Arriva in Parlamento una richiesta di modifica al decreto Dignità con la quale i partiti di maggioranza intendono superare il tetto massimo di mesi di supplenza dei docenti e del personale Ata della scuola imposto dalla riforma Renzi: il divieto attuale, che ribalta le indicazioni UE, è stato introdotto dalla Legge 107/2015, la cosiddetta Buona Scuola, e decorre dal 1° settembre 2016, con effetti di mancata possibilità di potere accettare supplenze di lunga durata già dal 2019. Ora, però, l’emendamento al dl dignità presentato dalla maggioranza vuole dire basta a quell’ingiusto limite dei 36 mesi, previsto a decorrere da settembre 2016.
La presentazione dell’emendamento, sostenuta dai due partiti che compongono la maggioranza dell’attuale esecutivo, è stata accolta con soddisfazione da parte del sindacato Anief, il quale non è un caso che a sua volta abbia predisposto proprio in questi giorni una richiesta analoga ai parlamentari, all’interno del pacchetto emendamenti allo stesso decreto Dignità che martedì prossimo, 24 luglio, arriverà in Aula.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Approvare la cancellazione del comma 131 della Legge 107/2015 è una tappa fondamentale, perché il governo precedente è riuscito nell’impresa di ribaltare quanto indicato dai giudici di Strasburgo nel 2014, quando la Corte di Giustizia Europea stabilirono che i 36 mesi di servizio svolto vanno considerati come soglia d’accesso e non come motivo di respingimento dalla stabilizzazione.
Il diritto europeo a tutela dei diritti dei precari ha aperto una breccia anche in Italia, dove si continua imperterriti ad abusare dei contratti a tempo determinato a partire dallo Stato datore di lavoro: è notizia delle ultime ore quella della presentazione in Parlamento di un emendamento al decreto Dignità con il quale M5S e Lega intendono superare il tetto massimo di mesi di supplenza dei docenti e del personale Ata della scuola imposto dalla riforma Renzi: il divieto attuale, che ribalta le indicazioni UE, è stato introdotto dalla Legge 107/2015, la cosiddetta Buona Scuola, e decorre dal 1° settembre 2016, con effetti di mancata possibilità di potere accettare supplenze di lunga durata già dal 2019.
Ora, però, l’emendamento al dl dignità presentato dalla maggioranza vuole dire basta a quell’ingiusto limite dei 36 mesi, previsto a decorrere da settembre 2016 “per i contratti di lavoro a tempo determinato stipulati con il personale docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, per la copertura di posti vacanti e disponibili”. La modifica, ricorda la rivista Orizzonte Scuola, necessiterà tuttavia della votazione per entrare a far parte del DL in questione e quindi da convertire in legge dello Stato italiano.
La presentazione dell’emendamento, sostenuta dai due partiti che compongono la maggioranza dell’attuale esecutivo, è stata accolta con soddisfazione da parte del sindacato Anief, il quale non è un caso che a sua volta abbia predisposto proprio in questi giorni una richiesta analoga ai parlamentari, all’interno del pacchetto emendamenti allo stesso decreto Dignità che martedì prossimo, 24 luglio, arriverà in Aula.
“Approvare la cancellazione del comma 131 della Legge 107/2015 è una tappa fondamentale – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – perché il governo precedente è riuscito nell’impresa di ribaltare quanto indicato dai giudici di Strasburgo nel 2014, quando la Corte di Giustizia Europea stabilì che i 36 mesi di servizio svolti vanno considerati come soglia d’accesso e non come motivo di respingimento dalla stabilizzazione”.
L’approvazione dell’emendamento è in qualche modo legata anche all’adunanza plenaria, emessa dal Consiglio di Stato lo scorso 20 dicembre, che ha stravolto quanto indicato dallo stesso organo di giustizia stabilendo che i precari con diploma magistrale non hanno più diritto a stare nelle GaE. L’azione dell’Anief, per ricollocarli nelle GaE, assieme a tutti gli abilitati all’insegnamento, troverebbe il suo effetto finale nell’immissione in ruolo di tutti i precari che hanno svolto un servizio di almeno tre anni, anche non continuativi.
“Siamo rinfrancati dal fatto – continua il sindacalista Anief – che anche i parlamentari europei la pensano come noi: lo stesso Consiglio d’Europa ha dichiarato ammissibile il reclamo collettivo n. 159/18 presentato lo scorso mese di marzo, contro lo Stato italiano per la violazione di una lunga serie di articoli: con una risposta ineccepibile, nel ritenere ammissibili i rilievi mossi dai legali del giovane sindacato – secondo i quali il nostro Stato continua a non avere rispetto a diversi articoli della direttiva comunitaria sul precariato e della lettera E della Carta Sociale europea –, il Consiglio d’Europa ha respinto le osservazioni sulla mancata legittimazione ad agire”.
“I nostri governanti – conclude Pacifico – sanno bene che debbono giustificare anche a Bruxelles questa opposizione ad oltranza contro la stabilizzazione dei precari della scuola che non è nemmeno più conveniente per il risparmio pubblico, dal momento in cui la Cassazione ha aperto gli scatti di anzianità e il conferimento dei mesi estivi anche ai supplenti, sempre su indicazione di Bruxelles”.
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