Secondo il sindacalista autonomo, gli oltre 110 mila posti vacanti e altrettanti supplenti annuali con cui è partito l’anno scolastico sono tutti sulla coscienza di chi governa i nostri 8 mila istituti autonomi: se gli studenti non hanno insegnanti in cattedra, non è colpa dei docenti, perché in Italia ci sono 150 mila precari tutti abilitati, molti specializzati su sostegno, ai quali però dal 2012 non è più consentito essere reclutati a tempo determinato o entrare di ruolo dalle graduatorie permanenti trasformate ad esaurimento. È possibile riascoltare la trasmissione integrale Tutti in classe, andata in onda stamattina, cliccando al seguente link.
Quella del precariato scolastico è una questione irrisolta che ogni anno, tra agosto e settembre, torna più complessa e intricata di prima. Eppure vi sarebbe il modo per uscirne: a spiegare quale sarebbe la strada più indicata da percorrere è stato il presidente nazionale Anief Marcello Pacifico, parlando in diretta su Rai Radio Uno nel corso della trasmissione “Tutti in classe”.
“Da parecchi anni, almeno dal 2012 – ha detto il sindacalista - lo Stato abilita diverse migliaia di insegnanti su tutte le materie eppure non aggiorna le graduatorie, grazie alle quali potrebbe invece assumere questo personale o come supplenti o di ruolo. Abbiamo dunque il paradosso: più di 150 mila docenti abilitati su ogni ordine e grado e tuttavia nelle ultime immissioni in ruolo soltanto 24mila posti sono stati assegnati su 57mila posti autorizzati e ancora quest’anno abbiamo più di 100 mila supplenti”.
Pacifico si è quindi soffermato sugli attuali canali di selezione e assunzione: “In Italia almeno da vent’anni, e anche prima, c’è sempre stato un doppio canale di reclutamento – ha spiegato il sindacalista autonomo -: un canale con le graduatorie di merito per scorrimento dei concorsi a cattedra e un altro canale delle graduatorie permanenti dove periodicamente, prima ogni 12 mesi, dopo ogni due anni, poi ogni tre anni e dal 2012 non più, il personale che prendeva un’abilitazione che era in attesa di entrare nei ruoli nel frattempo faceva il supplente. Perché faceva il supplente? Perché lo stato italiano, per ragioni di finanza pubblica, poiché il supplente ha sempre uno stipendio iniziale, risparmia a parità di insegnanti chiamando un precario rispetto a uno di ruolo”.
“Quindi, fisiologicamente lo Stato da trent’anni ha mantenuto un’alta percentuale di posti vacanti dati ai precari per risparmiare, e in contraccambio cosa dava a questi precari? La possibilità di essere assunti da un canale diverso da quello del concorso. Questo almeno fino al 2012, ma ormai non è più così. Questo è ciò che crea il problema della supplentite. Provoca dei vuoti. Per il sostegno su 13mila ne sono stati coperti 1.600. Ma non riguarda solo il sostegno, abbiamo casi simili dalla Lombardia alla Sicilia”.
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