Sebbene ci siano dei passaggi che meritino approfondimenti, avviando un confronto con le parti sociali, come la volontà di cancellare la chiamata diretta e l’alternanza scuola-lavoro, il sindacato non può accettare i vincoli sulla mobilità del personale e sull’assegnazione dell’insegnante di sostegno. Forti riserve vengono poste dal giovane sindacato anche sulla volontà espressa dai decisori del prossimo Governo di trasformare in college gli attuali istituti alberghieri. Considerando la volontà del nuovo esecutivo di risolvere il problema dell’alto numero di alunni per classe e del precariato, Anief ritiene che servirebbe un decreto legge ad hoc che affronti il tema delle classi pollaio e del reclutamento, in modo da ridefinire i parametri di assegnazione degli organici in base alle esigenze del territorio, al tessuto socio-economico in cui è inserita ogni scuola. La realizzazione di questo piano comporterebbe, certamente, un nuovo piano straordinario di assunzioni (che parta dagli attuali 120 mila docenti e 25 mila Ata supplenti), con l’utilizzo del presente doppio canale di reclutamento per il personale docente, attraverso lo scorrimento delle graduatorie di merito e delle GaE.
Disco verde nei confronti delle annunciate modifiche alla Legge Fornero, con la possibilità di andare in pensione a quota 100, ma a patto che quelle della scuola vengano considerate professioni usuranti, alle deroghe sulle iscrizioni dei bambini non vaccinati, a una maggiore vigilanza sull’alternanza scuola-lavoro, alla prevenzione contro il bullismo e all’introduzione dello sport nella primaria. Così come è corretto affrontare “la tematica del giusto equilibrio tra il diritto all’istruzione e il diritto alla salute, tutelando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere a rischio di esclusione sociale”, o ancora “prevedere sanzioni amministrative nei regolamenti scolastici; numero verde unico nazionale; premialità per gli studenti che denunciano episodi di bullismo (borse di studio); videocamere nelle scuole”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Non vi può essere lo stesso rapporto alunni – docenti/personale Ata in tutto il territorio nazionale, indipendentemente dal tasso di disoccupazione, di dispersione, dalla presenza di studenti alloglotti o di zone economicamente depresse o raggiungibili con difficoltà. È giunta l’ora di recuperare il tempo scuola ridotto negli ultimi anni dai decreti emanati in base alla Legge 133/08 (che ha sottratto 4 ore settimanali nelle scuole di ogni ordine e grado), ripristinare l’insegnamento per moduli nella primaria, per effetto della Legge 169/08, (maestro prevalente e 30 mila posti persi), trasformare tutti i posti da organico di fatto o in deroga a organico di diritto, estendendo l’obbligo scolastico dall’infanzia, quindi anche nella fascia 0-6 anni, come in Francia, fino alle superiori. La continuità didattica si ottiene assumendo i 51 mila supplenti docenti di sostegno chiamati ogni anno su posti in deroga e non vincolando un alunno con disabilità grave ad un insegnante per tutto il ciclo di studi, idea già presentata e poi abbandonata durante l’iter di approvazione della Legge 107/15. Lo stesso vale per la mobilità, perché bisogna tutelare il diritto al lavoro non a discapito di quello alla famiglia, così come occorre approvare delle leggi in grado di rimuovere ogni ostacolo sul territorio nazionale, contrariamente a quanto annunciato nel Contratto di Governo. Per finire, è importante che il nuovo ministero sulla disabilità garantisca il diritto al lavoro dopo quello all’istruzione.
Non convince il Contratto di Governo M5S-Lega, in procinto di essere presentato al Capo dello Stato: sebbene ci siano dei passaggi che meritino approfondimenti, avviando un confronto con le parti sociali, come la volontà di cancellare la chiamata diretta e l’alternanza scuola-lavoro, il sindacato non può accettare i vincoli sulla mobilità del personale e sull’assegnazione dell’insegnante di sostegno. Perché ad un lavoratore vincitore di concorso assunto in una provincia deve essere impedito anche solo di aspirare a cambiare sede di lavoro? Perché un docente di sostegno deve obbligatoriamente seguire lo stesso alunno per tutta la durata di un ciclo di studi, quindi anche cinque o più anni consecutivi?
Si tratta di decisioni sull’organizzazione scolastica chiaramente incostituzionali, contro le quali chi difende i diritti di tutti i lavoratori non può che confermare la sua netta contrarietà. Forti riserve vengono poste dal giovane sindacato anche sulla volontà espressa dai decisori del prossimo Governo di trasformare in college gli attuali istituti alberghieri superiori, dove si fa a gara per iscriversi e sulla cui efficacia in chiave di preparazione e di sbocchi lavorativi non vi sono dubbi di sorta.
Per Anief, seppure con riserva, in attesa di comprenderne i dettagli di attuazione, disco verde invece nei confronti delle annunciate modifiche, sempre da parte di M5S e Lega, alla Legge Fornero, con la possibilità di andare in pensione a quota 100, ma a patto che quelle della scuola vengano considerate professioni usuranti, alle deroghe sulle iscrizioni dei bambini non vaccinati, a una maggiore vigilanza sull’alternanza scuola-lavoro (ad oggi con ancora un alto numero di casi di sfruttamento e soprattutto di mancata reale formazione), alla prevenzione contro il bullismo e all’introduzione dello sport nella primaria.
Specificatamente sull’introduzione della quota pensionabile 100, derivante da età e contributi, va ricordato che è un passaggio che riavvicina l’Italia all’Europa, dove l’età media pensionabile è 63 anni, ad iniziare dagli insegnanti. Così come è corretto affrontare “la tematica del giusto equilibrio tra il diritto all’istruzione e il diritto alla salute, tutelando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere a rischio di esclusione sociale”, o ancora “prevedere sanzioni amministrative nei regolamenti scolastici; numero verde unico nazionale; premialità per gli studenti che denunciano episodi di bullismo (borse di studio); videocamere nelle scuole”; plauso anche all’inserimento “del laureato in scienze motorie nell’organico di ruolo della scuola primaria”.
Considerando la volontà del nuovo esecutivo di risolvere il problema dell’alto numero di alunni per classe e del precariato, Anief ritiene che servirebbe un decreto legge ad hoc che affronti una volta per tutte il tema delle classi pollaio e del reclutamento, in modo da ridefinire i parametri di assegnazione degli organici in base alle esigenze del territorio, al tessuto socio-economico in cui è inserita ogni scuola.
“Non vi può essere lo stesso rapporto alunni – docenti/personale Ata in tutto il territorio nazionale – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - indipendentemente dal tasso di disoccupazione, di dispersione, dalla presenza di studenti alloglotti o di zone economicamente depresse o poco raggiungibili. È giunta l’ora di recuperare il tempo scuola ridotto negli ultimi anni dai decreti emanati in base alla Legge 133/2008 (che ha sottratto 4 ore settimanali nelle scuole di ogni ordine e grado), ripristinare l’insegnamento per moduli nella primaria, per effetto della Legge 169, sempre del 2008, (maestro prevalente e 30 mila posti persi), trasformare tutti i posti da organico di fatto o in deroga a organico di diritto, a partire dalle oltre 50mila cattedre di sostegno assegnate ai precari, estendendo infine l’obbligo scolastico dall’infanzia, quindi anche nella fascia 0-6 anni, come in in Francia per volontà del presidente Emmanuel Macron, fino al termine delle superiori”.
La realizzazione di questo piano, comporterebbe, certamente, un nuovo piano straordinario di assunzioni (che parta dagli attuali 120 mila docenti e 25 mila Ata supplenti), con l’utilizzo del presente doppio canale di reclutamento per il personale docente, attraverso lo scorrimento delle graduatorie di merito e delle graduatorie ad esaurimento riaperte a tutto il personale abilitato, incluso quello in possesso del diploma magistrale per il quale ci stiamo battendo e ci batteremo fino allo stremo delle forze.
“La continuità didattica, tema certamente caldo, – sottolinea Pacifico - si ottiene assumendo i 51 mila supplenti insegnanti di sostegno chiamati ogni anno su posti in deroga e non vincolando un alunno con disabilità grave ad un insegnante per tutto il ciclo di studi, idea già presentata dall’ex sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone e abbandonata durante l’iter di approvazione della cosiddetta Buona scuola. Lo stesso vale per la mobilità, perché bisogna tutelare il diritto al lavoro ma non a discapito di quello alla famiglia, così come occorre approvare delle leggi in grado di rimuovere ogni ostacolo sul territorio nazionale, contrariamente a quanto annunciato nel Contratto di Governo. Per finire – conclude il sindacalista autonomo - è importante che il nuovo ministero sulla disabilità garantisca parimenti il diritto al lavoro dopo quello all’istruzione”.
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