Il Governo aveva lasciato libero il Parlamento di adottare la soluzione migliore per risolvere il problema dei docenti inseriti nelle GaE dopo l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, ma le Commissioni VI e XI riescono a scontentare tutti, arrivando a licenziare pure i maestri già assunti in ruolo: peggio di così non si poteva certo fare e ora la parola giungerà all’Aula della Camera, prima del passaggio lampo in Senato. Se non vi saranno modifiche, si prospetta l’apertura della più grande stagione di ricorsi: non ci sarà precario che non andrà in tribunale per reclamare i propri diritti.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Cui prodest? Anief continua a essere pronta al dialogo ma, come ben sappiamo, per dialogare bisogna essere in due. La nostra proposta di riapertura delle GaE, nelle ultime ore trasformata in un appello pubblico, era chiara e condivisa anche da diversi parlamentari, ma è stata totalmente ignorata. Noi, rimanendo a fianco dei precari e lottando con loro e per loro, continueremo a chiedere ai parlamentari di cambiare la norma, poi lo chiederemo ai giudici, perché i politici cambiano, anche le norme, ma la nostra scuola deve andare avanti.
Peggio di così non si poteva fare: sulla vicenda dei diplomati magistrale, il Governo aveva lasciato libero il Parlamento di adottare la soluzione migliore per risolvere il problema dei docenti inseriti nelle GaE dopo l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, ma le Commissioni VI e XI riescono a scontentare tutti. Ora la parola giungerà all’Aula della Camera, prima del passaggio lampo in Senato. Se non vi saranno modifiche, si prospetta l’apertura della più grande stagione di ricorsi: non ci sarà precario che non andrà in tribunale per reclamare i propri diritti negati ora pure dal Parlamento.
Per il sindacato, cosa ci sia di ‘dignitoso’ nel prorogare di un anno il licenziamento di 45 mila supplenti che lavorano da tempo grazie all’inserimento nelle GaE non si comprende. Così come non si capisce cosa ci possa essere di ‘dignitoso’ nel certificare fra un anno il licenziamento di 6 mila docenti assunti in ruolo e inseriti con riserva che hanno superato a pieni voti l’anno di prova, di fronte al proprio dirigente scolastico e agli organi collegiali preposti.
È anche vero che le sentenze vanno rispettate, continua a dire più di qualcuno. Allora, è bene sapere che ce ne sono anche otto del Consiglio di Stato passate in giudicato che avevano garantito il diritto dei maestri con diploma magistrale all’insegnamento e alla continuità didattica degli studenti, prima di una decisione, quella della Plenaria, che in questo momento, ricordiamo, è sub iudice presso la Cassazione e la Cedu. Perché se anche la legge può essere incostituzionale, figuriamoci una sentenza, che è certamente illegittima quando mette in discussione la stessa fonte di legittimità della giustizia di uno Stato di diritto. Ma questo lo diranno i giudici, visto che i politici sembrano ormai specializzati nello scrivere norme per essere demolite in giudizio.
I parlamentari di Lega e M5S, certo, nella VI – XI Commissione, avrebbero potuto rimediare, ma il loro amaro rimedio è stato un evidente disastro:
- nessuna riapertura di quelle GaE, da cui ogni anno lo Stato ricerca i 100 mila supplenti per insegnare, ricordandosi dei precari soltanto quando dalla segreteria di una scuola si ordina di fare cento telefonate, in tre mesi, per trovarne un supplente dalle graduatorie d’istituto. Loro sono lì, ma sono trattati da fantasmi;
- ancora nuovi concorsi, come se questi fossero la panacea di tutti i mali, quando il primo bando della Legge 107/15 per le superiori è stato disertato dai precari, che evidentemente in alcune regioni non hanno alcuna intenzione di rimanere ingabbiati per 40 anni a insegnare inglese o storia dell’arte, come nel Lazio; concorsi, in prima istanza, poi, riservati a chi ha due anni di servizio negli ultimi otto; un altro mistero della cabala su cui si eserciteranno i sapienti in tribunale;
- trasformazione dei contratti da tempo indeterminato a tempo determinato: proprio il contrario dello spirito del decreto urgente voluto dal Governo per contrastare la precarietà.
In sintesi, l’emendamento approvato con il beneplacito del Governo all’art. 4 del Decreto Dignità non risolve un bel niente e se non sarà profondamente rivisto lascerà sguarnite, fra un anno, le scuole in molte regioni del Paese, ma lascerà anche una ferita profonda in quelle migliaia di persone, essere umani, educatori che hanno creduto di poter insegnare ai nostri figli. Questo emendamento, infine, inaugurerà, una nuova stagione di ricorsi in tribunale, forse la più cruenta, con docenti di ruolo che contestano il licenziamento e contro-interessati che impugnano la proroga dei contratti. E, sullo sfondo, precari esclusi dai concorsi.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, si chiede: “Cui prodest? Il sindacato continua a essere pronto al dialogo ma, come ben sappiamo, per dialogare bisogna essere in due. La nostra proposta di riapertura delle GaE, nelle ultime ore trasformata in un appello pubblico, era chiara e condivisa anche da diversi parlamentari, ma è stata totalmente ignorata. Noi, rimanendo a fianco dei precari e lottando con loro e per loro, continueremo a chiedere ai parlamentari di cambiare la norma, poi lo chiederemo ai giudici, perché i politici cambiano, anche le norme, ma la nostra scuola deve andare avanti”.
PER APPROFONDIMENTI:
Diplomati magistrale, Bussetti: le sentenze vanno rispettate. Anief: senza eccezioni, pure quelle UE