Nelle intenzioni di M5S e Lega vi sarebbe la possibilità di consentire l'uscita dal lavoro nel 2019 dai 400 mila ai 600 mila lavoratori. Ciò darebbe il la ad un ricambio generazionale senza precedenti: tra docenti, Ata e dirigenti scolastici vi sarebbero 200 mila dipendenti delle nostre scuole pubbliche da sostituire. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, l’attuazione della manovra dovrà necessariamente essere fatta senza far perdere un euro ai lavoratori che ne beneficeranno e renderà ancora più impellente l’esigenza di riaprire le GaE, considerando che i concorsi il prossimo anno non saranno ancora terminati e scongiurando in tal modo che le supplenze raggiungano livelli assurdi. Per il comparto scolastico, inoltre, occorre ripensare a ulteriori finestre pensionistiche, oltre alla possibilità dopo 30 anni di insegnamento di poter svolgere altre funzioni rispetto alla didattica frontale: la professione è ad alto rischio burnout.
Per introdurre la quota 100 pensionistica e sovvertire la riforma Fornero, il Governo si sta concentrando sull’età minima di accesso a 62 anni e 38 anni di contributi: allo studio dell’esecutivo, vi sarebbe anche la possibilità di bloccare l'aumento dell'aspettativa di vita di 5 mesi per le pensioni anticipate previsto per il 2019. Questo significa che nel 2019 si potrà continuare ad andare in pensione indipendentemente dall'età, avendo quindi 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 3 mesi per le donne) invece che 43 anni e 3 mesi previsto dalla normativa vigente. Nelle intenzioni di M5S e Lega vi sarebbe anche la possibilità di consentire l'uscita di almeno 400 mila persone, con un ricambio generazionale che nelle aziende di Stato, secondo Luigi Di Maio, potrebbe valere due assunti ogni lavoratore pensionato.
Superato lo scoglio del varo della Nota di aggiornamento al Def (Nadef) con l’indicazione di un maggiore indebitamento (2,4%) l’anno per i prossimi tre anni, pari a 14,4 miliardi in più rispetto alla soglia dell’1,6%), l’impegno è ora quello di fissare i paletti per evitare che la maggiore spesa superi i 7/8 miliardi già dal primo anno. L’obiettivo rimane comunque sempre quello di permettere di far lasciare il lavoro nel 2019 ad oltre 600 mila lavoratori, se si considerano anche coloro che fruiscono dei 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 3 mesi per le donne): in tal caso, per la scuola si profilerebbe un vero esodo, con circa 200 mila docenti, Ata e dirigenti scolastici che lascerebbero il servizio, aprendo la possibilità ad un turn over storico.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, ritiene “positiva la decisione del Governo di mantenere la promessa di quota 100: certo – continua il sindacalista – è un primo passo per garantire il cambio del turn over e mitigare quel gap generazionale nella scuola più vecchia del mondo. L’attuazione della manovra, che dovrà necessariamente essere fatta senza far perdere un euro ai lavoratori che ne beneficeranno, renderebbe ancora più impellente l’esigenza di riaprire le GaE, considerando che i concorsi il prossimo anno non saranno ancora terminati e scongiurando in tal modo che le supplenze raggiungano livelli assurdi”.
“Per il comparto scolastico, comunque bisogna ripensare a ulteriori finestre pensionistiche, oltre alla possibilità dopo 30 anni di insegnamento di poter svolgere altre funzioni rispetto alla didattica frontale: la professione, infatti, è altamente stressante e a rischio burnout e lo sanno bene gli altri Paesi d’Europa, dove si lascia in media la cattedra a 63 anni, con Francia e Germania che offrono la possibilità di andare in pensione tra i 25 e i 27 anni di insegnamento e senza penalizzazione alcuna sull’assegno di quiescenza”, conclude Pacifico.
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