È appena stata sottoscritta a Trento l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro della provincia autonoma. Accanto alla conferma di alcune novità, già previste dal CCNL 2016/18 per il resto del territorio nazionale, spunta una inaspettata e spiacevole sorpresa: il personale a tempo determinato che stipulerà contratti di durata superiore a sei mesi dovrà superare un periodo di prova di 60 giorni. In caso di parere negativo del dirigente scolastico, per il docente “bocciato” scatteranno il licenziamento e il blocco delle supplenze per i successivi due anni. Poiché la provincia autonoma di Trento in passato è stata utilizzata come ‘laboratorio’ di novità sulla scuola, per sperimentarle in vista di una loro possibile estensione nel resto d’Italia, è bene chiarire da subito che la novità non è applicabile.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La riteniamo una provocazione inaccettabile che introduce un precedente pericoloso anche in chiave nazionale. Non comprendiamo come i sindacati rappresentativi abbiano potuto accettare una proposta di questo genere. Anief è totalmente contraria e vigilerà perché niente di simile possa essere proposto nelle altre province e regioni italiane. Chiediamo ai sindacati firmatari dell’intesa di rivedere le proprie posizioni. Se il contratto definitivo dovesse mantenere questa novità, metteremo a disposizione dei docenti precari di Trento il nostro ufficio legale per impugnare i licenziamenti che ne dovessero derivare. E vigileremo perché nessuno sia tentato di estendere al resto del territorio nazionale una proposta simile.
È noto che la provincia autonoma di Trento sia spesso stata utilizzata come ‘laboratorio’ di novità sulla scuola che vengono sperimentate in vista di una loro possibile estensione nel resto d’Italia. Come il rinnovo del CCPL Trentino ha rappresentato l’occasione per estendere anche alla provincia autonoma alcune delle novità introdotte dal CCNL 2016/18 sulle materie oggetto di confronto e di contrattazione integrativa a livello d’istituto: ad esempio, l’orario di lavoro tra le prime, i criteri di determinazione dei compensi del bonus valorizzazione merito e il diritto alla disconnessione per quanto riguarda le seconde.
In diversi casi, quindi, la provincia di Trento viene considerata una precorritrice di quanto accadrà poi nel resto d’Italia. Il problema è che stavolta l’anticipazione è sconcertante: a sorpresa, infatti, è spuntata una novità, inserita nell’art. 23 dell’ipotesi di accordo sul rinnovo del CCPL, la quale prevede che i supplenti che stipuleranno contratti a tempo determinato di durata superiore a sei mesi dovranno essere affiancati da un tutor ma, soprattutto, gli stessi supplenti di lunga durata dovranno superare un periodo di prova di 60 giorni. E qui viene il “bello”, perché in caso di valutazione negativa – a decidere sarà il dirigente scolastico, sentito il parere del tutor – scatterà il licenziamento. Per di più accompagnato dal divieto di stipula di ulteriori contratti a tempo determinato per la medesima unità professionale precaria per i successivi due anni.
Il sindacato Anief sottolinea come la novità trentina preveda incredibilmente regole addirittura più severe di quanto previsto per i docenti neo immessi in ruolo: questi ultimi, infatti, vengono valutati dal dirigente scolastico, sentito il parere non solo del tutor ma anche del comitato di valutazione e dopo un adeguato periodo di formazione e prova; inoltre, in caso di esito negativo, il personale neoassunto a tempo indeterminato ha la possibilità di ripetere l’anno di prova. A Trento, invece, si è deciso di introdurre un periodo di prova sganciato dalla formazione (invece necessaria), troppo breve (appena due mesi) e per giunta soggetto alla sola valutazione sommaria dei presidi che dovranno sentire solo il parere del tutor, scavalcando così il comitato di valutazione. Per finire “in bellezza”, in caso di valutazione negativa al licenziamento immediato si aggiungerà addirittura il divieto di stipulare contratti di supplenza per i successivi due anni. Viene da chiedersi come sia possibile che Cgil, Cisl, Uil e Gilda – che hanno sottoscritto l’ipotesi – possano definirlo, come ci informa la rivista specializzata Orizzonte Scuola, “un buon contratto”.
“Siamo di fronte a una provocazione inaccettabile – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal –: anziché porsi il problema di come superare l’abuso di precariato, nel rispetto della normativa europea che pone in 36 mesi il limite oltre il quale scatta il diritto ad essere stabilizzati, come anche della necessità di estendere anche al personale precario il diritto di percepire gli scatti stipendiali, ormai riconosciuti da tutti i tribunali del lavoro della Repubblica, contro i quali i supplenti vessati possono ad oggi solo fare ricorso, si decide di introdurre un inutile quanto illogico periodo di prova per il personale assunto a tempo determinato. Non comprendiamo come i sindacati rappresentativi abbiano potuto accettare una proposta di questo genere. Anief è totalmente contraria e vigilerà perché niente di simile possa essere proposto nelle altre province e regioni italiane”.
“Sin da adesso – conclude Pacifico – dichiariamo la nostra netta contrarietà a questa norma contrattuale e chiediamo ai sindacati firmatari dell’intesa di rivedere le proprie posizioni. Se il contratto definitivo dovesse mantenere questa novità, metteremo a disposizione dei docenti precari di Trento il nostro ufficio legale per impugnare i licenziamenti che ne dovessero derivare. Vigileremo, inoltre, perché nessuno sia tentato di estendere al resto del territorio nazionale una proposta simile”.
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