Mentre si nomineranno anche gli uffici di presidenza e di commissione delle Camere, per l’avvio della XVIII legislatura, scatterà la protesta: a Roma, sono attesi migliaia di maestre e di maestri, di insegnanti e Ata che andranno in corteo dalle ore 9 alle 14 da Piazzale Ostiense a Viale Trastevere, per manifestare sotto il Miur. Una delegazione dell’ANIEF incontrerà i rappresentanti dell’amministrazione, diversi neo-eletti deputati e senatori e responsabili scuola dei partiti di riferimento. Tra le richieste: riapertura delle GaE per tutti gli abilitati, tutela dei lavoratori precari e neo-immessi secondo norme UE, sbocco dell’indennità di vacanza contrattuale, restituzione della trattenuta TFR, finestra a 61 anni per le pensioni e salario minimo legato all’inflazione.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, sarà un giorno importante: “Forse il più importante della XVIII legislatura. Perché dopo una campagna per le elezioni politiche dove il tema scuola non è stato certamente centrale, è giunto il momento di richiamare l’attenzione della politica. Tra i motivi dello sciopero spicca quello della necessità di aprire ai precari le Graduatorie ad esaurimento: già in passato dopo altrettanti scioperi e partecipate manifestazioni con migliaia di adesioni, Anief è riuscita a riaprire le Graduatorie ad esaurimento. Ci appelliamo alla sensibilità dei nuovi senatori e onorevoli perché facciano giustizia nei confronti di decine di migliaia di precari abilitati e specializzati che rischiano il licenziamento”.
Venerdì 23 marzo sciopero, le scuole si fermeranno: la protesta coincide con la proclamazione dei parlamentari eletti e anche con la nomina degli uffici di presidenza e di commissione delle Camere, per l’avvio della XVIII legislatura. A Roma, sono attesi migliaia di maestre e di maestri, di insegnanti e Ata che andranno in corteo dalle 9 alle 14 da Piazzale Ostiense a Viale Trastevere, per manifestare sotto il Miur. Una delegazione dell’ANIEF incontrerà i rappresentanti dell’amministrazione, diversi neo-eletti deputati e senatori e responsabili scuola dei partiti di riferimento. Tra le richieste: riapertura delle GaE per tutti gli abilitati, tutela dei lavoratori precari e neo-immessi secondo norme UE, sbocco dell’indennità di vacanza contrattuale, restituzione della trattenuta TFR, finestra a 61 anni per le pensioni e salario minimo legato all’inflazione.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, sarà un giorno importante: “forse il più importante della nuova legislatura. Perché dopo una campagna per le elezioni politiche dove il tema scuola non è stato certamente centrale, è giunto il momento di richiamare l’attenzione della politica. Tra i motivi dello sciopero spicca quello della necessità di aprire ai precari le Graduatorie ad esaurimento: già in passato dopo altrettanti scioperi e partecipate manifestazioni con migliaia di adesioni, Anief è riuscita a riaprire le Graduatorie ad esaurimento. Ci appelliamo alla sensibilità dei nuovi senatori e onorevoli perché facciano giustizia nei confronti di decine di migliaia di precari abilitati e specializzati che rischiano il licenziamento”.
L’apertura delle GaE si verificò nel 2008 (Legge 169) e nel 2012 (Legge 14), con due emendamenti che hanno permesso l’immissione in ruolo di tanti insegnanti. Oggi il problema è più che mai vivo visto che le nuove Graduatorie regionali di merito ad esaurimento (Grame) non intervengono sul sistema delle supplenze né possono esaurire il precariato che ogni anno è chiamato a coprire 85 mila cattedre in supplenza.
“La richiesta di un decreto-legge, una soluzione legislativa che riapra le GaE, è diretta al Miur e al nuovo Parlamento – continua Pacifico - che si dovrà occupare del conflitto di giudicato posto dall’Adunanza plenaria: 45 mila maestre aspettano di sapere, prima della fine dell’anno scolastico, se è possibile che siano licenziate solo perché sono in possesso dei un titolo - il diploma magistrale - che è ritenuto dai giudici valido per l’insegnamento ma non per l’immissione in ruolo e tutto questo mentre altre docenti con lo stesso titolo, grazie a sentenze passate in giudicato, sono confermate nei ruoli (l’ultimo avviso proviene dall’AT di Vicenza, su ricorsi vinti da Anief al giudice del lavoro per 27 maestre). Ma sono fuori dalle GaE, ovvero dal doppio sistema di reclutamento, anche altri aspiranti: i docenti abilitati ITP, con il PAS e il TFA, gli ultimi laureati in Scienze della Formazione primaria e coloro che hanno conseguito un’abilitazione all’estero. Tutti costoro sono chiamati dall’Anief a scioperare e a manifestare a Roma venerdì prossimo”.
Il problema del precariato, d’altronde, è al centro della protesta perché dopo le pronunce della Suprema Corte di Cassazione, niente è cambiato nelle norme legislative e contrattuali: chi è precario continua a ricevere lo stipendio iniziale, chi è di ruolo continua a non aver riconosciuto gli aumenti stipendiali per il pre-ruolo che è “raffreddato” nelle ricostruzioni di carriera e svalutato nelle graduatorie interne d’istituto. I neo-immessi in ruolo dal 2011, persino, sono costretti ad attendere un decennio per aver un aumento salariale.
“Tutto questo – commenta ancora il presidente Anief - è intollerabile per un Paese che rivendica di essere tra i fondatori dell’Europa. Il tema dei salari deve essere al centro di una giusta politica sindacale che non può ignorare come nell’ultimo contratto e nella recente legge di stabilità gli aumenti previsti dopo dieci anni di blocco siano tre volte inferiori all’inflazione registrata negli ultimi anni, parametro per individuare il salario minimo (TEM) nel settore privato, come la Costituzione ci impone. Tutto questo deve necessariamente ripartire da quanto previsto dalla legge: l’adeguamento dei salari al 50% del tasso di inflazione programmata, ovvero dallo sblocco dell’indicizzazione dell’indennità di vacanza contrattuale e dalla cessazione della trattenuta del 2,5% per i lavoratori del pubblico in regime di TFR, analogamente a quanto avviene nel settore privato”.
“Sulle pensioni, infine, non si può più ignorare che nella media UE, l’età media è di 63 anni e che insegnanti e personale Ata devono andare in pensione a 67 anni, allargando sempre più il gap generazionale con i discenti: abbiamo il corpo insegnante più vecchio del mondo e non può essere certamente un vanto. La politica – conclude Pacifico - deve occuparsi di scuola, non per ottenere una buona scuola ma una scuola giusta”.
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