Quella che per lungo tempo è stata considerata dal M5S una quota imprescindibile per superare l’assurda Legge Fornero, confermata anche nel contratto di governo sottoscritto con la Lega, rischia di franare dinanzi alle esigenze dei conti pubblici: è un dato di fatto che, alla richiesta pubblica della Ragioneria generale dello Stato di qualche giorno fa, non ha mai fatto seguito una smentita da parte dei rappresentanti di governo. Nelle ultime ore, questi si sono limitati a confermare che quota 100 verrà senz’altro introdotta, assieme ai 41 anni di contributi per il ripristino di una pensione di anzianità più equilibrata dell’attuale. L’unica certezza è quella dei tempi brevi. Ma siccome i finanziamenti della doppia operazione sono insufficienti, ci ritroveremo con forti penalizzazioni, che snatureranno la loro portata, risultata decisiva per arrivare al governo. E qui sta l’inganno.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Fare un rilevante passo indietro rispetto a quanto espresso per mesi e risultato tra i motivi principali che hanno portato al consenso per il nuovo assetto politico, da cui è scaturito il nuovo assetto parlamentare e governativo, non sarebbe giustificato. E non basterebbe nemmeno dire che si applicherà la quota 100 ‘pura’, senza vincoli, appena si troveranno le risorse finanziarie. Queste, vanno rintracciate prima di subito: il tempo delle promesse è scaduto.
“L’accesso alla pensione attraverso quota 100 va applicato senza vincoli d’età: in caso contrario, sarebbe un imbroglio”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief e segretario confederale Cisal, a seguito delle insistenti indiscrezioni sull’approvazione, con la prossima legge di Bilancio, di una norma che ne limiti l’accesso a chi ha almeno 64 anni di età anagrafica. Quella che per lungo tempo è stata considerata dal M5S una quota imprescindibile per superare l’assurda Legge Fornero, confermata anche nel contratto di governo sottoscritto con la Lega, rischia concretamente di franare dinanzi alle esigenze dei conti pubblici: è un dato di fatto che, alla richiesta pubblica della Ragioneria generale dello Stato di qualche giorno fa, non ha mai fatto seguito una smentita da parte dei rappresentanti di governo.
Nelle ultime ore, invece, questi si sono limitati a confermare che quota 100 verrà senz’altro introdotta, assieme ai 41 anni di contributi per il ripristino di una pensione di anzianità più equilibrata dell’attuale: lo ha ribadito il vice-premier e Ministro del Lavoro Matteo Salvini, il quale, parlando della riforma Fornero, ha detto che «la smonteremo pezzo per pezzo, introducendo da subito la quota 100: 41 anni di anzianità contributiva credo siano sufficienti».
C’è anche l’intenzione di fare presto, anche se per la scuola gli effetti si avrebbero solo dal settembre del 2019: il viceministro all’Economia Massimo Garavaglia, nel corso di un’intervista televisiva, ha detto che gli interventi sulle pensioni per rivedere la legge Fornero arriveranno «di sicuro con la legge di Bilancio. Dovessi decidere io, farei prima la flat tax, per fare entrare più gente possibile nel mondo del lavoro e far nascere nuove partite Iva, un tema collegato al reddito cittadinanza, però viene percepita come una priorità anche la Fornero quindi penso che alla fine le cose andranno di pari passo».
Il provvedimento, quindi, va approvato subito. E qui sta il punto: siccome non possono bastare, come indicato nel contratto di governo M5S-Lega, i 5 miliardi di copertura per aprire a tutti, senza vincoli di età, la quota 100 per accedere alla pensione, sono alte le possibilità che si introducano dei paletti anagrafici. Anche sui 41 anni potrebbero esserci dei vincoli. Di fatto, siccome i finanziamenti della doppia operazione sono insufficienti, ci ritroveremo con forti penalizzazioni, che snatureranno la loro portata, risultata però decisiva per arrivare al governo. E qui sta l’inganno.
“I lavoratori italiani – ricorda Marcello Pacifico - sono stati pesantemente danneggiati dalla riforma Monti-Fornero, sono stati poi presi in giro dai governi che si sono succeduti, perché nessuno è intervenuto per salvare i cosiddetti ‘Quota 96’, a dispetto delle rassicurazioni: fare un rilevante passo indietro rispetto a quanto espresso per mesi e risultato tra i motivi principali che hanno portato al consenso per il nuovo assetto politico, da cui è scaturito il nuovo assetto parlamentare e governativo, non sarebbe giustificato. E non basterebbe nemmeno dire che si applicherà la quota 100 ‘pura’, senza vincoli, appena si troveranno le risorse finanziarie. Queste, vanno rintracciate prima di subito: il tempo delle promesse è scaduto”.
“Nessuno ha obbligato M5S e Lega a promettere l’approvazione di quota 100. L’impegno è stato preso, tantissimi italiani lo hanno gradito ed ora attendono di vederlo attuato. I finanziamenti saranno trovati eliminando gli sprechi, ci è stato detto per mesi. Siamo d’accordo. Ora lo si faccia, andando incontro a chi ha lavorato una vita e adesso chiede solo di vedere realizzato un suo diritto”, conclude il rappresentante Anief-Cisal.
Il tempo, del resto, è tiranno: Anief ricorda che dal prossimo 1° gennaio l’Italia, anche per via dell’aspettativa di vita, sul fronte pensionistico diventerà di gran lunga il Paese più severo. Come indicato dalla Circolare Inps n. 62 del 4 aprile scorso, che sposta di ulteriori 5 mesi la soglia di “vecchiaia”. Per i lavoratori della scuola, per i quali il burnout presenta percentuali molto più alte che per gli altri lavori, con un’elevata incidenza di malattia psichiatriche ed oncologiche, si tratterebbe dell’ennesima beffa: oggi in Europa un docente lascia in media la cattedra a 63 anni; in Francia ancora prima, perché si consente ai docenti di andare in pensione a 60 anni, al massimo a 62; in Germania bastano 25 anni di insegnamento. Senza dimenticare che i nostri docenti e Ata rispetto al 2011 hanno già perso nel loro assegno pensionistico fino all’8% e il prossimo anno per chi lascerà il lavoro sarà ancora più basso.
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