Mentre sembra risolta la lotta intestina che ha visto protagonisti i 5 Stelle e la Lega di Salvini sulla scelta del Premier di Governo, i problemi della scuola restano irrisolti: uno di questi è rappresentato dall’annosa questione degli stipendi non pagati al personale precario che, al pari di quello di ruolo, garantisce i servizi quotidiani del sistema scolastico italiano. Ad essere coinvolti solitamente sono i precari che durante l’ultimo mese hanno coperto delle supplenze brevi e che devono aspettare diversi mesi per ottenere quanto gli spetta di diritto. In caso di mancato pagamento delle supplenze brevi, i precari della scuola possono ricorrere alla diffida o alla messa in mora.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Questi supplenti che attendono l’accreditamento dello stipendio molto spesso sono costretti a spostarsi di centinaia di chilometri dalla loro residenza per raggiungere il posto di lavoro: anticipano, per lavorare, spese vive per i viaggi, il pernotto, sottoscrivono affitti e si sobbarcano spese aggiuntive non indifferenti. Chi pensa, in seno all’amministrazione, che trattandosi di supplenti possono permettersi di attendere sbaglia quindi due volte: in assoluto e perché si infierisce su chi ha estremo bisogno dei soldi guadagnati per andare avanti.
Se il buongiorno si vede dal mattino, oggi è una giornata no! Infatti, mentre sembra risolta la lotta intestina che ha visto protagonisti i 5 Stelle e la Lega di Matteo Salvini sulla scelta del Premier di Governo, i problemi della scuola restano irrisolti: uno di questi è rappresentato dall’annosa questione degli stipendi non pagati al personale precario che, al pari di quello di ruolo, garantisce i servizi quotidiani del sistema scolastico italiano.
Quello delle supplenze non pagate è una spada di Damocle che pende sulla testa di molti insegnanti precari. Ad essere coinvolti solitamente sono i precari che durante l’ultimo mese hanno coperto delle supplenze brevi e che, in alcuni casi, devono aspettare diversi mesi per ottenere quanto gli spetta di diritto.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, ricorda che “questi supplenti che attendono l’accreditamento dello stipendio molto spesso sono costretti a spostarsi di centinaia di chilometri dalla loro residenza per raggiungere il posto di lavoro: anticipano, per lavorare, spese vive per i viaggi, il pernotto, sottoscrivono affitti e si sobbarcano spese aggiuntive non indifferenti. Chi pensa, in seno all’amministrazione, che trattandosi di supplenti possono permettersi di attendere sbaglia quindi due volte: in assoluto e perché si infierisce su chi ha estremo bisogno dei soldi guadagnati per andare avanti”.
Lo stipendio viene gestito dal portale NoiPA: intorno al 18 del mese viene messo a disposizione il cedolino stipendiale; per accreditare la retribuzione trascorerranno circa 8-10 giorni. I ritardi di pagamento però sono molto comuni per chi ha ricoperto una supplenza breve, come testimoniato dalle numerose segnalazioni che ogni mese vengono presentate ai sindacati.
Anief, per rispondere alle numerose segnalazioni pervenute presso gli sportelli di consulenza del territorio nazionale, ha deciso di bloccare tale vergognosa prassi dell’amministrazione, realizzando un modello di diffida - a disposizione dei propri associati - per chiedere l’immediato accredito dello stipendio. Ricevere lo stipendio entro le tempistiche indicate dal CCNL di riferimento è un diritto di tutti i lavoratori e i precari della scuola non fanno certamente eccezione.
Il personale coinvolto ha quindi diritto di presentare una diffida alla Ragioneria territoriale delle Stato - nella provincia di competenza - chiedendo l’immediato accredito dello stipendio. Clicca qui per scaricare il modello necessario per fare la diffida in caso di mancato pagamento dello stipendio.
Ma a chi rivolgersi per il mancato accredito dello stipendio?
Le motivazioni per le quali non si riceve l’accredito stipendiale possono essere ricondotte a diverse casistiche: ad esempio, l’amministrazione centrale non può procedere con il pagamento perché la scuola non ha registrato i contratti o non sono stati accreditati fondi sufficienti per il pagamento delle supplenze. Si consiglia pertanto di verificare, in primis, se la scuola presso la quale si è prestato servizio ha autorizzato il pagamento. Solo in tal caso, infatti, la questione sarebbe di competenza della Ragioneria Territoriale dello Stato della provincia nella quale si è prestato il servizio. Inoltre, è possibile che il ritardo da parte dell’ufficio RTS di riferimento sia dovuto ad una mancanza di fondi, e in tal caso la colpa è da attribuire al MIUR.
Per tutti i casi sopraelencati comunque l’Anief ha auspicato un termine di 48 ore - dalla presentazione della messa in mora - per la risoluzione del problema. In caso contrario verranno coinvolte le competenti sedi giudiziarie, al fine di veder accreditato, quanto spettante, al personale scolastico coinvolto.
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