L’11 settembre ci sarà il primo sciopero dell’anno scolastico e una manifestazione che già si preannuncia copiosa di adesioni: è stata richiesta alla Questura di Roma l’autorizzazione per un sit-in dalle ore 9.00 alle 14.00 in Piazza del Parlamento, per consentire ai precari di far sentire la loro voce durante l’esame del Decreto Milleproroghe presso la Camera dei Deputati, al fine di difendere l’emendamento salva-precari che riapre le GaE al personale abilitato. Esso consentirebbe di sbloccare nuove immissioni in ruolo andate perdute, regolare l’avvio ordinato delle supplenze del nuovo anno scolastico senza ricorrere alle venti o dieci scuole delle graduatorie d’istituto, confermare nei ruoli il personale inserito con riserva, riportando giustizia ed equità nella parità di trattamento di tutto il personale abilitato. Il provvedimento, se approvato anche dall’altro ramo del Parlamento, porterebbe una soluzione positiva pure per i 50 mila maestri che potrebbero essere licenziati, temporaneamente, dalle sentenze successive a quella dell’Adunanza Plenaria, salvo poi esser riassunti, quando quella stessa sentenza sarà dichiarata illegittima dalla Cedu e dalla Corte suprema italiana, dove i ricorsi sono attualmente pendenti.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Continuo a pensare che l’emendamento approvato in Senato con il parere favorevole del Governo e del Relatore non possa essere stato frutto di un errore, ma di coerenza con quanto già detto innumerevoli volte. Lo vedremo alla ripresa dei lavori parlamentari. Noi siamo più che fiduciosi e come sempre al fianco dei lavoratori della scuola che temono fortemente sulle sorti del proprio fututo: Anief c’è e sarà con loro a Roma, facendo sentire forte le nostre ragioni. Richiediamo la partecipazione, in massa, di tutti gli interessati: ci teniamo a precisare che il momento è cruciale: se approvato definitivamente, l’emendamento LeU 6.3 all’art. 6 del decreto legge 91 darebbe modo a migliaia di precari, già entro l’autunno, di avere i contratti di supplenza al termine delle attività didattiche o annuali, proprio dalle graduatorie ad esaurimento e concorrere nei ruoli in surroga rispetto ai posti andati vacanti e disponibili. Per poter facilitare le attività di tutti, informiamo nel frattempo che il giorno successivo allo sciopero iniziano le lezioni in Veneto, Lombardia, Umbria, Campania, Sicilia, Provincia autonoma di Trento e Valle d’Aosta; il 13 sarà la volta del Molise, mentre il 17 settembre si tornerà in aula in Sardegna, Calabria, Marche, Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Liguria. Chiude il cerchio la Puglia il 20 settembre, quindici giorni dopo la Provincia autonoma di Bolzano” conclude il presidente Pacifico.
L’11 settembre ci sarà il primo sciopero dell’anno scolastico e una manifestazione che già si preannuncia copiosa di adesioni: è stata, infatti, richiesta alla Questura di Roma l’autorizzazione per un sit-in dalle ore 9.00 alle 14.00 in Piazza del Parlamento, per consentire ai precari di far sentire la loro voce durante l’esame del Decreto Milleproroghe presso la Camera dei Deputati, al fine di difendere l’emendamento salva-precari che riapre le GaE al personale abilitato.
Come riporta Tuttoscuola, “la Commissione di Garanzia ha dato il benestare e lo sciopero scuola già annunciato da Anief per l’11 settembre è ora proclamato ufficialmente. Motivo principale dello sciopero scuola è convincere la Camera, che si riunirà quel giorno, a confermare l’emendamento approvato ‘per sbaglio e distrazione’ dal Senato in occasione della conversione del decreto legge ‘milleproroghe’ e che prevede l’apertura delle Gae a tutti i precari abilitati, compresi i vecchi diplomati magistrali, inclusi quelli cancellati dalla sentenza del Consiglio di Stato”.
Esso, dunque, consentirebbe di sbloccare nuove immissioni in ruolo andate perdute, regolare l’avvio ordinato delle supplenze del nuovo anno scolastico senza ricorrere alle venti o dieci scuole delle graduatorie d’istituto, confermare nei ruoli il personale inserito con riserva, riportando giustizia ed equità nella parità di trattamento di tutto il personale abilitato. Il provvedimento, se approvato anche dall’altro ramo del Parlamento, porterebbe una soluzione positiva pure per i 50 mila maestri che potrebbero essere licenziati, temporaneamente, dalle sentenze successive a quella dell’Adunanza Plenaria, salvo poi esser riassunti, quando quella stessa sentenza sarà dichiarata illegittima dalla Cedu e dalla Corte suprema italiana, dove i ricorsi sono attualmente pendenti.
D’altronde che la sentenza dell’Adunanza Plenaria del 20 dicembre scorso fosse sbagliata ne era cosciente anche il vicepremier Matteo Salvini all’indomani della sua pubblicazione, quando dichiarò “Noi non permetteremo che la vita lavorativa di oltre 50 mila insegnanti precari venga spezzata da una sentenza ingiusta”. Antecedentemente a lui, gli stessi deputati della VII Commissione della Camera del M5S, durante la precedente legislatura, dopo la prima sentenza passata in giudicato del Consiglio di Stato favorevole all’inserimento delle maestre con diploma magistrale nelle Gae avevano presentato un’interpellanza al Miur per riaprire queste graduatorie a tutte le altre non ricorrenti.
“Per questa ragione – afferma Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - continuo a pensare che l’emendamento approvato in Senato con il parere favorevole del Governo e del Relatore non possa essere stato frutto di un errore, ma, semmai, di coerenza con quanto già detto innumerevoli volte. Lo vedremo alla ripresa dei lavori parlamentari. Noi siamo più che fiduciosi e come sempre al fianco dei lavoratori della scuola che temono fortemente sulle sorti del proprio fututo: Anief c’è e sarà con loro a Roma, facendo sentire forte le nostre ragioni”.
Tante le motivazioni che hanno spinto il giovane sindacato a indire lo sciopero: oltre alla difesa della riapertura delle graduatorie ad esaurimento per tutto il personale abilitato e alla salvaguardia dei ruoli, la piattaforma di protesta include la richiesta di adeguamento dell’organico di fatto a quello di diritto, inclusi i posti in deroga su sostegno, la stabilizzazione del personale precario, l’assunzione su tutti i posti vacanti e disponibili, una revisione globale poi della Buona Scuola, la Legge 107/15, che l’attuale governo ha soltanto scalfito, lo sblocco dell’indennità di vacanza contrattuale, l’adeguamento degli stipendi all’inflazione, considerando che la categoria percepisce i compensi più bassi dell’area Ocse, quasi 10mila euro sotto la media Ue, di tutta la PA italiana e addirittura in calo. È chiaro ormai, infatti, che i concorsi previsti dalla Buona Scuola o dal Decreto Dignità non porteranno a una soluzione condivisibile per i 100 mila supplenti impegnati da diversi anni come precari nelle nostre scuole, inclusi i 45 mila maestri e gli altri 7 mila assunti nei ruoli, ma che saranno licenziati il prossimo mese di giugno.
“Richiediamo la partecipazione, in massa, di tutti gli interessati: ci teniamo a precisare che il momento è cruciale: infatti, se approvato definitivamente, l’emendamento LeU 6.3 all’art. 6 del decreto legge 91 darebbe modo a migliaia di precari, già entro l’autunno, di avere i contratti di supplenza al termine delle attività didattiche o annuali, proprio dalle graduatorie ad esaurimento e concorrere nei ruoli in surroga rispetto ai posti andati vacanti e disponibili”, continua il sindacalista autonomo.
“Per poter facilitare le attività di tutti, informiamo nel frattempo che il giorno successivo allo sciopero iniziano le lezioni in Veneto, Lombardia, Umbria, Campania, Sicilia, Provincia autonoma di Trento e Valle d’Aosta; il 13 sarà la volta del Molise, mentre il 17 settembre si tornerà in aula in Sardegna, Calabria, Marche, Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Liguria. Chiude il cerchio la Puglia il 20 settembre, quindici giorni dopo la Provincia autonoma di Bolzano” conclude il presidente Pacifico.
PER APPROFONDIMENTI:
Diplomati magistrale, Bussetti: le sentenze vanno rispettate. Anief: senza eccezioni, pure quelle UE
11 settembre primo sciopero del nuovo anno: la Commissione di Garanzia ufficializza la protesta