La conferma è giunta in queste ultime ore, a seguito dell’incontro svolto al MAECI tra i sindacati e i dirigenti dell’amministrazione: l’indennità di sede, infatti, è stata dapprima decurtata, nel 2015, a seguito delle operazioni di spending review, con un docente di scuola media superiore che ha perso il 12%; con la Buona Scuola, si è perso un ulteriore 26%. E, come se non bastasse, ora ai sindacati “l’Amministrazione del MAECI, ha previsto la decurtazione per circa 250 unità di personale della scuola, di un terzo dell’assegno di sede fino all’estinzione dello stesso, a partire dal mese di luglio”.
L’incidenza del problema è meno marginale di quanto si pensi: stiamo parlando di docenti e personale impegnati in 140 scuole, nei 242 lettorati e nei corsi di lingua e cultura italiana dove sono iscritti più di 30mila alunni (scuole italiane ed europee), 60 mila nei lettorati, 320mila nei corsi ex lege 153/71. A queste strutture si rivolge una utenza “mista”, composta infatti da allievi italiani e stranieri, a cui si offrono lezioni sia in lingua italiana sia in quella locale. Il loro apporto è preziosissimo, perché vale la pena ricordare che la lingua italiana figura tra le prime 20 più parlate al mondo e al quarto posto tra le più richieste.
Davanti a questa ennesima ingiustizia, Anief ribadisce la possibilità per i lavoratori della scuola all’estero di attivare appositi ricorsi presso il foro di Roma, al fine di riconoscere la parità di trattamento in termini di progressione di carriera e indennità complessiva di sede con il personale di ruolo. Gli interessati ai ricorsi possono cliccare qui.
L’Italia risparmia sui suoi educatori e docenti anche quando lavorano all’estero: non trova soluzione, infatti, il vulnus sulla decurtazione dell’assegno di sede del personale scolastico impegnato oltre confine introdotto con il decreto legislativo n. 64/2017 della Legge di riforma 107 del 2015. L’incidenza del problema è meno marginale di quanto si pensi: stiamo parlando di docenti e personale impegnati in 140 scuole, nei 242 lettorati e nei corsi di lingua e cultura italiana dove sono iscritti più di 30mila alunni (scuole italiane ed europee), 60 mila nei lettorati, 320mila nei corsi ex lege 153/71. A queste strutture si rivolge una utenza “mista”, composta infatti da allievi italiani e stranieri, a cui si offrono lezioni sia in lingua italiana sia in quella locale. Il loro apporto è preziosissimo, perché vale la pena ricordare che la lingua italiana figura tra le prime 20 più parlate al mondo e al quarto posto tra le più richieste.
È in questo panorama che si colloca la conferma della decurtazione dell’assegno di sede, sul quale l’amministrazione continua a non esprimersi: è accaduto in queste ultime ore, a seguito dell’incontro svolto al MAECI tra i sindacati e i dirigenti dell’amministrazione. L’indennità di sede, infatti, è stata dapprima decurtata, nel 2015, a seguito delle operazioni di spending review, con un docente di scuola media superiore che ha perso il 12%; con la Buona Scuola, si è perso un ulteriore 26%. Ora, come se non bastasse, ai sindacati “l’Amministrazione del MAECI, ha previsto la decurtazione per circa 250 unità di personale della scuola, di un terzo dell’assegno di sede fino all’estinzione dello stesso, a partire dal mese di luglio”.
Ma, come riferisce uno dei sindacati Confederali, i nodi da scegliere per il personale all’estero sono anche altri: la mancata determinazione dell’organico 2018/19 che prevede l’utilizzo dei 50 posti di potenziamento comunicato con l’informativa sindacale del 30 gennaio scorso; l’adozione dei soli trasferimenti d’ufficio, negando i trasferimenti a domanda nemmeno negli istituti particolarmente disagiati, se non per i posti vacanti delle scuole europee; il mancato invio nelle scuole all’estero dei 10 docenti di sostegno previsti dal contingente 2018/19; nessuna selezione per i 7 posti scoperti di dirigente scolastico; il mancato rimborso delle spese di abitazione a 250 lavoratori del Miur all’estero; infine, rimangono ferme le retribuzioni del personale docente e Ata con contratto locale a tempo indeterminato delle scuole statali che pure sono previsti, sempre dal decreto legislativo 64/17.
A seguito di tutte queste problematiche irrisolte, riguardanti i lavoratori della scuola all’estero, l’unico provvedimento preso del Governo, attraverso il Decreto Dignità, è stato la copertura “di 183 posti, compresi 40 nelle scuole statali all’estero e 28 posti nelle scuole europee, in attesa della definizione delle nuove procedure introdotte dal decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 64”, attraverso la “proroga, per quest’anno”, della “possibilità di ricorrere alle graduatorie vigenti nell’anno scolastico 2017/2018”.
Davanti a questo ennesimo attacco frontale agli organici e ai compensi del personale impegnato fuori l’Italia, Anief conferma la sua azione in tutte le sedi possibili per tutelare i diritti dei lavoratori vessati. Inoltre, ribadisce la possibilità per i lavoratori della scuola all’estero di attivare appositi ricorsi presso il foro di Roma, al fine di riconoscere la parità di trattamento in termini di progressione di carriera e indennità complessiva di sede con il personale di ruolo. Gli interessati ai ricorsi possono cliccare qui.
Per approfondimenti:
Le 300 scuole all’estero vanno sostenute: la lingua italiana rimane la quarta più richiesta al mondo
Buona Scuola, CdM approva 8 decreti attuativi: per Anief è l’inizio di un percorso da completare