Con l'accordo sottoscritto da Flc-Cgil, Cisl e Uil lo scorso 9 febbraio all’Aran, è stato infatti ratificato l'annullamento del primo gradone stipendiale (3-8 anni) per chi è stato assunto a partire del 2011, come previsto dal Contratto integrativo di lavoro di quello stesso anno, norma, peraltro, disapplicata da diverse sentenze dei tribunali del Lavoro con ricorsi presentati dall’Anief. Ma l’aspetto che più sorprende è la mancata approvazione di un nuovo gradone stipendiale relativa alla fascia 36–43 anni: invece di adattare le fasce all’allungamento progressivo dell’età pensionabile, prendendo atto che con la riforma Monti-Fornero e l’innalzamento dell’aspettativa di vita l’uscita dal mondo del lavoro per le pensioni di anzianità è stata spostata in avanti di quasi un decennio. Come se nulla fosse accaduto, invece, si è confermato l'ultimo gradone, posto a 35 anni di carriera.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Per cercare di assegnare anche alla scuola gli 85 euro lordi pattuiti dalle Confederazioni con l’accordo del 30 novembre 2016, la contrattazione ha inventato delle formule, come la cosiddetta perequazione per salvaguardare le buste paga più basse. In tale situazione, tutte le esigenze da attuare, invece, non sono state messe da parte. Passando anche sul fatto che si sono approvate delle norme contrattuali che colpiscono i lavoratori vecchi e i giovani, non predisponendo un avanzamento di carriere né per chi è ad inizio né per chi è a fine carriera. E a poco importa, avranno pensato sindacati rappresentativi e amministrazione, se in questo modo si è andato a calpestare il principio della parità retributiva. Inoltre, ci si aspettava una nuova fascia, la 36-43 anni, attraverso la quale si sarebbe recepito nel contratto collettivo nazionale il sensibile allungamento dell'età pensionabile. Invece, inspiegabilmente, nell'ipotesi di contratto accordato dalla parte pubblica con i sindacati Confederali, si condannano gli over 60 a percepire lo stesso stipendio fino all'ultimo anno prima di andare in pensione. Tra l’altro per vedersi riconosciuto un assegno di quiescenza destinato a diventare la metà di quanto percepito con l’ultimo stipendio.
Anief ha predisposto il ricorso per il recupero del “gradone” stipendiale degli immessi in ruolo dal 2011: sono interessati docenti e Ata che hanno stipulato il contratto a tempo indeterminato dall'anno scolastico 2011/2012 (anche con decorrenza giuridica 2010/11), al fine di ottenere il risarcimento del danno e il recupero delle somme perdute a causa della fusione dei primi due gradoni stipendiali. il ricorso comprende la richiesta di valutazione per intero, ai fini giuridici ed economici, di tutti gli anni di precariato per la ricostruzione di carriera.Il personale immesso in ruolo con nomina giuridica ed economica non successiva all'a.s. 2010/11 può, invece, aderire al ricorso ricostruzione di carriera sia nella scuola statale sia nella scuola paritaria.
L’Anief lo ha sempre detto: la carenza di finanziamenti pubblici destinati al nuovo contratto dei lavoratori della scuola produrrà delle diseguaglianze di trattamento. Ora ne abbiamo la prova. Perché, con l'accordo sottoscritto da Flc-Cgil, Cisl e Uil lo scorso 9 febbraio all’Aran, è stato infatti ratificato l'annullamento del primo gradone stipendiale (3-8 anni) per chi è stato assunto a partire del 2011, come previsto dal Contratto integrativo di lavoro di quello stesso anno, norma, peraltro, disapplicata da diverse sentenze dei tribunali del Lavoro con ricorsi presentati dall’Anief .
Ma l’aspetto che più sorprende è la mancata approvazione di un nuovo gradone stipendiale relativa alla fascia 36–43 anni: invece di adattare le fasce all’allungamento progressivo dell’età pensionabile, prendendo atto che con la riforma Monti-Fornero e l’innalzamento dell’aspettativa di vita l’uscita dal mondo del lavoro per le pensioni di anzianità è stata spostata in avanti di quasi un decennio. Come se nulla fosse accaduto, invece, si è confermato l'ultimo gradone, posto a 35 anni di carriera.
“La verità è che per cercare di assegnare anche alla scuola gli 85 euro lordi pattuiti dalle Confederazioni con l’accordo del 30 novembre 2016 – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – la contrattazione ha inventato delle formule, come la cosiddetta perequazione per salvaguardare le buste paga più basse. In tale situazione, tutte le esigenze da attuare, invece, non sono state messe da parte. Passando anche sul fatto che si sono approvate delle norme contrattuali che colpiscono i lavoratori vecchi e i giovani, non predisponendo un avanzamento di carriere né per chi è ad inizio né per chi è a fine carriera. E a poco importa, avranno pensato sindacati rappresentativi e amministrazione, se in questo modo si è andato a calpestare il principio della parità retributiva”.
Con il nuovo contratto è stata quindi attuata un’operazione-risparmio che penalizza gli incolpevoli immessi in ruolo nella scuola a partire dal 2011. Quella norma, è bene ricordarlo, fu introdotta per favorire l’invarianza finanziaria per le immissioni in ruolo poi normata dalla legge 128/2013, danneggia non poco chi aveva già diversi anni di precariato e viola la normativa comunitaria: per questo, va disapplicato. A sostenerlo, è bene che si sappia, non è solo l’Anief, ma lo hanno detto anche diversi giudici che si sono espressi sui ricorsi promossi dall’Anief.
Così tutti i lavoratori della scuola che non hanno servizio pregresso alla stipula del contratto a tempo indeterminato devono oggi attendere qualcosa come otto anni per vedere muovere il loro stipendio in avanti. Considerando anche che nell’ultimo decennio si è riusciti nell’impresa di incrementare il compenso annuo dei docenti e Ata di una manciatina di euro netti al mese, al massimo del 3,48%, visto che chi percepisce stipendi minori rischia di prendere ancora meno a partire dal prossimo mese di gennaio, a fronte di un’inflazione che nello stesso periodo è avanzata in doppia cifra e che gli ultimi governi non sono stati in grado di tamponare visto che hanno confermato anche l’assurdo blocco dell’indennità di vacanza contrattuale.
“Ecco per quale motivo - continua il sindacalista autonomo - Anief si dichiara pronta a cambiare le norme contrattuali, appena sarà certificata la rappresentatività dopo le prossime Rsu di metà aprile, anche al fine della scrittura del nuovo Contratto collettivo nazionale di categoria per il periodo 2019-2021. Nel frattempo, il nostro sindacato invita pure il personale a tenere conto delle sentenze emesse da diversi tribunali del lavoro, anche recentemente, che hanno di fatto bacchettato l’amministrazione per l'abolizione del primo gradone stipendiale”.
“Inoltre – dice ancora il sindacalista - ci si aspettava una nuova fascia, la 36-43 anni, attraverso la quale si sarebbe recepito nel contratto collettivo nazionale il sensibile allungamento dell'età pensionabile. Invece, inspiegabilmente, nell'ipotesi di contratto accordato dalla parte pubblica con i sindacati Confederali, si condannano gli over 60 a percepire lo stesso stipendio fino all'ultimo anno prima di andare in pensione. Tra l’altro – conclude Pacifico – per vedersi riconosciuto un assegno di quiescenza destinato a diventare la metà di quanto percepito con l’ultimo stipendio”.
Anief ha quindi predisposto il ricorso per il recupero del “gradone” stipendiale degli immessi in ruolo dal 2011: sono interessati docenti e Ata che hanno stipulato il contratto a tempo indeterminato dall'anno scolastico 2011/2012 (anche con decorrenza giuridica 2010/2011), al fine di ottenere il risarcimento del danno e il recupero delle somme perdute a causa della fusione dei primi due gradoni stipendiali. Il ricorso, inoltre, comprende la richiesta di valutazione per intero, ai fini giuridici ed economici, di tutti gli anni di precariato per la ricostruzione di carriera. Il personale immesso in ruolo con nomina giuridica ed economica non successiva all'a.s. 2010/11 può, invece, aderire al ricorso ricostruzione di carriera sia nella scuola statale sia nella scuola paritaria.
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