Dopo l’ultimo caso di Parma, risalente all’altro ieri, interviene uno dei massimi esperti della materia, interpellato in una dozzina di processi, dalla Lombardia alla Sicilia, per “presunti maltrattamenti da parte delle insegnanti”: lo specialista, proprio di recente, ha avuto modo di visionare interminabili filmati di maestre più o meno stremate (quasi sempre over 50 e con anzianità di servizio superiore ai 30 anni) accusate di insulti, strattonamenti, botte e minacce ai danni dei loro alunni.
In base all’esperienza vissuta, Lodolo D’Oria sostiene che “è inutile realizzare videoregistrazioni illimitate, estrapolare dei fatti dal loro contesto, trascrizioni romanzate, almeno nelle istituzioni scolastiche, perché si rischia di creare grandi equivoci. Certamente, l’incolumità dei bambini va salvaguardata ad ogni costo e la salute dei docenti rappresenta la miglior garanzia di ciò: per questa ragione, bisogna ricorrere ai giusti mezzi per non ottenere l’effetto paradosso e generare torti a danno di persone innocenti o di un’intera categoria professionale”.
Per approfondire l’argomento, andando oltre ai luoghi comuni e alle facili etichette, Udir sta realizzando una ricerca medico-scientifica e un’indagine statistica sulle due principali helping profession: gli insegnanti che operano nelle nostre istituzioni pubbliche e la categoria professionale degli operatori sanitari pubblici, limitatamente a medici, psicologi e infermieri.
“La Giustizia non conosce la Scuola, né può adottare i suoi metodi d’indagine: realizzare videoregistrazioni illimitate, estrapolare dei fatti dal loro contesto, trascrizioni romanzate sono circostanze inutili, almeno nelle istituzioni scolastiche, che rischiano pure di creare grandi equivoci”. A sostenerlo è il dottor Vittorio Lodolo D’Oria, esperto in burnout degli insegnanti, al termine di 15 casi, seguiti personalmente, di docenti vittime dello stress da lavoro.
Il medico ha espresso il concetto domenica scorsa a Palermo, durante il convegno Udir-Anief sulla crescente violenza e sul bullismo nelle scuola; stamani Lodolo D’Oria lo ribadisce, dopo gli episodi, degli ultimi giorni, caratterizzati ancora da prepotenze nei confronti del corpo docente e dagli arresti di alcune maestre per atteggiamenti aggressivi verso i loro alunni, come l’ultimo caso accaduto in provincia di Parma: “le nostre forze dell’ordine – sostiene il medico ematologo - hanno ben altre questioni di cui occuparsi, mentre la scuola e il dirigente scolastico devono tornare protagonisti garantendo l’incolumità dell’utenza attraverso la tutela della salute dei docenti come deve essere fatto. Per questo motivo, non può essere affidata la decrittazione delle immagini, la loro estrapolazione in brevissimi trailer e la loro interpretazione a chi di scuola non s’intende assolutamente, ovvero Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Municipale”.
Secondo l’esperto di patologie da lavoro è quindi inaccettabile che le Forze dell’Ordine si debbano occupare “della maestra che sculaccia i bambini quando avanzano le carote nel piatto” come nel caso arrivato stamattina sulla sua scrivania. Certamente, aggiunge Lodolo d’Oria, “l’incolumità dei bambini va salvaguardata ad ogni costo e la salute dei docenti rappresenta la miglior garanzia di ciò. Per questa ragione – prosegue - bisogna ricorrere ai giusti mezzi per non ottenere l’effetto paradosso e generare torti a danno di persone innocenti o di un’intera categoria professionale quale è quella delle maestre della scuola primaria e dell’infanzia”.
Interpellato in una dozzina di processi (dalla Lombardia alla Sicilia) per “presunti maltrattamenti da parte delle insegnanti”, lo specialista ha potuto visionare interminabili filmati di maestre più o meno stremate (quasi sempre over 50 e con anzianità di servizio superiore ai 30 anni) accusate di insulti, strattonamenti, botte e minacce ai danni dei loro alunni. “I filmati però – spiega il medico - non rispondevano quasi mai alle tremende accuse trascritte negli atti: quel che più ha sorpreso è l’incongruenza che si ripeteva in troppi casi; gli scappellotti delle videoregistrazioni divenivano per incanto “schiaffi violenti”, il contenimento dei disabili da parte degli insegnanti di sostegno si trasformava per magia in “atti di violenza e privazione della libertà”, i richiami diventavano “gravi ingiurie” e via discorrendo. Insomma qualcosa non quadrava e doveva esserci per forza un motivo per giustificare la lunga serie di incomprensibili errori e discrepanze”.
“In un’indagine in cui era stata autorizzata la sola registrazione video, ma non quella audio, gli atti – continua Lodolo d’Oria - riportavano incredibilmente la dicitura che “la maestra urla e i bimbi piangono”. In un’altra indagine è addirittura capitato che gli inquirenti protraessero deliberatamente le intercettazioni ambientali, pur non essendo più autorizzati, per procedere poi a un arresto (discutibilissimo) in flagranza di reato. Perché hanno avuto luogo questi episodi?”, chiede pubblicamente il medico esperto di burnout.
Per approfondire l’argomento, andando oltre ai luoghi comuni e alle facili etichette, Udir sta realizzando una ricerca medico-scientifica e indagine statistica sulle due principali helping profession: gli insegnanti che operano nelle nostre istituzioni pubbliche - scuola dell’infanzia, primaria, secondaria inferiore e superiore – e la categoria professionale degli operatori sanitari pubblici - limitatamente a medici, psicologi e infermieri.
La ricerca Udir – che si avverrà di dati ufficiali forniti delle istituzioni di competenza - si propone di osservare le diverse tipologie di malattia (professionali e non) a motivo della quale è richiesto l’accertamento medico in CMV, nonché la loro incidenza assoluta e relativa. Lo studio è in linea con le recenti ricerche e con l’interesse manifestato dall’Unione Europea sulla materia: sarà oggetto di analisi e sottoposto all’attenzione della rivista scientifica ‘La Medicina del Lavoro’, che ha già pubblicato un analogo studio del dottor Lodolo D’Oria sull’argomento, quando la competenza dell’accertamento medico era a capo delle strutture sanitarie pubbliche.
Per approfondimenti:
Bullismo e cyberbullismo, si può vincere e prevenire: se ne parla domenica 20 maggio a Palermo
Sicurezza istituti, vecchi e sulle spalle dei presidi: Udir convocata in Commissione Cultura–Lavoro
Concorso dirigente scolastico, due anni d’attesa per bandire la metà dei posti necessari
Sempre più emergenza presidi, in Sardegna un dirigente gestisce 17 scuole
Concorso presidi, ora spunta l’ipotesi di nominare i vincitori in corso d’anno ma è tutto inutile