Alla sconveniente sottoscrizione del contratto del comparto Scuola all’Aran potrebbe presto seguire quella del rinnovo del contratto dei dirigenti scolastici che da un decennio hanno gli aumenti stipendiali bloccati e disallineati rispetto all’inflazione. Gli aumenti previsti dall’ultima legge di Bilancio, la L. 205/17, sono infatti inferiori di tre volte rispetto a quello che sarebbe spettato loro di diritto per il 2018; addirittura, ben tredici volte in meno per quanto riguarda gli arretrati relativi al biennio 2016/201. Inoltre, non appare legittimo il parziale recupero nella perequazione esterna della parte fissa della retribuzione di posizione per lo stesso triennio contrattuale, né appare tollerabile l’attuale determinazione del Fondo Unico Nazionale, ridotto di un terzo rispetto agli anni precedenti. Infine, dopo i tanti impegni sottoscritti a verbale nelle note a margine dei precedenti contratti, ora i sindacati rappresentativi e il Miur devono onorare gli impegni pure sulla RIA da riconosce a tutti i dirigenti scolastici assunti dopo il 2001.
Marcello Pacifico (presidente Udir): Per contrastare gli aumenti fittizi non rimane che aderire al ricorso gratuito al giudice del lavoro: si chiederà contestualmente, in tal modo, il recupero del Fondo Unico Nazionale, il recupero della retribuzione di posizione e di risultato dal 2011 al 2015, in modo da ottenere la corresponsione della retribuzione di posizione-quota variabile e la retribuzione di risultato maggiorate della quota spettante al ds delle risorse indebitamente sottratte al Fun dall'anno scolastico 2011/2012 fino all'a.s. 2015/2016, nonché riconoscere in via permanente quanto indebitamente sottratto nell'a.s. 2015/2016. Il ricorso Udir punta poi al recupero erariale imputabile agli effetti dei Contratti integrativi regionali: sono somme spettanti a seguito delle trattenute d'ufficio effettuate dalla Ragioneria Territoriali dello Stato, dopo la firma dei Contratti Integrativi Regionali, nonché dei mancati aumenti sulla base della fascia d’appartenenza o di errori commessi dall'amministrazione.
Dopo la firma del contratto del comparto Scuola all’Aran, la stessa sorte sconveniente potrebbe toccare ai dirigenti scolastici che da un decennio hanno gli aumenti stipendiali bloccati e disallineati rispetto all’inflazione. Gli aumenti previsti dall’ultima legge di Bilancio, la L. 205/17, sono infatti inferiori di tre volte rispetto a quello che sarebbe spettato loro di diritto per il 2018; addirittura, ben tredici volte in meno per quanto riguarda gli arretrati relativi al biennio 2016/201.
Inoltre, non appare legittimo il parziale recupero nella perequazione esterna della parte fissa della retribuzione di posizione per lo stesso triennio contrattuale, né appare tollerabile l’attuale determinazione del Fondo Unico Nazionale, ridotto di un terzo rispetto agli anni precedenti. Infine, dopo i tanti impegni sottoscritti a verbale nelle note a margine dei precedenti contratti, ora i sindacati rappresentativi e il Miur devono onorare gli impegni pure sulla RIA da riconosce a tutti i dirigenti scolastici assunti dopo il 2001.
Dunque, come il sindacato ha denunciato da tempo, il rinnovo del contratto dei dirigenti scolastici si candida a essere un vero bluff: a fronte di poche centinaia di euro lordi di aumenti, tanto “strombazzati”, tutto tace invece sui tagli degli anni passati. Sulle decurtazioni consistenti che, in alcune regioni, annullano completamente gli aumenti del prossimo contratto. A fronte degli aumenti in via di sottoscrizione, ma non certo con il beneplacito dell’Udir, e che comunque andrebbero a regime solo nel 2020, le somme stipendiali tagliate negli anni passati hanno infatti già prodotto i loro effetti. Al punto che la retribuzione media di un dirigente scolastico italiano è oggi inferiore di quasi 7mila euro rispetto al 2010. La Legge Tremonti del 2010 ha infatti comportato non il blocco degli stipendi, ma un taglio netto della retribuzione di posizione e della quota variabile, nonché della retribuzione di risultato: un taglio che l’Udir intende recuperare mediante i ricorsi al TAR e al giudice del lavoro.
Ma i problemi che riguardano i dirigenti scolastici sono molteplici, come l’inspiegabile disparità che si è creata, negli ultimi anni, tra le diverse regioni italiane sempre riguardo alla retribuzione di posizione/quota variabile e della retribuzione di risultato. Per esempio, a fronte di una media italiana di 18.238,63 euro annui, l’Emilia Romagna percepisce 25.158,78 euro mentre il Lazio si ferma a 13.723,12 euro: in pratica, tra la regione più “ricca” e quella più “povera” c’è una differenza di addirittura 12mila euro annui. E siccome stiamo parlando di dirigenti pubblici che svolgono lo stesso lavoro, sempre all’interno di scuole pubbliche, un gap così alto, praticamente mille euro al mese, non è giustificabile. Tutto questo, si è venuto a determinare a seguito delle assurde scelte contrattuali operate dai sindacati rappresentativi con il CCNL 2006/2009, per cui il Fondo Unico Nazionale è stato diviso in base ai posti in organico delle diverse regioni, anziché in base al numero dei dirigenti in servizio, come era prima: il risultato di questa decisione incomprensibile è che i dirigenti che operano nelle regioni con forti vuoti di organico sono risultate avvantaggiate rispetto a quelle ad organici pieni. È l’assurdo è che in ben quattro regioni, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Liguria, nel 2020 i Dirigenti Scolastici percepiranno stipendi inferiori agli attuali. E questo avverrà nonostante i 96 milioni stanziati sempre dall’ultima Legge di Bilancio.
Marcello Pacifico, presidente Udir, conferma che “per contrastare gli aumenti fittizi non rimane che aderire al ricorso gratuito al giudice del lavoro: si chiederà contestualmente, in tal modo, il recupero del Fondo Unico Nazionale, il recupero della retribuzione di posizione e di risultato dal 2011 al 2015, in modo da ottenere la corresponsione della retribuzione di posizione-quota variabile e la retribuzione di risultato maggiorate della quota spettante al ds delle risorse indebitamente sottratte al Fun dall'anno scolastico 2011/2012 fino all'a.s. 2015/2016, nonché riconoscere in via permanente quanto indebitamente sottratto nell'a.s. 2015/2016. Il ricorso Udir punta poi al recupero erariale imputabile agli effetti dei Contratti integrativi regionali: sono somme spettanti a seguito delle trattenute d'ufficio effettuate dalla Ragioneria Territoriali dello Stato, dopo la firma dei Contratti Integrativi Regionali, nonché dei mancati aumenti sulla base della fascia d’appartenenza o di errori commessi dall'amministrazione nella determinazione dello stipendio assegnato”.
Per approfondimenti:
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