Marco Bussetti, nel presentare le linee guida alle Commissioni Cultura di Senato e Camera, ha detto che “la dispersione scolastica” è fondamentale da combattere per incentivare “tutti i ragazzi a raggiungere almeno un titolo d’istruzione secondaria superiore”, in una scuola “che parli tutti i nuovi linguaggi (scientifici, tecnologici, multimediali)” e anche di “tecnologia che può ‘avvicinare’ al resto d’Italia gli istituti delle zone disagiate (isole, luoghi montani)” e che quindi “abbatta qualunque barriera: strutturale, economica, geografica”. Sulla necessità di ridurre l’ancora elevato numero di abbandoni precoci dei banchi, prima del 16anno di età, oggi attorno al 15% a fronte dell’obiettivo UE del 10% da centrare entro il 2020, il sindacato non può che essere d’accordo. Sulle modalità da adottare, per raggiungere quel risultato prezioso, invece Anief ha idee diverse.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Per superare la dispersione scolastica occorre introdurre un organico del personale diversificato, in base al territorio dove sono collocate le scuole. Laddove vi sono contesti socio-culturali difficili, quali possono essere le zone deprivate, isolate, con un alto tasso di alunni stranieri, è chiaro che occorre un organico maggiorato. Anche perché è provato che un ragazzo senza un titolo di studio, salvo i casi in cui esistono realtà familiari a protezione, è destinato a diventare un Neet, una condizione che in Italia spopola. Inoltre, sarebbe altrettanto utile anche anticipare di un anno l’inizio della scuola dell’obbligo e anche introdurre l’attività motoria in aggiunta all’orario settimanale, quindi come disciplina e non come progetti estemporanei, sicuramente validi, ma pur sempre facoltativi e spesso anche finanziati dalle famiglie.
Ci sono delle parti interessanti e condivisibili nelle linee guida presentate dal Ministro dell’Istruzione in carica, Marco Bussetti, presso le Commissioni Cultura di Senato e Camera. Una di queste riguarda l’intenzione di ridurre una delle piaghe del nostro sistema formativo pubblico: “la dispersione scolastica”, perché, ha detto con fermezza Bussetti, “incentivando tutti i ragazzi a raggiungere almeno un titolo d’istruzione secondaria superiore”, in una scuola “che parli tutti i nuovi linguaggi (scientifici, tecnologici, multimediali)” e anche di “tecnologia che può ‘avvicinare’ al resto d’Italia gli istituti delle zone disagiate (isole, luoghi montani). Insomma, che abbatta qualunque barriera: strutturale, economica, geografica”.
Sulla necessità di ridurre l’ancora elevato numero di abbandoni precoci dei banchi, prima del 16anno di età, oggi attorno al 15% a fronte dell’obiettivo UE del 10% da centrare entro il 2020, il sindacato non può che essere d’accordo. Sulle modalità da adottare, invece, per raggiungere quel risultato prezioso, Anief ha idee diverse: “Per superare la dispersione scolastica – spiega il presidente nazionale del giovane sindacato, Marcello Pacifico - bisogna estendere l’obbligo scolastico a 18 anni ed introdurre un organico del personale diversificato, in base al territorio dove sono collocate le scuole”.
“Laddove vi sono di contesti socio-culturali difficili, quali possono essere le zone deprivate, isolate, con un alto tasso di alunni stranieri, è chiaro che occorre un organico maggiorato, proprio per fronteggiare dei contesti dove la scuola può essere considerata non uno strumento per crescere e formarsi, ma un luogo quasi ostile. In tali condizioni, non c’è quindi da meravigliarsi se l’abbandono scolastico supera il 40%, una percentuale quattro volte quello che è stato indicato dell’Unione europea come soglia massima.
“Anche perché è provato che un ragazzo senza un titolo di studio, salvo i casi in cui esistono realtà familiari a protezione, è destinato a diventare un Neet, una condizione che in Italia spopola. Mentre, portare l’obbligo scolastico a 18 anni di età, responsabilizzerebbe di sicuro le scelte future dei nostri giovani. Inoltre, sarebbe altrettanto utile anche anticipare di un anno l’inizio della scuola dell’obbligo, creando in tal modo un’annualità ‘ponte’ scuola dell’infanzia-scuola primaria, con maestri di entrambi i cicli che offrirebbero un’offerta formativa trasversale e allargata nel passaggio più delicato della formazione di un bambino”.
Sempre nella scuola primaria, applaudiamo poi alla volontà del Ministro Bussetti di introdurre “docenti laureati in Scienze motorie e sportive, al fine di garantire ai piccoli alunni una corretta e sana educazione motoria”. “È però bene – specifica Pacifico - che ciò avvenga attraverso l’introduzione dell’attività di educazione fisica in aggiunta all’orario settimanale, quindi come disciplina e non come progetti estemporanei, sicuramente validi, ma pur sempre facoltativi e spesso anche finanziati dalle famiglie.
“Adeguare, quindi, gli organici del personale scolastico, sia docenti che Ata, ai bisogni del territorio costituisce un passaggio obbligato. Anche per combattere l’esplosione dei giovani che né studiano né lavorano, per i quali sarebbe molto utile potenziare i CPIA, attraverso i quali si sviluppa lo studio degli adulti e l’educazione permanente”, conclude il sindacalista Anief-Cisal.
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