Secondo i giudici di Lussemburgo, la norma del Testo Unico della scuola - l’art. 485 co.1 d.lgs. 16.4.1994, n. 297 relativo alle ricostruzioni di carriera -, laddove discrimina il servizio prestato dai lavoratori quando erano precari, sarebbe compatibile con il diritto dell'Unione Europea se intende valorizzare l'accesso per merito garantito dalla Costituzione: a questo punto, la partita per i legali Anief rimane aperta in Corte di Cassazione, dopo le 350 sentenze vinte in primo grado e appello presso i tribunali del lavoro, considerato che le stesse presunte ragioni oggettive dopo alcuni anni di servizio scompaiono dando luogo a un riallineamento della carriera.
La partita delle ricostruzioni di carriera del personale scolastico si sposta in Cassazione: la Corte di Giustizia Europea ha oggi infatti stabilito che la considerazione diversificata delle prestazioni professionali dei lavoratori precari, considerate oltre i primi quattro anni solo in parte ai fini economici e professionali, sarebbe compatibile con il diritto dell'Unione qualora intenda valorizzare l'accesso per merito garantito dalla Costituzione.
“Stando così le cose - dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - chiederemo al giudice nazionale di verificare anche la legittimità costituzionale della norma, perché paradossalmente oggi sembra più conveniente rimanere precario che entrare nei ruoli dello Stato. Il tutto, dopo i ricorsi vinti sul precariato presso la Corte Suprema, come d'altronde gli stessi giudici della Corte di Giustizia Europea in diversi punti della causa 466/17 Motter hanno rimarcato”.
“Spetta dunque al giudice nazionale, nel caso concreto, valutare se queste ragioni oggettive siano reali. Ma se ad un docente precario viene riconosciuto tutto il servizio pre-ruolo mentre a un insegnante di ruolo per sedici anni è “raffreddata” la carriera, sarà difficile per l'Avvocatura giustificare queste astratte ragioni oggettive”, conclude il sindacalista Anief-Cisal.
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20 settembre 2018
Ufficio Stampa Anief