La riduzione della soglia di accesso al pensionamento, su cui stanno lavorando al Governo, creerebbe nell’arco di un anno un bacino di posti considerevole, al punto da assorbire tutti i supplenti storici delle nostre scuole. Gli stessi che oggi, seppure selezionati, abilitati e quasi sempre con almeno 36 mesi di servizio alle spalle, continuano ad essere lasciati nel girone dei “dannati” al precariato a vita.
Ammontano a 104 mila i docenti e 47.500 gli Ata che potrebbero andare in pensione con i nuovi requisiti, se approvati: praticamente uno ogni dieci lavoratori della scuola in servizio. Se a questi posti che si andranno a liberare si aggiungono gli attuali 50 mila posti vacanti - tra turn-over con le vecchie regole della Fornero, posti residuali delle immissioni in ruolo già autorizzate e posti vacanti e disponibili fino al 31 agosto dell’anno successivo – si arriva a 200 mila stabilizzazioni da attuare. E non è un’esagerazione.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Stabilizzando 200 mila lavoratori precari, anche lo stesso Ministro dell’Istruzione potrebbe affidare una cattedra alla maggior parte dei supplenti ed evitare, nel contempo, l’ondata di nuovo contenzioso che inevitabilmente si andrebbe a produrre per il perdurare di abuso di precariato e per la negazione dei diritti a chi versa in questo status professionale suo malgrado. Anche perché ora gli scatti d’anzianità e i risarcimenti per eccesso dei contratti a termine sono pagati per ordine di un giudice.
È possibile avere informazioni ulteriori o presentare direttamente ricorso, per chiedere di ottenere l’assunzione a tempo indeterminato, un risarcimento adeguato per il danno cagionato, l’assegnazione degli scatti stipendiali automatici per tutto il periodo di precariato e l’estensione dei contratti nei mesi estivi.
Lo snodo per cancellare il precariato storico, composto da una enormità di supplenti con oltre 36 mesi di servizio svolto, passa per la riforma delle pensioni: abbattere la riforma Fornero, riducendo le soglie di accesso al pensionamento e introducendo “Quota 100”, ovvero la somma dell’età con i periodi di contribuzione senza il “paletto” dei 64 anni di età anagrafica, significherebbe creare in un anno un bacino di posti considerevole. Al punto da assorbire tutti i supplenti storici delle nostre scuole, i quali oggi, seppure selezionati, abilitati e quasi sempre con almeno tre anni di supplenze alle spalle, continuano ad essere lasciati nel girone dei “dannati” al precariato a vita.
Ammontano, secondo la stampa nazionale economica, a 104 mila i docenti e 47.500 gli Ata che potrebbero andare in pensione con i nuovi requisiti, se approvati: praticamente uno ogni dieci lavoratori della scuola in servizio. Se a questi posti che si andranno a liberare si aggiungono gli attuali 50 mila posti vacanti - tra turn-over con le vecchie regole della Fornero, posti residuali delle immissioni in ruolo già autorizzate e posti vacanti e disponibili fino al 31 agosto dell’anno successivo – si arriva a 200 mila stabilizzazioni da attuare.
E non è un’esagerazione. Perché nel computo di queste 200 mila assunzioni di personale precario, non sono stati conteggiati i quasi 50 mila posti in deroga sul sostegno agli alunni disabili e decine di migliaia di cattedre e posti coperti da personale Ata sino al 30 giugno ma di fatto travasabili nell’organico di diritto. Inoltre, osserva Orizzonte Scuola, nella stima non si è tenuto conto di coloro che potrebbero andare in pensione ricorrendo all’Ape sociale, all’Ape volontaria, all’opzione donna o alle norme sui precoci e sui lavori usuranti. Per non parlare del sempre possibile accoglimento della proposta Anief di introdurre i lavoratori scolastici nelle professioni usuranti, considerando i casi di docenti che soffrono da stress correlato al burnout.
L’operazione cancella-precari storici farebbe sicuramente piacere al nuovo Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, che proprio in questi giorni ha detto: “Un sistema che funziona non può basarsi su un precariato storico di lunga durata, una cattedra è parte integrante dello status di un docente autorevole”, ha dichiarato il Ministro nei giorni scorsi. Per permettere l’attuazione di quanto auspicato dal Ministro, occorre quindi ridurre l’età di accesso alla pensione e favorire il turn over: non va dimenticato che in Europa l’età media dei pensionamenti dei docenti risulta a tutt’oggi attorno ai 63 anni; mentre in Italia si è già approvata quota 67, ufficializzata con la Circolare Inps n. 62 del 4 aprile scorso, che dal prossimo 1° gennaio non risparmierà i dipendenti della scuola, tranne i maestri della scuola dell’infanzia.
“Stabilizzando 200 mila lavoratori precari – sottolinea Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - anche lo stesso Ministro dell’Istruzione potrebbe affidare una cattedra alla maggior parte dei supplenti ed evitare, nel contempo, l’ondata di nuovo contenzioso che inevitabilmente si andrebbe a produrre per il perdurare di abuso di precariato e per la negazione dei diritti a chi versa in questo status professionale suo malgrado. Anche perché – conclude Pacifico - ora gli scatti d’anzianità e i risarcimenti per eccesso dei contratti a termine sono pagati per ordine di un giudice”.
A questo proposito, è possibile avere informazioni ulteriori o presentare direttamente ricorso per chiedere di ottenere l’assunzione a tempo indeterminato, un risarcimento adeguato per il danno cagionato, l’assegnazione degli scatti stipendiali automatici per tutto il periodo di precariato e l’estensione dei contratti nei mesi estivi.
I lavoratori della scuola che necessitano invece di chiarimenti in merito ai pensionamenti possono chiedere una consulenza personalizzata a Cedan, contattando la sede Cedan più vicina. Per maggiori informazioni possono connettersi al sito internet oppure scrivere una e-mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o contattare il numero 091 7098356.
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