Vale anche per gli altri precari abilitati, dalla scuola dell’infanzia alle superiori. Al decreto a cui sta lavorando con priorità il nuovo Ministro dell’Istruzione potrebbe però invece introdurre una graduatoria aggiuntiva dove fare confluire precari delle graduatorie ad esaurimento e anche gli altri abilitati. Solo che in questo modo si approverebbe l’espulsione dalle GaE, man mano che arriveranno le sentenze di merito di tantissimi maestri, addirittura di quelli assunti in ruolo con tanto di anno di prova. L’ipotesi, accreditata da diverse testate giornalistiche, è stata smentita dal Ministero dell’Istruzione che comunque ammette di stare a lavorare sul tema, spiegando che comunque la questione va risolta. Su questo punto non è solo il sindacato a chiedere a chi governa il sistema scolastico italiano di adeguarsi: anche l’UE ci ha detto, proprio in questi giorni, con una risoluzione del Parlamento UE che non ammette repliche, basata sulla storica sentenza Mascolo C-22/13 emessa a Lussemburgo il 26 novembre 2014 e sul rispetto del principio di uguaglianza, che dopo 36 mesi di servizio da precario il datore di lavoro deve per forza assumere.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal: Qualsiasi soluzione, governativa o parlamentare che sia, deve passare necessariamente per una riforma dell’attuale sistema di gestione delle graduatorie ad esaurimento. Le contraddizioni che persistono sono troppe. Basti pensare che i laureati di Scienze della formazione primaria esclusi nel 2006 dalle GaE sono stati poi accolti nel 2008 e nel 2012: oggi, invece, non si capisce perché non possono trovare spazio nello stesso canale. Quella della stabilizzazione dei lavoratori precari, una volta raggiunto il periodo-soglia, rappresenta la nuova frontiera dell’occupazione. Quello che dovrebbe essere il Governo del cambiamento non può che prenderne atto e agire di conseguenza. In caso contrario, Anief, che ha presentato un nuovo reclamo collettivo al Parlamento europeo, attiverà tutte le sue forze per avviare un ulteriore maxi-contenzioso, da condurre nelle aule dei tribunali. L’esito non potrà che andare ad aggravare i conti della collettività, con la striscia di effetti negativi che si ripercuoterebbe sulle tasche degli incolpevoli cittadini italiani, costretti a sovvenzionare all’erario milioni di risarcimenti complessivi. Anche perché al diritto negato alla stabilizzazione si aggiungeranno altre istanze, a partire dagli scatti d’anzianità da assicurare sempre ai precari, come indicato dalla Corte di Cassazione.
Creare un’ulteriore graduatoria dei docenti precari, preludio per l’immissione in ruolo, solo per i diplomati magistrali e i laureati in Scienze della formazione primaria: è l’ipotesi più quotata, fornita anche dalla stampa, a cui starebbe lavorando il governo M5S-Lega guidato dal premier Giuseppe Conte. Solo che in questo modo si approverebbe l’espulsione dalle Graduatorie ad esaurimento, man mano che arriveranno le sentenze di merito, di tantissimi maestri, addirittura anche di quelli assunti in ruolo con tanto di anno di prova. L’ipotesi è stata appena smentita dal Ministero dell’Istruzione che però spiega di stare a lavorare sul tema, ammettendo che la questione va risolta e pure in fretta.
Tuttavia, per affrontare con cognizione di causa il vulnus dei diplomati magistrale bisogna considerare due ordini di problemi: quello dei 6mila maestri che si ritroverebbero supplenti di breve durata dopo avere firmato il ruolo e fatto pure l’anno di prova; quello dei 40mila maestri precari che nell’anno in corso e in quelli passati hanno svolto supplenze annuali, fino al 30 giugno o al 31 agosto. Certo, in entrambi i casi, si tratta di abilitati inseriti nelle GaE con riserva, ma non per questo va ricercato a tutti i costi un piano B: qualsiasi soluzione alternativa che aggiri le GaE, infatti, non può risolvere il problema centrale. Anche perché il medesimo nodo da sciogliere riguarda pure altre decine di migliaia di docenti precari titolati, anche loro abilitati, che operano nelle scuole secondarie medie e superiori.
“Ci sono delle graduatorie, come quelle della provincia di Roma, che per essere svuotate, attraverso l’assunzione in ruolo degli attuali precari, necessitano di almeno 40 anni – ricorda Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal –: in questa condizione è chiaro che qualsiasi soluzione, governativa o parlamentare che sia, deve passare necessariamente per una riforma dell’attuale sistema di gestione delle graduatorie ad esaurimento. Le contraddizioni che persistono sono troppe. Basti pensare che i laureati di Scienze della formazione primaria esclusi nel 2006 dalle GaE sono stati poi accolti nel 2008 e nel 2012: oggi, invece, non si capisce perché non possono trovare spazio nello stesso canale”.
“Chi è in possesso di un titolo abilitante all’insegnamento – continua il sindacalista – deve per forza trovare spazio nelle GaE: in questo modo, si garantirebbe anche la continuità didattica e la parità di trattamento rispetto a candidati che posseggono il medesimo titolo per insegnare nelle stesse scuole. Se il Governo vuole cambiare le regole, ben venga. Ma allora lo faccia ma senza rinunciare alla professionalità di chi nel corso degli ultimi anni è stato chiamato ad operare a tempo determinato nelle nostre scuole. E senza i quali sarebbe impossibile andare avanti, anche perché al loro posto non ci sarebbe nessuno”.
Su questo punto non è solo il sindacato a chiedere a chi governa il sistema scolastico italiano di adeguarsi: anche l’Unione Europea ci ha detto, proprio in questi giorni con una risoluzione del Parlamento UE che non ammette repliche, basata sulla storica sentenza Mascolo del novembre 2014 e sul rispetto del principio di uguaglianza, che dopo 36 mesi di servizio da precario il datore di lavoro deve per forza assumere. E quando questo è rappresentato dallo Stato, non cambia comunque nulla.
“Quella della stabilizzazione dei lavoratori precari, una volta raggiunto il periodo-soglia, rappresenta la nuova frontiera dell’occupazione, di cui il Governo del cambiamento, appena venutosi a formare, non può che prendere atto. In caso contrario, Anief, che ha presentato un nuovo reclamo collettivo al Parlamento europeo, attiverà tutte le sue forze per avviare un ulteriore maxi-contenzioso, da condurre nelle aule dei tribunali. Il cui esito non potrà che andare ad aggravare i conti della collettività. Con ripercussioni dirette sulle tasche degli incolpevoli cittadini italiani, costretti a sovvenzionare l’erario per coprire milioni di risarcimenti complessivi. Anche perché - conclude Marcello Pacifico – al diritto negato alla stabilizzazione si aggiungeranno altre istanze negate ai precari, a partire dagli scatti di anzianità, come indicato di recente dalla Corte di Cassazione”.
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