L’apice del caos si toccherà quando si dovrà dare seguito all’adunanza plenaria dello scorso 20 dicembre, facendo tornare nelle graduatorie d’istituto 60 mila maestri. Il governatore del Veneto scrive al titolare del Miur: “il regolare inizio del prossimo anno scolastico in Veneto è a fortissimo rischio” con “la scuola primaria veneta penalizzata da tre fattori: l’esclusione delle maestre diplomate magistrale dalle graduatorie ad esaurimento, che in Veneto relega 848 insegnanti prive di laurea alle sole supplenze; il venir meno di 888 insegnanti che, a settembre, vanno in pensione o hanno ottenuto il trasferimento in altra regione; il numero insufficiente di posti assegnati al Veneto (300 tra Padova e Verona) per i corsi di laurea in Scienze della formazione primaria rispetto al fabbisogno formativo”. Situazione da allarme rosso anche in Lombardia, dove si è creata una voragine di quasi 2 mila posti solo tra scuola dell’infanzia e primaria.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Pensare di coprire questi vuoti con contratti stipulati da graduatorie d’istituto, ancora di più in corso d’anno, andrebbe a creare una vera catastrofe organizzativa e didattica. Perché la collocazione nelle GaE è cosa ben diversa da quella nelle graduatorie d’istituto, peraltro circoscritta per legge ad un numero limitato di istituti autonomi. Senza un intervento immediato, ci ritroveremo con migliaia di posti privati in modo scellerato dell’insegnante che li copriva. Il Parlamento ha un’occasione d’oro, lo ripetiamo, per sanare una situazione che altrimenti andrà a provocare disastri organizzativi, con effetti nocivi per gli alunni, con un tourbillon di docenti, molti dei quali chiamati per coprire i ‘buchi’ pur senza alcuna esperienza né tantomeno abilitazione all’insegnamento. Mentre chi ha esperienza da vendere, con oltre 36 mesi di supplenze svolte, rischia di trovarsi presto addirittura cancellato dalle nomine annuali su posti vacanti, a meno che non venga giustamente cancellato per mano della maggioranza l’ignobile comma 131 della Legge 107/2015. Per tali motivi, proprio in questi giorni, l’Anief si è fatto carico di chiedere ai parlamentari, attraverso degli emendamenti ad hoc nel Decreto Dignità, a fronte di 850 complessivi, di riaprire le GaE a tutto il personale abilitato, a partire dai diplomati magistrale, di reclutare i docenti non abilitati con 36 mesi di servizio in assenza di altri candidati e di confermare in ruolo i neo-assunti in ogni ordine e grado, dando nel contempo il via libera al ruolo a tutti coloro che hanno superato l’anno di prova.
Far tornare nelle graduatorie d’istituto 60 mila maestri con diploma magistrale, come ha chiesto il Consiglio di Stato con l’adunanza plenaria lo scorso 20 dicembre, metterebbe le scuole del primo ciclo in ginocchio, a partire da quelle del Nord Italia. Lo sostengono da tempo i sindacati che tutelano le posizioni di oltre 20 maestre e maestri, e le associazioni di categoria. A poco più di un mese dall’inizio del nuovo anno scolastico, a lanciare l’allarme sono anche i governatori.
È di queste ore la notizia che il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha scritto al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, sostenendo che “il regolare inizio del prossimo anno scolastico in Veneto è a fortissimo rischio”. La segnalazione di Zaia, riporta oggi Orizzonte Scuola, “riguarda in particolare la scuola primaria veneta penalizzata, a suo dire, da tre fattori: l’esclusione delle maestre diplomate magistrale dalle graduatorie ad esaurimento, che in Veneto relega 848 insegnanti prive di laurea alle sole supplenze; il venir meno di 888 insegnanti che, a settembre, vanno in pensione o hanno ottenuto il trasferimento in altra regione; il numero insufficiente di posti assegnati al Veneto (300 tra Padova e Verona) per i corsi di laurea in Scienze della formazione primaria rispetto al fabbisogno formativo”.
Una situazione molto simile di carenza di insegnanti, aggravata dall’esclusione dei diplomati magistrale dalle GaE, si ravvisa anche in Lombardia, dove secondo fonti sindacali locali dal prossimo 1° settembre mancheranno all’appello, dopo i trasferimenti, i pensionamenti e il mancato turn over, oltre 2 mila maestri solo della scuola dell’infanzia e primaria e dei posti vacanti, una buona parte proprio del primo ciclo.
“Pensare di coprire questi vuoti – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – con contratti stipulati da graduatorie d’istituto, ancora di più in corso d’anno, andrebbe a creare una vera catastrofe organizzativa e didattica, con un mescolamento delle cattedre e l’inevitabile spostamento di migliaia di maestri e docenti. Perché la collocazione nelle GaE è cosa ben diversa da quella nelle graduatorie d’istituto, peraltro circoscritta per legge ad un numero limitato di istituti autonomi. Senza un intervento immediato, che non può essere il semplice differimento di 120 giorni dell’attuazione delle sentenze di merito dei tribunali, ci ritroveremo con migliaia di posti privati in modo scellerato dell’insegnante che li copriva”.
“È sempre più evidente – prosegue il sindacalista autonomo – che la carenza di docenti è stata complicata dalla sentenza politica del Consiglio di Stato del dicembre scorso. Il Parlamento ha un’occasione d’oro, lo ripetiamo, per sanare una situazione che altrimenti andrà a provocare disastri organizzativi, con effetti nocivi per gli alunni, con un tourbillon di docenti, molti dei quali chiamati per coprire i ‘buchi’ pur senza alcuna esperienza né tantomeno abilitazione all’insegnamento. Mentre chi ha esperienza da vendere, con oltre 36 mesi di supplenze svolte, rischia di trovarsi presto addirittura cancellato dalle nomine annuali su posti vacanti, a meno che non venga giustamente cancellato per mano della maggioranza l’ignobile comma 131 della Legge 107/2015”.
“Per tali motivi, proprio in questi giorni, l’Anief si è fatto carico di chiedere ai parlamentari, attraverso degli emendamenti ad hoc nel Decreto Dignità, a fronte di 850 complessivi, di riaprire le GaE a tutto il personale abilitato, a partire dai diplomati magistrale, di reclutare i docenti non abilitati con 36 mesi di servizio in assenza di altri candidati e di confermare in ruolo i neo-assunti in ogni ordine e grado. Dando nel contempo il via libera al ruolo a tutti coloro che hanno superato l’anno di prova. Rispetto alle pronunce della magistratura ordinaria, bisogna prendere atto che le norme europee impongono vincoli e responsabilità precipue: stare nell’Unione Europea, lo ribadiamo, non serve solo a tenere sotto controllo i conti del bilancio statale”, conclude Pacifico.
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