alunni, e le competenze che fino a ieri permettevano di essere assunti in ruolo non possono oggi sparire nel nulla”.
Secondo l’Anief, il Miur e Governo che si andrà a costituire non possono rimanere inermi davanti a questo genere di richieste unanimi. A supporto delle richieste mosse dal giovane sindacato, ci sono forti motivazioni giuridiche. Dopo aver denunciato l’Italia al Consiglio d’Europa, l’Anief ha inviato un parere pro veritate al Miur e all’Avvocatura dello Stato, la cui posizione è prevista solo per la terza decade di marzo
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Le lamentele dei Comuni appaiono più che pertinenti, considerando che per legge debbono anche mettere nelle condizioni gli insegnanti di garantire l’istruzione pubblica. Ed è chiaro che una struttura privata dell’elemento primario, l’insegnante selezionato e abilitato per farlo, rischia di non assicurare più un ‘servizio’ di qualità. Il nostro sindacato sta facendo il massimo: prima ha proclamato un riuscitissimo sciopero nazionale, lo scorso 8 gennaio, a cui sono seguiti quelli degli scrutini e programmato un terzo stop nazionale per il prossimo 23 marzo, nel giorno d’insediamento delle nuove Camere. Se un titolo di studio è valido per insegnare, la sua valenza non può scadere come se fosse un prodotto alimentare. Tutti quei maestri, in larga parte donne che svolgono supplenze anche da decenni, vanno fatti rientrare nella fase transitoria di reclutamento che sta prendendo il via proprio in questi giorni. La liceità della nostra proposta di adottare una soluzione urgente di tipo legislativo, che riapra le GaE a tutti gli abilitati e tuteli i maestri assunti a tempo indeterminato e determinato con diploma magistrale, va accolta, perché ne vanno di mezzo la continuità didattica dei nostri alunni e i diritti di tantissimi docenti, oltre 20mila dei quali difesi dal nostro sindacato. È bene che il Governo e i parlamentari che si insedieranno nei palazzi della politica con la nuova legislatura abbiano ben presente questo: oggi più che mai, visto l’alto numero di posti vacanti e i diversi anni di attesa per il compimento dei Fit previsti dal nuovo reclutamento della Legge 107/2015, occorre fare incontrare la domanda di posti vacanti con l'offerta di personale abilitato, stabilizzando anche gli altri precari con 36 mesi di servizio piuttosto che licenziarli. A partire dai diplomati magistrale.
Si moltiplicano le richieste per salvare i maestri con diploma magistrale, con titolo conseguito fino al 2002, espulsi a sorpresa dalle GaE e allontanati dalla stabilizzazione attraverso il parere dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato pubblicato il 20 dicembre scorso: al moto popolare negli ultimi giorni si sono aggiunti diversi esponenti politici e ora pure le istituzioni. A chiedere una soluzione favorevole, che non metta per strada decine di migliaia di docenti che insegnano con continuità nelle nostre scuole da diversi anni, sono stati prima il Comune di Genova e poi l’Associazione nazionale comuni italiani della Liguria.
La Giunta comunale del capoluogo ligure esprime “forte preoccupazione per tale decisione del Consiglio di Stato che prevede il depennamento dalle graduatorie ad esaurimento dei diplomati magistrale, molti dei quali già assunti in ruolo nelle scuole liguri, ritenendo che la continuità didattica e l’esperienza siano fattori determinanti per la crescita scolastica dei nostri alunni e le competenze, che fino a ieri permettevano di essere assunti in ruolo, non possono oggi sparire nel nulla, né possono sparire nel nulla migliaia di lavoratori che hanno per anni assolto questo ruolo in maniera stabile o precaria”. Inoltre, sempre la Giunta del capoluogo ligure “auspica una soluzione rapida ed efficace per garantire stabilità e continuità al personale docente ed educativo di tutte le istituzioni scolastiche, comprese quelle sul territorio comunale, dove la presenza di maestre e maestri coinvolti in tale decisione è in rilevante percentuale”.
Dello stesso parere si dice l’Anci Liguria che ricorda come la scuola rappresenti “un servizio indispensabile per i Comuni”. Dopo il presidio dei precari di qualche giorno fa, svolto davanti l’Ufficio Scolastico regionale, l’associazione dei comuni liguri rammenta che si vogliono mettere alla porta dei “precari che da anni permettono a un servizio di vitale importanza, quello scolastico, di funzionare. La continuità didattica e l’esperienza sono fattori determinanti per la crescita scolastica dei nostri alunni e le competenze che fino a ieri permettevano di essere assunti in ruolo non possono oggi sparire nel nulla. Anci Liguria ha ben caro il problema, già segnalato nel Consiglio nazionale lo scorso gennaio, e continuerà a sostenere la causa degli insegnanti precari diplomati. Bisogna scongiurare un probabile licenziamento di massa che – conclude l’ente locale ligure - lascerebbe soli i Comuni nel garantire un servizio indispensabile per i bambini e le mamme della Liguria”.
Secondo l’Anief, il Miur e Governo che si andrà a costituire non possono rimanere inermi davanti a questo genere di richieste unanimi. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, si sofferma sul dato che “se pure gli enti locali scendono in campo per lanciare una ciambella di salvataggio ai tanti maestri sbattuti fuori dalle GaE, chi decide le sorti della nostra scuola pubblica non può rimanere inerme. Le lamentele dei Comuni, tra l’altro, appaiono più che pertinenti, considerando che per legge debbono anche mettere nelle condizioni gli insegnanti di garantire l’istruzione pubblica. Ed è chiaro che una struttura privata dell’elemento primario, l’insegnante selezionato e abilitato per farlo, rischia di non assicurare più un ‘servizio’ di qualità”.
“Il nostro sindacato – continua Pacifico – sta facendo il massimo: prima ha proclamato un riuscitissimo sciopero nazionale, lo scorso 8 gennaio, a cui sono seguiti quelli degli scrutini e programmato un terzo stop nazionale per il prossimo 23 marzo, nel giorno d’insediamento delle nuove Camere a seguito delle elezioni politiche del 4 marzo. Il fatto che la protesta stia diventando generalizzata, prodotta anche da istituzioni super partes, che hanno solo a cuore le sorti della scuola, non può che avvalorare la nostra tesi: se un titolo di studio è valido per insegnare, la sua valenza non può scadere come se fosse un prodotto alimentare. Tutti quei maestri, in larga parte donne che svolgono supplenze anche da decenni, vanno assolutamente fatti rientrare nella fase transitoria di reclutamento che sta prendendo il via proprio in questi giorni”.
A supporto delle richieste mosse dal giovane sindacato ci sono forti motivazioni giuridiche. Dopo aver denunciato l’Italia al Consiglio d’Europa, l’Anief ha inviato un parere pro veritate al Miur e all’Avvocatura dello Stato, la cui posizione è prevista solo per la terza decade di marzo: il documento è stato redatto dall'ex presidente della sezione Lavoro della Cassazione Michele De Luca che ha confermato la validità dell'assunzione a tempo indeterminato dei docenti individuati con o senza clausola rescissoria, con superamento dell'anno di prova. Nel documento si spiega anche che sul caso dei diplomati magistrale assunti in ruolo in forza di provvedimenti cautelari d'inserimento nelle GaE, oggi messi in discussione dalla sentenza dell'adunanza plenaria, per l'eminente giurista, infatti, sarebbe sopravvenuta la cessazione della materia del contendere.
“La liceità della nostra proposta di adottare una soluzione urgente di tipo legislativo che riapra le GaE a tutti gli abilitati e tuteli i maestri assunti a tempo indeterminato e determinato con diploma magistrale non può essere messa da parte – commenta ancora il presidente nazionale Anief – perché ne vanno di mezzo la continuità didattica dei nostri alunni e i diritti di tantissimi docenti, oltre 20mila dei quali difesi dal nostro sindacato. È bene che il Governo e i parlamentari che si insedieranno nei palazzi della politica con la nuova legislatura abbiano ben presente questo: oggi più che mai, visto l’alto numero di posti vacanti e i diversi anni di attesa per il compimento dei Fit previsti dal nuovo reclutamento della Legge 107/2015, occorre fare incontrare la domanda di posti vacanti con l'offerta di personale abilitato, stabilizzando anche gli altri precari con 36 mesi di servizio piuttosto che licenziarli. A partire dai diplomati magistrale”, conclude Pacifico.
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