Secondo il Ministro Marco Bussetti “bisogna garantire due diritti fondamentali, alla salute e all’istruzione”. Si tratta in effetti di rispettare quanto previsto dal contratto di Governo Lega M5S. Secondo il sindacato, la modifica alla legge era inevitabile. Ad oggi, infatti, sulla base del decreto Lorenzin della scorsa estate, ogni Regione sta applicando l’obbligo in modo personalizzato. E lo stesso vale per le scuole, con alcuni casi limite dove si è deciso di non fare accettare gli allievi in classe.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): È giusto compendiare entrambi i diritti alla salute e all’istruzione, per questo motivo l’Anief ha impugnato il provvedimento voluto dall’ex Ministra Beatrice Lorenzin. E oggi il nostro giovane sindacato, da poco rappresentativo, plaude alle parole di Bussetti, chiedendo a questo punto al Governo di modificare la legge nel primo provvedimento approvato sulla scuola. Senza dimenticare che è ancora più irragionevole multare le famiglie nella scuola dell’obbligo e obbligarle alla vaccinazione dei nostri figli nel percorso 0-6 anno, laddove lo Stato italiano non copre nel sistema integrato neanche il 25% dei bambini scolarizzati. In queste condizioni, la norma voluta dal Partito Democratico non può infatti ottenere l’obiettivo prefissato. E degli altri chi si preoccupa? La verità è che si è voluto a tutti i costi imporre una regola che tutela una minoranza, a costo di sforare le competenze dello Stato. E andando contro la Costituzione. Perché il diritto a frequentare la scuola pubblica è di tutti i cittadini.
Finalmente da un titolare del Ministero dell’Istruzione giungono parole sagge sullo sconsiderato obbligo vaccinale per la frequenza degli alunni: il Ministro Marco Bussetti ha infatti detto che “bisogna garantire due diritti fondamentali, alla salute e all’istruzione”. Si tratta in effetti di rispettare quanto previsto dal contratto di Governo Lega M5S. La Lega, ricorda oggi Orizzonte Scuola, ha già depositato in Senato un disegno di legge per modificare alcuni aspetti della legge sui vaccini. Il provvedimento interdittivo cioè il divieto di accesso ai bambini non vaccinati, si legge nel provvedimento, è ingiustificato e irrazionale. Il ragionamento parte dal confronto con il permesso di ingresso a scuola (e agli esami) concesso ai ragazzi da 6 ai 16 anni non vaccinati, soggetti a una multa.
La modifica alla legge era inevitabile. Ad oggi, infatti, sulla base del decreto Lorenzin della scorsa estate, ogni Regione sta applicando l’obbligo in modo personalizzato. E lo stesso vale per le scuole, con alcuni casi limite dove si è deciso di non fare accettare gli allievi in classe. A seguito della scadenza per la presentazione dei certificati di avvenuta effettuazione dei dieci vaccini obbligatori, ribadita dalla circolare Miur-Ministero della Salute dello scorso 27 febbraio, qualora non si sia adempiuto all’obbligo, risulta infatti vietato l’accesso per asili nido e scuola infanzia (0-6 anni) sino a quando il minore non sarà vaccinato o non avrà regolarizzato la propria posizione vaccinale. Per i ragazzi della scuola dell’obbligo (7-16 anni) scatta, invece, la procedura che può portare ad una sanzione pecuniaria da 100 a 500 euro.
Il sindacato Anief, che ha assunto una posizione contraria sin dal primo giorno dell’approvazione della legge sull’obbligo dei vaccini, plaude alla volontà espressa dal nuovo Ministro dell’Istruzione, in linea con quanto indicato dal programma del nuovo Governo: “È giusto compendiare entrambi i diritti alla salute e all’istruzione – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal -, per questo motivo l’Anief ha impugnato il provvedimento voluto dall’ex Ministra Beatrice Lorenzin. E oggi il nostro giovane sindacato, da poco rappresentativo, loda le parole di Bussetti, chiedendo a questo punto al Governo di modificare la legge nel primo provvedimento approvato sulla scuola”.
“Senza dimenticare che è ancora più irragionevole multare le famiglie nella scuola dell’obbligo e obbligarle alla vaccinazione dei nostri figli nel percorso 0-6 anno, laddove lo Stato italiano non copre nel sistema integrato neanche il 25% dei bambini scolarizzati, quindi iscritti agli asili nido e alle scuole dell’infanzia. In queste condizioni, la norma voluta dal Partito Democratico non può infatti ottenere l’obiettivo prefissato. E degli altri chi si preoccupa? La verità è che si è voluto a tutti i costi imporre una regola che tutela una minoranza, anche a costo di sforare le competenze dello Stato. E andando contro la Costituzione. Perché il diritto a frequentare la scuola pubblica – conclude Pacifico – è di tutti i cittadini”.
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