La carenza di docenti si fa sentire in tutte le regioni: in quella piemontese preoccupa il primo ciclo, per il quale le nomine dei supplenti registrano moltissimi assenti, forse scoraggiati dalla prospettiva della cancellazione dalle GaE decisa a sorpresa a dicembre dal Consiglio di Stato. Si tratta della stessa sentenza che nel corso dell’anno scolastico rischia di far licenziare un alto numero di docenti, sia su posto comune che su sostegno. Il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, promette: il sindacato tenterà fino all’ultimo di convincere gli onorevoli parlamentari che l’emendamento al decreto Milleproroghe apri-GaE non può essere soppresso. Lo sciopero di martedì prossimo, con manifestazione contestuale davanti al Parlamento, servirà proprio a ricordare che i precari non possono continuare ad essere usati e gettati all’occorrenza.
In quasi tutte le regioni, l’inizio dell’anno scolastico deve fare i conti con un corollario di problemi irrisolti e disfunzioni organizzative: uno dei problemi maggiori è quello degli abilitati che, non accolti nelle GaE, sono costretti a lavorare solo su 15-20 graduatorie dei singoli istituti, con il risultato di non riuscire a coprire gli oltre 100 mila posti vacanti complessivi. Non va meglio per le immissioni in ruolo: delle 57 mila autorizzate, solo il 40% ha ottenuto l’incarico e appena il 12% per il sostegno (solo 1.639), sebbene solo per quest’ultimo vi siano quasi 60 mila posti vacanti.
Dopo essersi soffermato sui problemi che affliggono la Sicilia, il sindacato Anief fa tappa in Piemonte, dove moltissime assegnazioni dei docenti precari sui tanti posti scoperti non stanno andando in porto. In particolare, nella scuola primaria, dove le nomine a tempo determinato si stanno caratterizzando per la mancanza di aspiranti: solo a Torino, a fronte di oltre 1.700 posti disponibili, alle convocazioni si sono presentati pochissimi candidati. Tanto da dare per ormai certo l’esaurimento delle graduatorie provinciali, previsto per lunedì prossimo, e il passaggio alle graduatorie d’istituto, che però potrebbero non bastare a coprire tutte le disponibilità. Poi toccherà agli incarichi annuali (alcune centinaia) per la scuola dell’infanzia.
Secondo Anief Piemonte, l’assenza di moltissimi aspiranti, che equivale a rinunciare all’incarico, è un effetto del clima di paura creato dalla sentenza dello scorso dicembre del Consiglio di Stato: una sentenza, ricordiamo, che con un inatteso dietrofront rispetto alle precedenti pronunzie favorevoli, ha deciso l’espulsione dalle GaE delle maestre con diploma magistrale. “È più che probabile – commenta Marco Giordano, presidente regionale Anief Piemonte – che il clima di incertezza generato da questa sconcertante ed inaspettata decisione del supremo organo di giustizia amministrativa abbia generato confusione e paura, inducendo maestre e maestri inseriti con riserva in queste graduatorie a non accettare l’incarico”.
“La situazione che si è venuta a creare, con tantissimi posti che rimangono senza docente, rischia ora di mettere in difficoltà le scuole che lunedì prossimo, al suono della prima campanella, non avranno tutti gli insegnanti in classe. A nulla, quindi, sembra essere servita la rassicurazione del Miur che - continua Giordano - almeno fino al 30 giugno gli incarichi saranno comunque garantiti. E diventa assurdo parlare di licenziamento di massa in condizioni così critiche. Per questi motivi, sciopereremo l’11 settembre e manifesteremo a Roma davanti alla Camera”.
Ma la situazione è destinata a peggiorare: l’onda lunga della sentenza dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, infatti, è attesa nel corso dell’anno scolastico e in Piemonte investirà in pieno circa mille docenti assunti a tempo indeterminato, in alcuni casi dal 2015, che rischiano di essere licenziati. “L’immissione in ruolo di questi insegnanti – spiega ancora il sindacalista – ha previsto l’apposizione di una clausola rescissoria nel contratto che adesso, dopo la decisione dei giudici, è destinata a scattare man mano che arriveranno le sentenze su ciascun ricorso. Uno stillicidio di provvedimenti che, di fatto, comporterà il più grande licenziamento di massa che la scuola italiana abbia mai registrato”.
Per il sindacato Anief, l’unica soluzione per uscire da questo ginepraio che si è venuto a creare è riaprire le graduatorie a tutto il personale abilitato. Questo comporterebbe la cessazione della materia del contendere in tribunale, con la possibilità di salvaguardare i contratti già stipulati, e garantirebbe di avere un numero adeguato di aspiranti in graduatoria per coprire le disponibilità, sia per le immissioni in ruolo che per i contratti annuali.
Per il giovane sindacato della scuola, diventato rappresentativo nel comparto alle ultime elezioni Rsu, svolte la scorsa primavera, le altre soluzioni sul tavolo sono irricevibili. L’idea di un concorso riservato non selettivo per creare una graduatoria regionale da cui assumere negli anni gli insegnanti è, nella migliore delle ipotesi, del tutto inutile e irrazionale: per questo, infatti, ci sono già le graduatorie provinciali che ‘pesano’ titoli e servizi per graduare gli aspiranti e che, inspiegabilmente, si vogliono tenere chiuse.
A che serve bandire un concorso “finto” per creare un elenco di aspiranti che in realtà esiste già? Basterebbe solo permettere di integrarlo con l’inserimento di tutti gli abilitati che, da anni, chiedono di potervi accedere. Per non parlare dei tanti, troppi paletti che limiteranno l’accesso a questo concorso e che potrebbero essere travolti a suon di ricorsi, come peraltro sta accadendo all’analogo concorso riservato già bandito per il primo e il secondo grado, su cui addirittura è stata sollevata questione di legittimità costituzionale.
“Il nostro sindacato – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – tenterà fino all’ultimo di convincere gli onorevoli parlamentari che l’emendamento al decreto Milleproroghe apri-GaE non può essere soppresso, come invece hanno deciso nelle ultime ore i relatori delle commissioni Bilancio e Affari sociali della Camera che lo stanno esaminando. Lo sciopero di martedì prossimo, con manifestazione contestuale davanti al Parlamento, servirà proprio a questo: a ricordare che i precari non possono continuare ad essere usati e gettati all’occorrenza”.
“Senza dimenticare il sicuro danno erariale che si sta compiendo con questo atto scellerato di soppressione. Perché nel frattempo, forti della posizione espressa dalla Commissione UE nella denuncia 2870/2013, citeremo di nuovo lo Stato italiano in giudizio per verificare se le sanzioni applicate alle autorità pubbliche (l’indennità forfettaria, il risarcimento per la perdita di opportunità e la responsabilità dirigenziale) siano sufficientemente effettive e dissuasive da garantire la piena efficacia delle disposizioni adottate in applicazione della normativa comunitaria a proposito dell’abuso dei contratti a termine del personale non di ruolo della scuola”.
PER APPROFONDIMENTI:
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