Lo ha chiesto oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, nel corso del suo intervento di apertura del convegno “Il ‘precariato pubblico’ nella Regione Siciliana (e non solo) tra legislazione regionale e Decreto Madia: quale soluzione?”, svolto a Palermo, presso Palazzo Comitini, organizzato da Anief, in collaborazione con Asael, Agi, Dirconf, Prodirmed e l’Ordine degli Avvocati di Palermo, con il patrocinio della città metropolitana del capoluogo siciliano.
Il sindacalista ha detto che “occorre porre la questione al centro delle politiche nazionali ed europee, cancellando una volta per tutte la finzione degli organici, creati ad arte per favorire il tempo determinato e ostacolare l’assunzione definitiva. Non basta modificare le norme che regolano i diritti dei precari, al fine di stabilizzare, come chiede l’UE, tutti i precari che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio. E nemmeno basta limitarsi a ripristinare la causale ed approvare regole più rigide per la chiamata a tempo determinato, come ha fatto in questi giorni il Consiglio dei ministri: è bene che in fase di approvazione in Parlamento si attuino delle modifiche che obblighino anche i datori di lavoro alla sottoscrizione di contratti a termine e, a seguire, all’assunzione in ruolo. Il problema è che i lavoratori socialmente utili sono massivamente utilizzati nell’Isola per coprire esigenze d’organico di diritto; in teoria dovrebbe costare di meno questa modalità di operare, ma in pratica costa di più. E nel caso della scuola si tagliano i fondi”.
Nel corso del suo intervento, Pacifico ha ricordato l’importante “Risoluzione 242 del 31 maggio scorso, ottenuta anche grazie al nostro operato e quello di tutti i legali, con cui il Parlamento europeo dopo 20 anni ha fornito indicazioni alla Commissione europea e ai presidenti degli stati membri per migliorare la direttiva 70/1999, la quale segue, a sua volta, una precedente direttiva; la prima indicazioni dell’UE sul precariato è infatti del 1991. Da allora, in pratica, su questo ambito non ci sono state modifiche. Mentre ci sono altre direttive che sono state cambiate anche 12 volte. Ecco perché la commissione europea ha presentato le sue osservazioni, dando di fatto ragione agli avvocati dell’Anief: la Buona Scuola non ha trovato una soluzione al precariato. Ed ecco infine perché dobbiamo andare avanti tutti insieme: coesi, per il bene dei lavoratori”.
C’è solo un modo per vincere il precariato in Sicilia, dove si concentra il 65% del precariato del pubblico impiego, come in tutte quelle zone d’Italia dove è altissimo il ricorso reiterato negli anni ai contratti a tempo determinato: porre la questione al centro delle politiche nazionali ed europee, cancellando una volta per tutte la finzione degli organici, creati ad arte per favorire il tempo determinato e ostacolare l’assunzione definitiva. Lo ha detto oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, nel corso del suo intervento di apertura del convegno “Il ‘precariato pubblico’ nella Regione Siciliana (e non solo) tra legislazione regionale e Decreto Madia: quale soluzione?”, svolto a Palermo, presso Palazzo Comitini, organizzato da Anief, in collaborazione con Asael, Agi, Dirconf, Prodirmed e l’Ordine degli Avvocati di Palermo, con il patrocinio della città metropolitana del capoluogo siciliano.
“Se non si introdurrà una svolta legislativa – ha spiegato il sindacalista autonomo -, le amministrazioni dei vari comparti pubblici, a partire dalla scuola, continueranno a produrre allo Stato un doppio danno: il disservizio effettivo derivante dalla mancata continuità nella copertura dei posti vacanti e il danno all’erario, figlio dei risarcimenti sempre più copiosi e delle ricostruzioni di carriera a vantaggio del personale che, a fatica, raggiunge l’immissione in ruolo. Noi, come sindacato, siamo pronti, assieme alle associazioni sindacali ‘gemelle’ - Anisan e Anidap – a chiedere formalmente al Parlamento di modificare le norme che regolano i diritti dei precari, al fine di stabilizzare, come chiede l’UE, tutti i precari che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio”.
“Come non basta – ha continuato Pacifico – limitarsi a ripristinare la causale ed approvare regole più rigide per la chiamata a tempo determinato, come si è fatto in questi giorni con il decreto Dignità approvato dal Consiglio dei ministri: è bene che in fase di approvazione in Parlamento si attuino delle modifiche che obblighino anche i datori di lavoro alla sottoscrizione di contratti a termine e, a seguire, all’assunzione in ruolo”.
Pacifico ha iniziato il suo intervento ricordando l’importante “Risoluzione 242 del 31 maggio scorso, ottenuta anche grazie al nostro operato e quello di tutti i legali, con cui il Parlamento europeo dopo 20 anni ha fornito indicazioni alla Commissione europea e ai presidenti degli stati membri per migliorare la direttiva 70/1999, la quale segue, a sua volta, una precedente direttiva; la prima indicazioni dell’UE sul precariato è infatti del 1991. Da allora, in pratica, su questo ambito non ci sono state modifiche. Mentre ci sono altre direttive che sono state cambiate anche 12 volte”.
“Bisogna ricordare – ha continuato il sindacalista - che in Italia il 65% del precariato del pubblico impiego si concentra in Sicilia”. Anche a livello nazionale, le cose non vanno benissimo: “mentre il contratto a termine in Europa è del 7%, in Italia arriva al 12%. E in Sicilia ci sono punte del 50%. Il problema è che i lavoratori socialmente utili sono massivamente utilizzati nell’Isola per coprire esigenze d’organico di diritto; in teoria dovrebbe costare di meno questa modalità di operare, ma in pratica costa di più. E nel caso della scuola si tagliano i fondi”.
Il leader dell’Anief ha poi ricordato come l’ultima riforma della Scuola, la Legge 107/2015, sia intervenuta sul contenzioso del 2011 per stabilizzare docenti e Ata: “l’Anief è impegnata in prima linea su questo contenzioso. Siamo stati bocciati nel 2012 con tale motivazione: perché la direttiva europea, ci è stato detto, non può essere applicata al sistema scolastico italiano. Viviamo un momento particolare oggi: si parla infatti di Decreto Dignità; dobbiamo però vedere cosa c’è scritto in questo decreto dignità. Noi non ci fermiamo, andiamo fino in fondo, in Europa, per tutelare i diritti dei lavoratori”.
Pacifico si è quindi soffermato sul sistema odierno italiano che regola i diritti di coloro che non sono stati assunti a tempo indeterminato: “assistiamo a una evidente disparità di trattamento – ha ricordato - tra personale precario e personale di ruolo. Ma il recente epilogo della causa C. 494/17 Rossato, sollevata dalla Corte di Appello di Trento nel giudizio sulla compatibilità della Legge di riforma della scuola 107/2015 con il diritto dell'Unione Europea, contraddice ciò che sostiene il sistema italiano. I giudici hanno evidenziato come la situazione sia incongruente: come è possibile che un lavoratore che per 17 anni ha avuto contratti e per 11 anni continuativi, non abbia diritto a ciò che gli spetta?”.
“Anche trattando la causa Motter, l’Europa si è pronunciata a favore dei legali del nostro sindacato. Ecco perché la commissione europea ha presentato le sue osservazioni, dando di fatto ragione agli avvocati dell’Anief: la Buona Scuola non ha trovato una soluzione al precariato. Ed ecco infine perché – ha concluso Pacifico tra gli applausi dei presenti - dobbiamo andare avanti tutti insieme: coesi, per il bene dei lavoratori”.
Il video dell’intervento del professor Marcello Pacifico al convegno sul precariato svolto il 6 luglio a Palermo.
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