Il sindacalista commenta l’ennesimo fatto di cronaca che stavolta ha come protagonista un insegnante di 50 anni ipovedente picchiato e ferito gravemente dal padre di una studentessa nell'istituto comprensivo Abba Alighieri a Palermo. Il docente, una volta considerato come un’istituzione quasi massima della società, oggi è relegato ad un ruolo marginale. Su cui si additano colpe di ogni genere: dalla mancata educazione dei giovani, all’eccessiva assegnazione di compiti a casa; dallo scarso impegno ai troppi giorni di ferie e così via. Chi ci governa non ha fatto nulla per opporsi a certi luoghi comuni, privi di fondamento. Anzi, tenendo fermi gli stipendi per 10 anni e facendo trapelare la volontà di inasprire le norme contrattuali, cercando di impiegatizzare gli insegnanti, ha reso ancora più tangibile questo clima. Questi messaggi sono stati quindi interpretati dai cittadini e dalle famiglie degli alunni a seconda del proprio grado culturale. Arrivando, nei casi estremi, a far scattare la violenza nei confronti dell’insegnante, solo perché il proprio figlio ha detto, senza verificarne la veridicità, che il suo insegnante si è comportato male nei sui confronti. Cominciamo a dare rilievo al ruolo fondamentale del docente, ai fini della formazione delle nuove generazioni e della loro crescita formativo-culturale. Ricominciamo a dare loro l’autorevolezza che meritano: anche le famiglie, con cui la scuola deve sempre tenere in vita il dialogo, si adegueranno.
Ancora un episodio di violenza contro un insegnante: stavolta è accaduto in Sicilia, dove ieri “un professore di 50 anni ipovedente” è stato “picchiato e ferito gravemente dal padre di una studentessa nell'istituto comprensivo Abba Alighieri a Palermo. Secondo una prima ricostruzione un'alunna di terza media all'uscita della scuola ha raccontato che il docente l'avrebbe picchiata”, informazione poi rivelatasi non vera. “Il padre ha colpito con un pugno al volto il professore che è stato trasportato in ospedale, dove gli è stata riscontrato un'emorragia cerebrale. Solo stamane i medici hanno sciolto la prognosi”.
Sull’episodio, l'ennesimo che conferma la violenza e il clima di tensione che si respira frequentemente anche nelle scuole, è intervenuta la dirigente scolastica della Abba Alighieri, Anna Maria Pioppo: "Siamo vicini al professore - dice a Palermo Today la dirigente scolastica - e profondamente amareggiati per l’accaduto. Ci spiace che questo episodio, il primo dall’apertura della scuola risalente a 22 anni fa, possa in qualche modo segnare la serenità della comunità scolastica. Questi fatti si ripetono sempre più spesso su scala nazionale e ci preoccupa la perdita di fiducia che registriamo nei confronti del ruolo educativo della scuola. Il nostro auspicio è che si possa recuperare quella sintonia, anche con le famiglie, affinché si torni a dare centralità all’istituzione scolastica e al ruolo educativo proprio della scuola come palestra di vita per quelli che saranno i cittadini di domani”.
Le parole della dirigente scolastica sono condivise da Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal: “Fare l’insegnante oggi – dice il sindacalista – significa esporsi in prima linea a questi episodi, purtroppo numericamente sempre più crescenti: il maestro e l’insegnante una volta erano considerati come un’istituzione quasi massima della società, oggi sono relegati ad un ruolo marginale. Su cui si additano colpe di ogni genere: dalla mancata educazione dei giovani, all’eccessiva assegnazione di compiti a casa; dallo scarso impegno ai troppi giorni di ferie e così via”.
“Chi ci governa – dice ancora il leader dell’Anief - non ha fatto nulla per opporsi a certi luoghi comuni, privi di fondamento. Anzi, tenendo fermi gli stipendi per 10 anni e facendo trapelare la volontà di inasprire le norme contrattuali, cercando di impiegatizzare gli insegnanti, si è reso ancora più tangibile questo clima. Certi messaggi sono stati quindi interpretati dai cittadini e dalle famiglie degli alunni a seconda del loro grado culturale. Arrivando, nei casi estremi, a far scattare la violenza nei confronti dell’insegnante, solo perché il proprio figlio ha detto, senza verificarne la veridicità, che il suo insegnante si è comportato male nei sui confronti”.
“Cominciamo a dare rilievo al ruolo fondamentale del docente, ai fini della formazione delle nuove generazioni e della loro crescita formativo-culturale. Ricominciamo a dare loro l’autorevolezza che meritano: anche le famiglie, con cui la scuola deve sempre tenere in vita il dialogo, sicuramente – conclude Pacifico – si adegueranno”.
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