Gli incrementi stipendiali netti di oltre 1 milione e 200mila dipendenti, attesi dallo scorso mese di marzo, si aggireranno sui 50 euro, perché chi ha una minore anzianità di servizio avrà un minore importo della contribuzione previdenziale e un’aliquota Irpef inferiore. Rimane in ogni caso abissale la distanza tra quanto avrebbero dovuto percepire i lavoratori della scuola e l’esiguo aumento che giungerà nei loro stipendi. Basta ricordare che per il periodo 2007/08-2015/16, gli anni del blocco del contratto della Scuola, solo qualche giorno fa l’Aran ha calcolato, prendendo in esame le principali fonti statistiche nazionali disponibili (Ragioneria generale dello Stato e Conto annuale, Istat), che la perdita progressiva di valore degli stipendi pubblici rispetto all’inflazione equivale all’8,1%. Inoltre, nel periodo in cui gli stipendi pubblici non facevano ravvisare incrementi, nel settore privato gli aumenti hanno toccato quota 3,6 punti.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Il fatto che a quantificare la distanza stipendiale sia stata proprio l’Aran, l’artefice del contratto collettivo nazionale assecondato dai sindacati Confederali, la dice lunga su quanto possa essere stato sconveniente sottoscrivere l’accordo del 20 aprile scorso. L’Aran sa bene che di indennità di vacanza contrattuale il personale avrebbe dovuto ricevere almeno il 4%. Anche il gap sullo stipendio tabellare grida vendetta: tra il 2010 e il 2016 il personale della scuola si è visto sottratto 1.147 euro, incluso di accessorio, complessivamente 353 euro rispetto al 2012. A questo punto, considerando la presa in giro cui il personale è stato sottoposto, con gli aumenti “mancia” che arriveranno nei prossimi 50 giorni, secondo noi è lampante che per avere giustizia non rimane che attivare la battaglia nei tribunali: in questo modo Anief, attraverso i propri legali, punta a recuperare almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato dal settembre 2015.
Il giovane sindacato, pertanto, conferma i ricorsi gratuiti per far attribuire ai lavoratori il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2008-2018 e recuperare cifre molto più alte di accordate.
Slittano al mese di giugno gli aumenti del personale scolastico e, in generale, del comparto Istruzione e Ricerca: gli effetti economici del contratto 2016/18, sottoscritto definitivamente il 20 aprile scorso e riguardanti oltre 1 milione e 200mila dipendenti, attesi dallo scorso mese di marzo, si vedranno infatti in parte nel mese corrente, attraverso l’accreditamento del cedolino dedicato agli arretrati; solo nel mese di giugno arriveranno gli aumenti effettivi, nemmeno 50 euro netti, spettanti in base all’anzianità di servizio, la cui ultima traccia in busta paga risale a quasi dieci anni fa. Insomma, è proprio il caso di dire: pochi, maledetti e nemmeno subito.
“Gli aumenti – ha confermato Italia Oggi – sono stati calcolati al lordo dipendente: una formula che indica l’importo comprensivo dei contributi previdenziali a carico del lavoratore (11%), dell’Irpef e delle tasse comunali e regionali. E siccome al crescere degli importi spettanti sale anche l’imposizione fiscale, la somma da versare in busta paga al netto delle trattenute si aggira mediamente intorno ai 50 euro, per tutte le qualifiche del comparto, docenti, amministrativi e personale ausiliario. Ciò a prescindere dalla qualifica ricoperta e dall’anzianità di servizio”. Gli incrementi stipendiali netti, quindi, si aggireranno su questa cifra, la miseria di 50 euro, poiché, ricorda Orizzonte Scuola, “chi ha una minore anzianità di servizio avrà un minore importo della contribuzione previdenziale e un’aliquota Irpef inferiore”.
Alla luce di questi dati aggiornati, che danno la consistenza reale della ristrettezza degli aumenti e degli arretrati, Anief conferma la sua posizione critica verso l’ultimo rinnovo contrattuale e i residui effettivi benefici che si ripercuoteranno sul personale docente e Ata. Rimane abissale, infatti, la distanza tra quanto avrebbero dovuto percepire i lavoratori della scuola e quanto giungerà nei loro stipendi. Basta ricordare che per il periodo 2007/08-2015/16, gli anni del blocco del contratto della Scuola, solo qualche giorno fa l’Aran ha calcolato, prendendo in esame le principali fonti statistiche nazionali disponibili (Ragioneria generale dello Stato e Conto annuale, Istat), che la perdita progressiva di valore degli stipendi pubblici rispetto all’inflazione equivale all’8,1%. Inoltre, nel periodo in cui gli stipendi pubblici non facevano ravvisare incrementi, nel settore privato gli aumenti hanno toccato quota 3,6 punti.
“Il fatto che a quantificare la distanza stipendiale sia stata proprio l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, ovvero l’artefice del contratto collettivo nazionale assecondato dai sindacati Confederali, la dice lunga su quanto possa essere stato sconveniente sottoscrivere l’accordo del 20 aprile scorso”, spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal. “L’Aran sa bene che di indennità di vacanza contrattuale il personale avrebbe dovuto ricevere almeno il 4%”.
“Anche il gap sullo stipendio tabellare grida vendetta: tra il 2010 e il 2016 – continua Pacifico - il personale della scuola si è visto sottratto 1.147 euro, incluso di accessorio, complessivamente 353 euro rispetto al 2012. A questo punto, considerando la presa in giro cui il personale è stato sottoposto, con gli aumenti “mancia” che arriveranno nel volgere dei prossimi 50 giorni, secondo noi è lampante che per avere giustizia sul fronte stipendiale non rimane che attivare la battaglia nei tribunali: in questo modo Anief, attraverso i propri legali, punta a recuperare almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato dal settembre 2015”.
“Senza dimenticare – conclude il sindacalista Anief-Cisal - che con la fine del 2018 verranno meno anche i finanziamenti della perequazione, che tutela gli stipendi più ridotti per i quali gli ultimi governi non sono stati capaci di trovare le risorse utili ad arrivare a quel 3,48% di incremento a regime invece garantito alle buste paga più alte”.
I NUMERI UFFICIALI
(Fonte Ragioneria Generale dello Stato - Conto annuale, Istat)
Retribuzioni medie pro-capite fisse, accessorie e complessive per comparto (andamento degli ultimi 15 anni)
Retribuzioni lorde pro-capite nella PA e nel privato (l’incidenza dell’inflazione negli ultimi 15 anni)
I RICORSI GRATUITI ANIEF PER RECUPERARE LE SOMME SOTTRATTE AI LAVORATORI
Anief ricorda di avere messo a disposizione dei ricorrenti il modello di diffida gratuito per ottenere quanto dovuto dallo Stato e per richiedere quanto spetta di diritto. Anief prosegue i ricorsi gratuiti per attribuire il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2008-2018. Si ricorda che la violazione della normativa comunitaria riguarda anche la mancata stabilizzazione: si può quindi decidere di ricorrere in tribunale per ottenere scatti di anzianità, il pagamento dei mesi estivi e adeguati risarcimenti. Ai ricorsi sono interessati, come già detto, pure i lavoratori già immessi in ruolo.
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