Sono quasi 255mila gli iscritti che frequentano le scuole italiane di ogni ordine e grado, quasi sempre con limiti psico-fisici, e vanno a coprire il 2,9% della popolazione studentesca. In un solo anno le studentesse e gli studenti con disabilità risultano in aumento (+8,3%), con la scuola primaria che registra la presenza più elevata di alunne e alunni con disabilità, 90.845. Mentre è la scuola secondaria di I grado ad avere la più alta incidenza di disabili sul totale della sua popolazione studentesca, pari al 4%.
Ma il dato che continua purtroppo a non fare notizia, pur trattandosi di un elemento producente una serie di problemi non indifferenti all’organizzazione didattica speciale, è quello della stabilizzazione del personale docente specializzato: “Entrando del dettaglio della tipologia di contratto, dei 139.554 docenti per il sostegno nell’anno scolastico 2016/2017 – scrive il Ministero dell’Istruzione - 87.605 hanno un contratto a tempo indeterminato e 51.949 un contratto a tempo determinato. La quota di insegnanti per il sostegno a tempo indeterminato sul totale dei docenti per il sostegno è pari al 62,8%; nell’anno scolastico 2001/2002 tale rapporto si attestava sul 60,8%”.
Il sindacato Anief da anni ha attivato ricorsi gratuiti al Tar Lazio per garantire #nonunoradimeno rispetto a quelle chieste dalla scuola ogni anno alle direzioni regionali in presenza di handicap grave e certificato.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Sono 40 mila i docenti precari che ogni anno continuano ad essere chiamati ad assicurare il diritto all’istruzione e che spesso, però, sono nominati in istituti scolastici diversi minando la continuità didattica. Il decreto legislativo 66 della Legge 107/2015 non ha risolto il problema: anzi, obbliga le famiglie con figli disabili gravi a rifare le certificazioni daccapo, mettendo in dubbio la valenza della diagnosi in essere. Sposta il problema su un piano diagnostico, ma non risolve nulla da un punto di vista della didattica. Tuttavia la soluzione sarebbe a portata di mano: basterebbe stabilizzare i 40 mila posti che per diversi anni sono dati in deroga, specie dopo le sentenze delle sezioni unite della Corte di Cassazione, secondo le quali va salvaguardata la parità di trattamento tra personale precario e di ruolo. Basta con gli indugi.
Continuano a crescere di numero gli alunni disabili: hanno raggiunto le 254.366 unità le alunne e gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane di ogni ordine e grado, andando a coprire il 2,9% della popolazione studentesca. Per rendersi conto della presenza sempre più massiccia di giovani con disabilità, nel 96% dei casi psicofisica, nell’anno scolastico 2016/17 il 43,3% delle classi italiane, comprese quelle della scuola dell’infanzia, aveva almeno un’alunna o un alunno disabile al suo interno: a sancirlo è il Ministero dell’Istruzione, per mezzo di un Focus nazionale pubblicato in queste ore, attraverso i “Principali dati relativi agli alunni con disabilità per l’a.s. 2016/2017”.
È significativo che rispetto alla precedente rilevazione, effettuata nell’anno scolastico 2014/5015, le studentesse e gli studenti con disabilità risultano in aumento (+8,3%), con la scuola primaria che registra la presenza più elevata di alunne e alunni con disabilità, 90.845. Mentre è la scuola secondaria di I grado ad avere la più alta incidenza di disabili sul totale della sua popolazione studentesca, pari al 4%.
“In valore assoluto – scrive il Miur - la dotazione organica di docenti, nell’a.s. 2016/2017, risulta complessivamente pari a 855.734 unità; di questi oltre 139.000 sono docenti per il sostegno. Sui vari ordini di scuola essi sono così distribuiti: nella scuola dell’infanzia il numero complessivo dei docenti si è attestato sulle 97.781 unità e i docenti per il sostegno sui 14.146, per la scuola primaria il numero complessivo dei docenti si è attestato a 273.804 unità e i docenti per il sostegno intorno alle 50 mila unità, per la scuola secondaria di I grado il totale docenti è stato pari a 194.688 e i docenti per il sostegno a 38.576; per la scuola secondaria di II grado il numero complessivo dei docenti si è attestato a 289.461 e il contingente di sostegno intorno alle 37 mila unità”.
Ma il dato che continua purtroppo a non fare notizia, pur trattandosi di un elemento producente una serie di problemi non indifferenti all’organizzazione didattica speciale, è quello della stabilizzazione del personale docente specializzato: “Entrando del dettaglio della tipologia di contratto, dei 139.554 docenti per il sostegno nell’anno scolastico 2016/2017, 87.605 hanno un contratto a tempo indeterminato e 51.949 un contratto a tempo determinato. La quota di insegnanti per il sostegno a tempo indeterminato sul totale dei docenti per il sostegno è pari al 62,8%; nell’anno scolastico 2001/2002 tale rapporto si attestava sul 60,8%”.
In pratica, ammette il Miur, nell’arco degli ultimi 15 anni la situazione delle cattedre che continuano ad essere assegnate al personale precario è rimasta sostanzialmente immutata. Una condizione che deriva, nell’ultimo periodo, dall’approvazione della Legge 128/2013, che sancisce la trasformazione di un posto in deroga ogni due cattedre, con l’aggravante che si tratta di posti tutti vacanti e disponibili. Così, se si è migliorato negli ultimi sette anni il rapporto numerico docenti-alunni, passato dal 2,09% all’1,80%, nell’anno del record delle iscrizioni schizzano le supplenze nei posti in deroga che coprono ben oltre il 30% dell’organico complessivamente attivato.
“Sono 40 mila i docenti precari che ogni anno continuano ad essere chiamati ad assicurare il diritto all’istruzione e che spesso, però, sono nominati in istituti scolastici diversi minando la continuità didattica”, dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal. “Nemmeno il decreto legislativo 66 della Legge 107/2015 ha risolto il problema: anzi, obbliga le famiglie con figli disabili gravi a rifare le certificazioni daccapo, mettendo in dubbio la valenza della diagnosi in essere. Sposta il problema su un piano diagnostico, ma non risolve nulla da un punto di vista della didattica”.
“Tuttavia – continua il sindacalista autonomo - la soluzione sarebbe a portata di mano: basterebbe stabilizzare i 40 mila posti che per diversi anni sono dati in deroga, specie dopo le sentenze delle sezioni unite della Corte di Cassazione, secondo le quali va salvaguardata la parità di trattamento tra personale precario e di ruolo. Basta con gli indugi: nelle scuole è giunta l’ora di applicare le norme che salvaguardino i diritti degli alunni, ad iniziare da quelli più indifesi”, conclude Pacifico.
Il sindacato Anief da anni ha attivato ricorsi gratuiti al Tar Lazio per garantire #nonunoradimeno rispetto a quelle chieste dalla scuola ogni anno alle direzioni regionali in presenza di handicap grave e certificato. Famiglie, insegnanti, personale Ata, dirigenti e semplici cittadini, che intendono vederci chiaro sulla mancata nomina dei docenti di sostegno o delle ore non assegnate come indicato dalle commissioni mediche dello Stato, possono sempre scrivere all'indirizzo e-mailQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Il ricorso per ottenere la stabilizzazione dell'organico di sostegno con la trasformazione dei posti in deroga in posti in organico di diritto fa da corollario all'azione di sensibilizzazione che l'Anief promuove da anni gratuitamente con l'iniziativa “Sostegno, non un'ora di meno!”, attraverso cui il sindacato promuove apposite impugnazioni presso il tribunale.
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